Gramsci, Giuli, la Destra e i “pederasti”.

Da tempo immemore è in corso il precipitare verso il basso della politica italiana. Una caduta senza fine in cui destra e sinistra, avvinghiate l’una all’altra, si trascinano vicendevolmente in un abisso senza fondo di sconfortante inadeguatezza.

Ultimo capitolo della triste saga (o sagra), l’affaire Spano. La storia è nota. Il ministro Giuli, insediatosi al ministero della cultura in sostituzione del “dimissionato” Sangiuliano, ha nominato come Capo di Gabinetto Francesco Spano, già suo Segretario Generale al MAXXI negli anni della direzione del museo.

Vista da destra, la nomina avrebbe giustificato più di una perplessità per via della vicinanza di Spano al centro sinistra. Cosa singolare per una maggioranza che da ottobre ‘22 proclama di voler scardinare l’egemonia culturale della sinistra (considerati i presupposti, buona fortuna). A ciò si sono poco dopo aggiunti gli scoop di Dagospia e Report che hanno portato alla luce le consulenze assegnate dal MAXXI al compagno di Spano quando questi ne era Segretario Generale.

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Teoricamente, a destra si sono così ritrovati cornuti e mazziati. Assegnano una posizione apicale a uno dell’altra parte politica e, in più, questi risulta coinvolto in atti non trasparenti che si ripercuotono sull’immagine del ministero.

E invece no. Lor signori scardinatori dell’egemonia culturale della sinistra, più che cornuti e mazziati si rivelano fessi e anche, diciamocelo, un tantino trogloditi. Nell’arco di pochi titoli di giornale (vedi La Verità), l’ipotetico abuso delle consulenze assegnate da Spano al suo compagno diventa il gravissimo scandalo delle consulenze assegnate da Spano al suo compagno gay. Spuntano poi le chat della destra in cui un dirigente da a Spano del “pederasta”, (ritenendo evidentemente la cosa politicamente più grave del suo essere di sinistra) e, prima ancora, la fatwa del Catto-Ayatollah di “Pro Vita & Famiglia”, Jacopo Coghe, che ne criticava la nomina in ragione della sua appartenenza a un’associazione LGBT accusata di <<praticare nei propri circoli prostituzione, scambismo e promiscuità sessuale di ogni genere, tra “dark room” e “glory hole”.>>

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In altre parole, un lungo e ininterrotto festival dell’anello al naso messo in scena da una destra che fa rivoltare nella tomba i suoi illustri predecessori.  Forse “fasci” ma, certamente, non stupidi. Gramsci e i suoi epigoni, al contrario, possono continuare a dormire sereni il loro culturalmente egemonico sonno eterno.