Giovani, il programma della Todde: “Sostenere terzo settore e volontariato”.

“Promuoveremo la partecipazione attiva attraverso consulte cittadine e sosterremo il terzo settore e il volontariato. Vanno poste in primo piano l’educazione giovanile alla rappresentanza sociale e l’importanza dello sport come veicolo di valori positivi e inclusione, prevedendo la creazione di strutture coordinate per una gestione integrata delle politiche giovanili, sportive e di benessere familiare. Sosterremo queste azioni fornendo all’agenzia educativa per eccellenza, la scuola, la figura dello psicologo scolastico in modalità continuativa”.

Sono questi i punti cardine del programma del Campo largo di Alessandra Todde per i giovani e le politiche giovanili in Sardegna. Un piano elettorale che si lega al contrasto dell’emigrazione giovanile, “valorizzando l’alta formazione e l’inserimento lavorativo con un focus su innovazione e smart working”.

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Programma per i giovani che passa anche per l’opposizione all’abbandono scolastico: “Servono interventi mirati e
serve agire su più fronti: sostegno economico, collegamento tra scuola e lavoro, e innovazione della didattica per
aumentare l’interesse degli studenti. È importante l’educazione alla complessità e all’innovazione tecnologica e va
invertita la tendenza politica al contenimento delle risorse a discapito della qualità dell’istruzione. Serve stimolare la
cooperazione tra scuole e terzo settore per progetti condivisi di contrasto all’abbandono”.

Un libro dei sogni sul quale ci sentiamo di consigliare alcune (e più performanti) azioni a sostegno dei giovani nell’Isola, a partire dall’inserimento nei bandi pubblici sugli interventi mirati agli under35 il requisito obbligatorio della co-programmazione con le organizzazioni giovanili del territorio. Inoltre, procedere, nel corso del primo anno di Governo (ovviamente in caso di vittoria) all’approvazione di una legge sulle politiche giovanili in Sardegna, ancora oggi ferma al 1999 e che, come riscontrato nel corso della XVI Legislatura, non ha visto fortuna.

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Ancora, consigliamo alla ‘potenziale’ presidente della Regione Sardegna, di andare oltre l’approccio “scolastico e universitario” per la risoluzione dei problemi di inclusione dei giovani sardi. Dei miliardi di euro investiti negli ultmi lustri, infatti, non si è ravvisato alcun miglioramento per la promozione di un sistema di istruzione e formazione al passo con i tempi e stimolante per i giovani sardi.

Inoltre, andrebbero aumentati i fondi per la mobilità internazionale dei giovani sardi, e con questo ci riferiamo alla mobilità universitaria ma, bensì, dei tanti ragazzi e ragazze che all’università non vogliono andare e che vogliono migliorare le proprie (nonché innate) competenze trasversali. Nel contempo, andrebbero introdotti appositi operative grants per le organizzazioni giovanili che si occupano di gioventù in Sardegna. Molte, infatti, sono le associazioni che nel tempo hanno raggiunto traguardi importanti per lo sviluppo delle politiche giovanili in Sardegna. Impegno, purtroppo, non tutelato e valorizzato dall’istituzione regionale, a partire dalla Giunta e fino ad arrivare al Consiglio regionale, ambiente decisamente allergico al tema della gioventù.

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