Giovani nelle città metropolitane: -1,5 milioni in Italia. Cagliari ne perde oltre il 52% in 29 anni.

Al 1° gennaio 2024 i giovani di 0-24 anni che risiedono nelle città metropolitane sono 4,8 milioni (il 36,8% del totale italiano). Rappresentano il 22,6% della popolazione totale e sono diminuiti di oltre 1,5 milioni rispetto al 1993 (-24,5%); nella città metropolitana di Cagliari il maggiore calo (-45,3%). Nei comuni capoluogo i giovani si riducono soprattutto nell’ultimo trentennio (-27,7%), minore la riduzione nei comuni delle prime due cinture.

La popolazione residente di 0-14 anni è il 19,5% di quella in età attiva (15-64 anni): valori più alti nelle città metropolitane di Catania, Palermo e Napoli (oltre il 21%) e quello più basso a Cagliari (15,7%). Fra i comuni capoluogo il maggiore carico dei bambini e ragazzi fino a 14 anni si registra a Catania (21,7%); tra le prime cinture spicca Palermo (24,6%) e tra le seconde cinture ancora Palermo e Napoli (entrambi con il 22,6%).

Nell’anno educativo 2022/2023 tutte le città metropolitane del Centro e del Nord, esclusa Venezia (30,1%), superano il parametro di un posto nei servizi educativi per la prima infanzia ogni tre bambini fino a 2 anni. Valori massimi a Bologna e Firenze (oltre il 45%), quelli minimi a Napoli (12,3%) e Catania (11,4%). Nel Mezzogiorno soltanto la città metropolitana di Cagliari (40,5%) supera il target del 33%.

Nelle città metropolitane, nell’anno educativo 2022/2023, gli utenti dei servizi educativi offerti dai Comuni rappresentano il 17,2% dei bambini residenti fino a 2 anni, in crescita rispetto all’anno educativo 2018/2019 (+2,2 punti percentuali). Le quote più elevate nelle città metropolitane del Centro e del Nord, tranne Venezia, con valori massimi a Bologna (38,2%), quelle più basse, non superiori al 5%, nelle città metropolitane di Reggio Calabria, Napoli e Catania, mentre Cagliari si distingue con il 26,5% di bambini presi in carico.

Nel 2022, la spesa pro capite sostenuta dai Comuni per i servizi educativi per la prima infanzia in tutte le città metropolitane del Nord e del Centro è al di sopra del valore medio delle città metropolitane (1.442 euro per bambino residente fino a 2 anni), escluse Venezia e Torino. Nel Mezzogiorno invece l’importo non supera i 600 euro, ad eccezione di Cagliari, con il valore minino a Catania (253 euro per bambino).

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Oltre tre milioni gli studenti iscritti nelle città metropolitane, più di un terzo del totale italiano. I bambini iscritti nel primo ciclo di istruzione, dall’infanzia alla secondaria di primo grado, sono i due terzi della popolazione scolastica. Il comune capoluogo di Cagliari ha la quota più bassa di iscritti (9% nell’infanzia, 20,9% nelle primarie e 14,7% nelle secondarie di primo grado). I comuni capoluogo hanno più iscritti nelle scuole secondarie di secondo grado (38,3%) rispetto alle cinture urbane.

In flessione le iscrizioni (-3,7%) nelle città metropolitane tra l’anno scolastico 2018/2019 e 2021/2022. Il maggiore calo si registra nelle scuole dell’infanzia (-9,1%) e in particolare nei comuni capoluogo (-9,7%) e in quelli delle prime cinture urbane (-9,2%). Aumentano invece gli iscritti nelle scuole secondarie di secondo grado (+2,0%).

Nelle città metropolitane, gli alunni con disabilità sono il 40,4 per mille iscritti in totale. L’incidenza più elevata è nella città metropolitana di Catania (58,8 per mille) e Messina (50,9 per mille). In fondo alla graduatoria vi sono le città metropolitane Venezia (25,3 per mille) e Cagliari (27,8 per mille).

La scelta del tempo pieno scolastico è privilegiata nelle scuole dell’infanzia (76% degli iscritti) e nelle primarie dal 49,5% dei bambini frequentanti. Le città metropolitane del Sud sono in una posizione di svantaggio soprattutto nella scuola primaria. Nei comuni capoluogo delle città metropolitane si usufruisce di più del tempo pieno nelle scuole primarie (57,5%) rispetto alle cinture.

Nell’anno scolastico 2021/2022, il 93,4% dei bambini residenti di 4-5 anni è iscritto nelle scuole dell’infanzia o al primo anno delle scuole primarie delle città metropolitane, valore inferiore al 2018/2019 (-2,3 punti percentuali). Le città metropolitane di Napoli e Bari hanno le quote più elevate (oltre il 98%) mentre Roma si ferma all’87,3%.

Nell’anno scolastico 2021/2022 il 94,5% dei ragazzi residenti di 14-18 anni è iscritto nelle scuole secondarie di secondo grado delle città metropolitane, in aumento rispetto al 2018/2019. È più elevata la partecipazione nelle scuole della città metropolitana di Cagliari (121,8%) e Reggio Calabria (105,6%), più bassa a Milano (84,1%) e Venezia (85,7%), nei capoluoghi valori più elevati rispetto alle cinture urbane.

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Nell’anno scolastico 2021/2022 il 6,6% degli iscritti nelle scuole di secondo grado sono ripetenti, con una peggiore performance dei ragazzi (8,2%) rispetto alle ragazze (4,9%). Migliore risultato nella città metropolitana di Bari (4,6%), peggiore a Cagliari (11,5%). Minimo lo scostamento tra comuni capoluogo e cinture urbane.

La contrazione della popolazione 0-24 anni, nell’arco di un trentennio, interessa in maggior misura i comuni capoluogo (-27,7%) che arrivano a perdere ancora più giovani nella classe di età 15-24 anni (-39%); si distanzia significativamente il comune di Cagliari (-56,2%) e a seguire Bari (-42,8%). Le prime due cinture urbane sono meno compromesse dalla perdita della componente giovanile, soprattutto le seconde (-19,1%). Il calo del numero dei giovani residenti con età fino a 24 anni nell’ultimo trentennio è frutto, come noto, di una dinamica naturale negativa della popolazione autoctona compensata parzialmente dai flussi migratori dall’estero che hanno contribuito a rendere più giovane la struttura della popolazione, ma nell’ultimo decennio l’apporto delle migrazioni non è sufficiente ad attenuare in maniera consistente il calo della natalità.

Dalla nascita e fino a 14 anni prevale però la componente maschile (106,1) della popolazione, che continua a crescere nei ragazzi e giovani da 15 a 24 anni (108 maschi ogni 100 femmine). Tra le città metropolitane, il rapporto di mascolinità più alto dei bambini e ragazzi fino a 14 anni si registra a Cagliari (108) e quello dei giovani di 15-24 anni a Milano (110,1).

L’indice di dipendenza giovanile mostra nei territori metropolitani che, ogni 100 persone in età attiva tra 15 e 64 anni, vi sono 19,5 bambini e ragazzi fino a 14 anni che per motivi anagrafici non sono autonomi (in Italia 19,2%). Le città metropolitane con il maggiore carico sociale di questo segmento giovanile della popolazione sono Catania (21,7%), Palermo e Napoli che hanno una struttura d’età più giovane rispetto a quelle del Centro-nord (Figura 2); quello più basso a Cagliari (15,7%) e Genova (17,3%) con la struttura più anziana.

In coerenza con la dinamica della struttura per età della popolazione, le prime due cinture urbane hanno un indice di dipendenza giovanile lievemente superiore a quello dei comuni capoluogo, ma hanno subito un calo maggiore rispetto al 1993. La riduzione più significativa si registra nella prima cintura di Cagliari (-12,5 punti percentuali), nella seconda di Napoli (-14,5 punti) e tra i comuni capoluogo il carico giovanile si è ridotto maggiormente a Palermo e Reggio Calabria.

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In tutte le città metropolitane del Nord e del Centro, tranne a Venezia e Torino, la spesa pro capite dei Comuni per servizi educativi per i giovani è molto al di sopra del valore medio delle città metropolitane e raggiunge il suo massimo a Bologna (3.455 euro annui per bambino). Nelle città metropolitane del Mezzogiorno invece l’importo non supera i 600 euro, esclusa la città metropolitana di Cagliari (818 euro). La spesa dei Comuni copre di contro una quota maggiore di quella totale in quasi tutte le città metropolitane del Mezzogiorno, con valori massimi a Reggio Calabria (96,7%) e minimi a Milano (74,5%) e Cagliari (77,5%).

Il mancato raggiungimento di competenze adeguate e di un elevato livello di istruzione contribuisce ad accrescere il numero di giovani che, non studiando o non lavorando, disperdono il proprio potenziale umano che invece dovrebbe essere messo a beneficio dell’intera società. La scarsa valorizzazione del capitale umano e le difficoltà di accesso al mercato del lavoro delle nuove generazioni sono misurate in questa analisi con la quota di persone di 15-24 anni che non è inserita in un percorso regolare di istruzione e formazione e non risulta nemmeno occupata o in cerca di occupazione.

Nelle città metropolitane, nel 2022, i giovani di 15-24 anni che non studiano e non partecipano al mercato del lavoro sono 190mila e 900, il 9% della popolazione residente della stessa fascia d’età, valore di poco superiore alla media italiana (8,3%, Figura 20). Anche per questo fenomeno esiste una forte dicotomia territoriale. Nelle città metropolitane del Mezzogiorno il peso di questo segmento di giovani più vulnerabili raggiunge quote a due cifre nettamente superiori alla media, ad eccezione di Cagliari (8,8%) e Bari (9,2%). Dati più preoccupanti riguardano le città metropolitane di Palermo e Napoli dove circa 14 giovani su 100 sono fuori dal sistema di istruzione e formazione e dal mercato del lavoro. Il fenomeno invece è più contenuto nella città metropolitana di Firenze (5,5%).