Giovani, movida, scuola e l’ipocrisia del governo.

Ci risiamo. Le cose paiono volgere al peggio e il governo ricorre al suo tradizionale strumento di autotutela: il caprio espiatorio da utilizzare come arma di distrazione di massa. Questa volta è il turno di giovani, movida e discoteche che nella narrazione politico mediatica sono diventati la principale  minaccia alla nostra sicurezza. Intendiamoci, non siamo virologi e neppure complottisti. Non mettiamo in dubbio il parere del comitato tecnico scientifico sull’alta pericolosità delle discoteche e neanche crediamo che esso sia parte di piani segreti.

Vi è tuttavia un aspetto di straordinaria gravità che va messo in luce. Lo stesso governo che punta il dito contro i giovani e ne chiude i luoghi di aggregazione non ha ancora detto loro se, come e quando potranno tornare a scuola e all’università. Giusto l’invito al senso di responsabilità ma i primi a doverlo raccogliere sono Conte e i suoi ministri che, malgrado mesi di tempo, non sono stati ancora in grado di dare una risposta ai giovani in merito all’esercizio del loro diritto più importante: il diritto all’istruzione.  

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