Guida rapida per aspiranti Radical Chic cagliaritani.
Descritti dallo scrittore Tom Wolfe in un celebre articolo di fine anni ‘60, i Radical Chic sono persone con inclinazioni artistico-intellettuali, appartenenti a ceti privilegiati, che professano ideali fortemente progressisti. Il tutto, con lo snobismo e l’elitarismo tipici della loro condizione sociale. Tale categoria sociopolitica, sia pure con numerose declinazioni, si è nel tempo diffusa in tutto il mondo occidentale.
Cagliari, in ragione di fortunate condizioni politico-ambientali, ha visto negli ultimi 15 anni la nascita e lo sviluppo di una piccola ma vitale comunità Radical Chic. Benché nel capoluogo sardo scarseggino i milionari, non mancano l’esclusivismo e l’autoreferenzialità che caratterizzavano i Radical Chic primigeni.
Questo articolo, attraverso pochi e mirati suggerimenti, intende essere una guida rapida per quanti ambiscano a essere ammessi al ramo cagliaritano della famiglia.
Il “Casteddaismo”. Ricordate sempre: il Radical Chic cagliaritano si compiace di fare sfoggio di una certa “popolanità” casteddaia. Molto diffuso è l’accompagnare concetti intellettualmente alti a scherzose espressioni vernacolari. Come a dire, “sono una persona sofisticata ma so anche parlare ai santavendracini”.
“Massi” uber alles. Il Sindaco di Cagliari Massimo Zedda è e sarà sempre oggetto di appoggio e approvazione incondizionati. Fondamentale, nel riferirsi a lui, chiamarlo confidenzialmente “Massi” o “Massimo”, a seconda che la conversazione verta su facezie o su rilevanti questioni di politica cittadina. “Massi” , che è alla mano quanto un piede, apprezza la cosa.
Profilo basso ma anche alto. Se si tratta di attività culturali (partecipazione a una conferenza, visita a un’esposizione, la proiezione di un’anteprima in un cineclub), mostrate di non dare troppa importanza a ciò che fate ma assicuratevi che tutti sappiano che lo state facendo. In questo i social vi saranno di grande aiuto.
Il personale è politico. Nel Radical Chic cagliaritano il piano del personale e del politico tendono sovente a sovrapporsi. Un grande classico sono le narrazioni nostalgiche di primi baci scambiati all’ombra del palco da cui Enrico Berlinguer teneva il suo comizio in difesa della scala mobile.
L’importanza delle foto social. Fate in modo di apparire nelle giuste foto. Ottime quelle in cui siete ritratti mentre con aria assorta assistete a un reading di poesie sulla lotta al patriarchismo climatico o se, sorridenti e con birrino Ichnusa in mano, festeggiate in piazza del Carmine la liberazione dell’Isola dal sardo-fascismo.
Sant’Elia caput mundi. Non perdete occasione per dichiarare il vostro amore per Sant’Elia. Quando lo fate utilizzate sempre l’armamentario retorico che accompagna ogni discorso sul quartiere: << la straordinaria umanità dei suoi abitanti>>, << le mille e più storie che attendono d’essere raccontate>>, <<il degrado e la volontà di riscatto>>. Tenete a mente, inoltre, che nella comunità Radical Chic, per essere considerati conoscitori di Sant’Elia, è sufficiente aver visto (o affermare di averlo fatto) “Bellas Mariposas” di Salvatore Mereu.
Il pellegrinaggio a Berchidda. Così come quello dei musulmani alla Mecca, il pellegrinaggio estivo a Berchidda è per i Radical Chic cagliaritani atto di fede e identità. E se la vostra fede è sincera, potreste essere ricompensati dall’apparizione di San Paolo che suonerà per voi e per il vostro cellulare “Bella Ciao” e “No Potho Reposare”.
Tutte le strade portano in piazza San Domenico. Dagli aperintifada transfemministi alle degustazioni bio con accompagnamento musicale terzomondista, l’offerta dei locali per Radical Chic è variegata. Se, tuttavia, si vuole andare sul sicuro, la scelta d’obbligo è piazza San Domenico (che poi sarebbe piazza Gaetano Orrù ma suona male). Con i suoi tanti bar e locali, offrirà adeguate risposte alle vostre legittime aspirazioni di alcool e progresso sociale.
Non esistono i Radical Chic. Infine, l’ultimo e più importante consiglio da mettere in pratica a coronamento del vostro percorso formativo. Negare, negare sempre e con la massima decisione di essere dei Radical Chic. A chi vi definisce in tal modo, opponete le vostre radici proletarie (vere o presunte non ha importanza) ereditate dal trisavolo minatore a Buggerru. Senza darlo in alcun modo a vedere, tuttavia, potrete gioire per aver raggiunto l’agognato traguardo. Tom Wolfe, dall’altro dei cieli, vi osserverà con benevolenza.