I consumi energetici delle famiglie italiane.

Il settore energetico, per molto tempo ai margini delle politiche di governo e dell’attenzione dell’opinione pubblica, sta assumendo una importanza sempre più cruciale sia per le ragioni connesse ai cambiamenti climatici e alla necessità di operare la transizione energetica, sia per le implicazioni di natura geopolitica e socioeconomica, rese ancor più evidenti dopo l’aggressione russa in Ucraina.

Da qui l’esigenza di studiare le statistiche sui consumi energetici delle famiglie italiane. Secondo le recenti indagini dell’Istat il 98,6% delle famiglie dispone di impianti o apparecchi singoli (fissi o portatili) per il riscaldamento dell’abitazione; la quota residua di famiglie prive di riscaldamento risiede soprattutto nel Mezzogiorno (3,4%). Il 99,6% delle famiglie ha un sistema per produrre acqua calda nella propria abitazione.

Per oltre due terzi delle famiglie (71,2%) il sistema di riscaldamento e di produzione dell’acqua calda coincidono: si tratta di impianti centralizzati o autonomi, come caldaie, termostufe, termocamini, impianti solari termici o di teleriscaldamento. Il 44,5% delle famiglie è dotato di più sistemi per il riscaldamento, tra impianti centralizzati, autonomi e apparecchi singoli, di diverso tipo e fonte di alimentazione. Gli apparecchi singoli (come stufe, camini, pompe di calore monosplit) sono presenti nelle metà delle famiglie, anche se utilizzati in gran parte dei casi come sistemi ausiliari.

Impianto autonomo sistema preferito per il riscaldamento dell’abitazione. In presenza di più sistemi per il riscaldamento, il 65,7% delle famiglie utilizza come prevalente (o unico) l’impianto autonomo; seguono apparecchi singoli (17,2%) e impianto centralizzato (17,1%).

L’impianto centralizzato è più utilizzato nel Nord-ovest (34,4%), rispetto alle altre aree del Paese (14,9% nel Centro,14,2% nel Nord-est e 3,8% nel Sud e nelle Isole). L’uso di apparecchi singoli è invece più elevato nel Mezzogiorno (34,7% contro 11% nel Centro e 8,9% nel Nord). Caso particolare la Sardegna, con un maggiore utilizzo di apparecchi singoli (61,9%) dovuto spesso all’introduzione del metano, avvenuta solo di recente.

Anche per la produzione di acqua calda, il 72,6% di famiglie utilizza come sistema unico o prevalente l’impianto autonomo, il 20,8% un apparecchio singolo e il 6,5% l’impianto centralizzato.

Il 48,8% delle famiglie dispone di un sistema di condizionamento; la diffusione è sostenuta in tutte le aree del Paese: 51,2% nel Mezzogiorno, 49,1% al Nord e 44,2% al Centro.

Il sistema più usato (unico o indicato come prevalente) è l’apparecchio singolo caldo/freddo (preferito dal 56,3% delle famiglie con condizionamento), seguito dagli apparecchi singoli di solo raffreddamento (24,2%) e dall’impianto, centralizzato o autonomo (19,5%).

Il metano è la fonte di alimentazione più utilizzata. La composizione per fonte energetica dei sistemi (unici o prevalenti) è abbastanza simile per il riscaldamento e per la produzione di acqua calda, data la coincidenza degli impianti per la maggioranza delle famiglie; tuttavia si riscontrano alcune differenze legate alle specificità di alcuni sistemi.

Il metano è la fonte di alimentazione più diffusa, sia per il riscaldamento (68%) che per la produzione di acqua calda (69,2%).

Rispetto al 2013i si registra un leggero calo generale delle fonti di alimentazione tradizionali e non rinnovabili (metano, gasolio, GPL) a vantaggio dell’energia elettrica e delle biomasse. I sistemi alimentati a energia elettrica rappresentano l’8,5% dei sistemi di riscaldamento e il 16% per la produzione di acqua calda. Le biomasse alimentano il 15% dei sistemi di riscaldamento e il 5,5% dei sistemi di produzione di acqua calda; GPL e gasolio assumono un ruolo marginale. L’energia solareha un ruolo emergente nella produzione di acqua calda, ma ancora residuale (1,4%).

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Il metano è la fonte di alimentazione più utilizzata negli impianti (centralizzati o autonomi) di riscaldamento (81,9%), mentre si ricorre prevalentemente alle biomasse per gli apparecchi singoli fissi come camini e stufe (64,4%); gli apparecchi portatili per il riscaldamento si distribuiscono equamente tra dispositivi a GPL e a energia elettrica (48,9% e 47,7%). Tra gli apparecchi singoli per l’acqua calda dominano quelli alimentati a energia elettrica (62,9%), come gli scaldabagni.

Oltre tre quarti delle famiglie vive con il riscaldamento acceso quasi tutti i giorni. Il 78,5% delle famiglie accende il sistema di riscaldamento quasi tutti i giorni durante i mesi freddi, soprattutto al Nord (88,6%), meno nel Mezzogiorno (63,1%). Il 13,2% delle famiglie lo accende qualche giorno a settimana e il 3,2% qualche giorno al mese, mentre il 5,1% lo usa solo occasionalmente o non lo usa mai.

La frequenza massima di utilizzo del riscaldamento si riscontra nei comuni di montagna di piccole dimensioni (fino a 50mila abitanti), dove l’85,1% delle famiglie lo accende tutti i giorni, in confronto al 72,8% delle famiglie nei comuni centro di area metropolitana. L’accensione quotidiana è più frequente (83,4%) nelle famiglie dove è presente almeno un anziano (65 anni e più), meno frequente nelle famiglie con bambini fino a 6 anni (79,3%).

Abitazioni riscaldate in media per otto ore e mezza al giorno. Le abitazioni sono riscaldate in media per otto ore e 33 minuti al giorno. La durata di accensione giornaliera supera le 10 ore (10 ore e 25 minuti) al Nord-est, mentre è più bassa nelle regioni del Centro (sette ore e 18 minuti) e del Mezzogiorno (sei ore e 34 minuti). La durata dell’accensione è abbastanza uniforme per tipologia di comune e raggiunge il massimo (nove ore e otto minuti) nei comuni di montagna di piccole dimensioni (fino a 50mila abitanti).

Vi sono alcune differenze significative tra le tipologie familiari: la persona anziana che vive da sola ha l’orario medio di accensione massimo (nove ore e nove minuti) rispetto agli altri tipi di famiglie (otto ore e 26 minuti).

La fascia oraria in cui l’utilizzo è maggiore è quella pomeridiana (dalle 13 alle 21), con una media nazionale di quattro ore e 13 minuti; la mattina (dalle 5 alle 13) il riscaldamento è acceso in media due ore e 41 minuti, la notte (dalle 21 alle 5) un’ora e 38 minuti.

L’impianto centralizzato è quello acceso più a lungo (nove ore e 58 minuti) rispetto agli altri tipi di riscaldamento: l’impianto autonomo viene acceso quasi due ore in meno (otto ore e 19 minuti) e gli apparecchi singoli vengono utilizzati ancora meno nell’arco della giornata (sette ore e 58).

Sistemi di condizionamento per quasi una famiglia su due. La metà delle famiglie (48,8%) dispone di un sistema di condizionamento; la diffusione è sostenuta in tutte le aree del Paese: 51,2% nel Mezzogiorno, 49,1% al Nord e 44,2% al Centro.

A livello regionale si evidenziano alcune differenze: si va dal 70% di famiglie in Veneto, al 62,4% in Sicilia (62,4%), al 60,3% in Emilia-Romagna al 57,3% della Puglia. I valori minimi di famiglie che dispongono di un sistema di condizionamento si registrano in Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste (4,7%) e Trentino-Alto Adige (15,2%).

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Il 32,6% delle famiglie ha un unico sistema per il riscaldamento e la climatizzazione, con impianti o apparecchi singoli in grado di produrre sia aria calda che fredda, grazie anche alla crescente diffusione delle pompe di calore.

Il sistema di condizionamento più diffuso è rappresentato dagli apparecchi singoli di tipo caldo/freddo fissi o portatili (31%). Il 14,3% delle famiglie ha in dotazione apparecchi singoli in grado di produrre solo freddo (fissi o portatili) e l’11,5% sistemi di condizionamento che servono più stanze dell’abitazione (impianti autonomi e centralizzati), come le pompe di calore multisplit.

Condizionatore acceso tutti i giorni per oltre un quarto delle famiglie. L’8,4% delle famiglie è dotato di più tipi di condizionamento, tra impianti, apparecchi singoli solo freddo e apparecchi singoli caldo/freddo. Il 28,5% delle famiglie dotate di condizionamento accende il sistema unico o indicato come prevalente tutti i giorni o quasi (nei mesi caldi), il 35,3% qualche giorno a settimana; un quarto delle famiglie (24,1%) lo utilizza solo occasionalmente o non lo utilizza mai.

Sono le famiglie che abitano nei comuni più piccoli (fino a 50mila abitanti) non di montagna ad accendere il condizionamento con la maggiore frequenza (il 31% lo usa tutti i giorni o quasi), mentre le famiglie dei piccoli comuni di montagna lo usano con la frequenza minore (24%).

Sulla frequenza di accensione sembrano influire anche alcune caratteristiche della famiglia, quali la numerosità e l’età dei componenti. L’utilizzo quotidiano aumenta al crescere del numero dei componenti, dalle famiglie con un solo componente (25,5%) alle famiglie con cinque componenti o più (31,8%). Se in famiglia c’è almeno un bambino fino a sei anni l’utilizzo quotidiano è più alto della media (33,5%); nelle famiglie monocomponente con un anziano (65 anni e più) raggiunge il 27,8% e tocca il minimo (23,6%) quando l’unico componente della famiglia ha meno di 65 anni.

I condizionatori accesi in media sei ore al giorno. Nei mesi caldi i condizionatori sono accesi in media sei ore e 17 minuti al giorno; rimangono accesi per circa tre ore nel pomeriggio, poco più di due ore di notte e circa un’ora la mattina. Gli impianti di condizionamento centralizzati o autonomi rimangono accesi più a lungo (sette ore e 11 minuti) rispetto agli apparecchi singoli di solo raffreddamento (sei ore e sette minuti) o di caldo/freddo (sei ore e un minuto).

Le famiglie con almeno una persona anziana accendono i condizionatori quasi 30 minuti in meno rispetto alle restanti famiglie. Nel pomeriggio gli anziani soli (65 anni e più) li accendono per circa 20 minuti in più delle restanti famiglie, mentre li accendono di meno la notte.

A livello territoriale non emergono particolari differenze: l’orario minimo e quello massimo si riscontra nei comuni di piccole dimensioni, rispettivamente di montagna (quasi sei ore) e non di montagna (sei ore e mezza).

Sempre più diffusi i grandi elettrodomestici. Tra i grandi elettrodomestici, i più diffusi sono frigoriferi e lavatrici, presenti in quasi tutte le famiglie (99,5% e 97,3%, rispettivamente). La metà delle famiglie (50,2%) possiede la lavastoviglie, il 15,2% ha anche l’asciugatrice (separata dalla lavatrice) e il 27,3% il congelatore esterno al frigorifero.

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Il Nord-est è l’area geografica con la maggiore diffusione di questi elettrodomestici, trainato dalla Provincia autonoma di Bolzano, dove il 44,2% delle famiglie ha il congelatore e il 71,3% la lavastoviglie, presente invece solo nel 37% delle famiglie del Mezzogiorno.

Lavastoviglie e lavatrice sono più presenti nelle famiglie numerose o con bambini: in quelle monocomponente la presenza della lavastoviglie scende al 38,2 %, mentre nelle famiglie con bambini (fino a 6 anni) raggiunge il 68,3%. La lavatrice è invece largamente diffusa, sia nelle famiglie monocomponente (93,8%) che in quelle numerose (99,5% nelle famiglie con cinque componenti e più).

Si effettuano in media quasi cinque lavaggi a settimana con la lavastoviglie e quattro con la lavatrice (sono escluse dal calcolo le famiglie che effettuano solo uno o due lavaggi al mese); nelle famiglie più numerose (cinque componenti e più) si arriva a sette lavaggi medi a settimana, sia per la lavatrice che per la lavastoviglie.

Forni e piani cottura sono anch’essi molto diffusi; il piano cottura è alimentato prevalentemente a metano (75,5%) o a GPL (17,6%), mentre i forni sono per lo più elettrici (82,5%) o a metano (13,9%).

Ampia ma non esclusiva la diffusione delle lampadine a risparmio energetico. Quasi la metà delle famiglie (45,2%) possiede ancora almeno una lampadina tradizionale, il 95,8% almeno una lampadina a risparmio energetico.

Al Nord la metà delle famiglie ha ancora almeno una lampadina tradizionale (50,3% nel Nord-est e 50,6% nel Nord-ovest). La quota scende al 42,8% al Centro e rispettivamente a 38,3% e 39,2% al Sud e nelle Isole.

Le lampadine a risparmio energetico rappresentano la gran parte (80,7%) delle lampadine presenti nelle abitazioni. Nonostante non vengano più commercializzate, le lampadine tradizionali coprono quindi ancora il restante 19,3%.

Le lampadine a risparmio energetico sono l’84% del totale delle lampadine nelle famiglie del Mezzogiorno, l’83,1% in quelle del Centro Italia, il 77,6% nelle famiglie residenti al Nord.

Tutti doppi-vetri per oltre la metà delle famiglie. Un elemento dell’abitazione che influenza molto i consumi energetici sono le finestre e porte-finestre, poiché il loro numero, il materiale di cui sono fatti e la presenza di doppi vetri condizionano molto la dispersione di calore nell’abitazione.

In Italia il 61,1% delle famiglie ha installato i doppi (o tripli) vetri in tutte le finestre e porte-finestre dell’abitazione. La variabilità territoriale è notevole, con valori massimi nelle regioni del Nord-est (70,8%) e minimi nel Sud (51%) e nelle Isole (43,2%).

Gli infissi esterni delle finestre e porte-finestre possono essere in materiali diversi: legno, acciaio, alluminio, plastica, PVC. Il materiale più diffuso è il legno: il 43,7% delle famiglie ha tutti gli infissi dell’abitazione in legno. Seguono i materiali metallici (31,9% delle famiglie) e la plastica/PVC (13,4%); il restante 10,9% delle famiglie ha gli infissi dell’abitazione in materiali diversi tra di loro.

L’utilizzo del legno per gli infissi esterni è più diffuso nelle regioni settentrionali (il 57,4% delle famiglie del Nord-est ha tutti gli infissi dell’abitazione in legno) che nelle meridionali (27,2%). I materiali metallici sono maggiormente utilizzati nel Mezzogiorno (50,3%) rispetto al Nord (21,1%). Il PVC ha una diffusione più omogenea in tutto il Pese, con valori massimi al Nord-est (15,9%) e minimi nelle Isole (10,1%).

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