Giovani: sempre più copiosa la perdita di capitale umano in Italia. Ma fioccano i proclami dell’Esecutivo Draghi.

Non accenna a esaurirsi la fuga dei giovani italiani all’estero. Un fenomeno sempre più radicato nel nostro Paese e contro il quale, tralasciando gli sterili proclami autoreferenziali (a tutti i livelli) dei rappresentanti delle istituzioni, si continua a fare ben poco. Non dovrebbero sorprendere, quindi, le dichiarazioni del ministro dell’Economia e delle Finanze, Daniele Franco rilasciate nel corso della presentazione del Rapporto Export di SACE, per il quale “a causa della lunga fase di stagnazione che abbiamo vissuto” si registra “un flusso rilevante di giovani italiani che sono stati spinti a lavorare all’estero”. Esternazioni che cozzano con la pregressa latitanza della politica sulla questione giovanile che, anche in epoca pre covid, non ha mai dedicato la minima attenzione al tema, come dimostra anche la squilibrata pianificazione del pacchetto di misure della missione giovani contenuta nel PNRR che, unitamente alla penuria di interventi legislativi nazionali per i giovani, non fanno ben sperare per il futuro.

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Ma, forse, è più auspicabile l’assenza di un’azione politica incapace, alla luce del recente decreto legislativo in discussione in questi giorni nelle commissioni di Camera e Senato, che prevede l’obbligo di registrazione sulla piattaforma dei notai delle nascenti start up escludendo così il sistema digitale messo in piedi dal sistema camerale, andando a incidere pesantemente sulla semplificazione e mettendo in difficoltà i giovani startupper del nostro Paese.

Ancora, sul fronte degli esponenti dell’Esecutivo Draghi che continuano a basare le proprie elucubrazioni mentali libere da alcun fondamento di pragmatismo verso i giovani, troviamo immancabilmente anche il ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Luigi Di Maio, che, nel corso della prima riunione operativa della Task force PNRR di CEOforLIFE si è lanciato nell’ennesimo slogan chiedendo che le nuove generazioni siano coinvolte nella messa in opera del PNRR. Basta, però, leggere la missione per i giovani del piano italiano per verificare con puntualità la lontananza dell’Esecutivo del quale fa parte da questa azione di coinvolgimento.

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Un velo pietoso, infine, sul richiamo del ministro all’innovazione che, tra l’incessante annuncio di nuovi progetti, tra i quali l’apertura del primo Innovation Hub italiano a San Francisco, e la solita retorica del Paese che sostiene l’impresa giovanile, dimentica di intervenire sul vero grande problema dei giovani imprenditori italiani, l’accesso al credito e l’assenza di risorse proprie, tali da rendere inaccessibile per i giovani aspiranti imprenditori qualsiasi piano di impresa, specialmente in quelle aree del Paese – specialmente Sud e Isole – dove è altissimo il tasso di inattività e di disoccupazione giovanile.

foto Presidenza della Repubblica