Gli USA mandano armi in Medio Oriente ma chiedono lo “stop delle tensioni”.

Una strategia diplomatica a dir poco schizzofrenica sembrerebbe essere alla base dell’ultima decisione degli Stati Uniti che, nelle ultime ore, hanno inviato “maggiori capacità militari difensive in Medio Oriente” a difesa di Israele, al termine di un colloquio telefonico tra il “presidente parcheggiato” Joe Biden e il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. 

Armi, uomini (e chissà che altro), che non potranno che aumentare l’escalation militare nell’area. Ma per la narrazione odierna del Pentagono, “il tutto” sarà dispiegato a supporto della deterrenza e della de-escalation” restando nell’area per una eventuale “risposta alle minacce provenienti dall’Iran e dalle milizie sostenute dall’Iran”, come affermato oggi dalla vice portavoce del Pentagono, Sabrina Singh.

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Paese, l’Iran, colpito, però, negli ultimi giorni proprio da Israele, autore – senza sè e senza ma -, di un vero e proprio omicidio politico (generalmente condannato nelle democrazie occidentali). Attacco, va ricordato ai sostenitori della de-escalation, dichiarato “inaccettabile” dalle cosiddette “forze del male” Russia, Turchia, Iran e Cina. Una sfumatura decisamente non rimarcata dalla stampa europea, per la quale, probabilmente, solo alcuni atti terroristici possono essere considerati tali.

Nel dettaglio la portaerei USS Abraham Lincoln sarà dispiegata nell’area di responsabilità del Comando centrale, unitamente a incrociatori e cacciatorpediniere con capacità di difesa missilistica balistica e, infine aerei da caccia.

foto Official U.S. Navy DOD

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