Giovani in fuga dall’Italia: +281% la fuga dei cervelli.

L’Italia ha perso in venti anni oltre un quinto dei giovani, diventando ultima in Europa per la presenza di under 35. Dati deprimenti specialmente (ma non è una novità) al Sud, dove la disoccupazione giovanile è pari a tre volte quella del Nord.

A ricordarlo il nuovo rapporto ‘Giovani 2024: Bilancio di una Generazione’ presentato dal Consiglio Nazionale dei Giovani e dall’Agenzia Italiana per la Gioventù, secondo il quale, negli ultimi due decenni, è stata registrata una riduzione di quasi 3,5 milioni di giovani under 35, con un tasso di decremento di circa il 21%.

Secondo lo studio, ancora, la fuga dei cervelli si manifesta in modo preoccupante, con quasi 18 mila giovani laureati che hanno optato per l’espatrio nel 2021, comportando un aumento del 281% rispetto al 2011.

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Le basse retribuzioni dei giovani nel settore privato, ancora, rappresentano una problematica significativa. Nel corso del 2022, la retribuzione lorda media annua dei giovani dipendenti del settore privato (15-34 anni) si è fermata a 15.616 euro, rispetto ai 22.839 euro complessivamente rilevati nel settore. Questa disparità retributiva si manifesta anche nei diversi tipi di contratto: i giovani con contratti stabili percepiscono in media 20.431 euro, mentre coloro con contratti a termine e stagionali guadagnano rispettivamente 9.038 euro e 6.433 euro. Nel settore pubblico, invece, i giovani lavoratori (15-34 anni) hanno raggiunto una retribuzione lorda media annua di 23.253 euro nel 2022, che rappresenta una volta e mezza quella del settore privato. Tuttavia, nonostante un incremento nominale delle retribuzioni dal 2018, sia nel settore privato sia in quello pubblico, considerando l’inflazione, si registra una diminuzione del potere d’acquisto, con una variazione negativa delle retribuzioni reali pari al -1,7% nel privato e al -7,5% nel pubblico.

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L’indagine, ancora, conferma un forte senso di alienazione dei giovani dalle istituzioni, percepite come inefficaci nel rispondere alle loro esigenze. D’altronde come dare torto ai giovani in un Paese dove lo stesso Fondo Nazionale per le Politiche giiovanili viene gestito secondo una modalità autoreferenziale per usare un eufemismo, senza la previsione del coinvolgimento dei giovani nell’ideazione degli interventi pubblici: solo il 12% esprime un giudizio positivo sulla sensibilità delle istituzioni verso le problematiche giovanili e per l`85% del campione il livello di attenzione politica nei confronti dei giovani è inadeguato. La percezione cambia se si guarda all`Unione Europea, che riceve una piena sufficienza nell`indice di fiducia.

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Il percorso formativo viene valutato positivamente dalla maggior parte delle ragazze e dei ragazzi, con un apprezzamento particolare per le opportunità offerte da programmi europei come l’Erasmus+. Programma, però, sempre meno accessibile e, soprattutto, alle prese con numerose criticità evidenziate da più stakeholders e istituzioni Ue, a partire dalla Commissione CULT e fino ad arrivare alle numerose interrogazioni parlamentari presentate a Bruxelles.

Foto di Kaserei da Pixabay.com