Giovani emigrati. Chi sono i nuovi expat?
Una nuova emigrazione di italiani, simile per dimensioni alle passate ma non per luoghi di origine, sta nuovamente lasciando il “Bel Paese”, soprattutto dalle ricche regioni settentrionali.
A dirlo l’ultimo report della Fondazione Nord Est, secondo il quale nel periodo 2011-2023 oltre 550mila hanno lasciato l’Italia. Di questi il 35% aveva in tasca un diploma, mentre il 30% non aveva concluso il percorso di studi.
Negli ultimi 3 anni, invece, ad emigrare di più sono stati i laureati, accompagnando ai soliti “emigrati per necessità” quelli che “emigrano per scelta”. Tra i primi, si ritrovano gli operai e i pensionati, mentre nel secondo caso si parla di giovani con un tenore di vita percepito alto o molto alto, residenti nelle zone urbane del Paese e con i genitori dirigenti o impiegati.
Più di un quarto dei giovani expat, quindi, lascerebbe il Paese “per necessità”, mentre poco meno di un quarto lo farebbe “per scelta”.
Chi emigra per necessità è indotto dalla ricerca di migliori opportunità di lavoro (26,2%) e dal desiderio di una migliore qualità della vita (23,2%). Chi parte per scelta, invece, è attirato dalle opportunità di formazione (29,6%) o di migliori opportunità di lavoro (21,0%).
Tra coloro che sono partiti contando su condizioni di vantaggio è ampia la quota di chi svolge una professione intellettuale (23,1% rispetto a 4,9% di chi ha origini svantaggiate) o impiegatizia (40,2% rispetto al 30%). Tra chi è partito per necessità, invece, è più significativa la percentuale di persone impiegate nei servizi (17,6% rispetto a 10,4%) o che hanno impieghi non qualificati (8,1% rispetto a zero).
Infine, chi ha lasciato l’Italia per necessità rientra tra quei profili specializzati tanto cercati dalle aziende italiane (tecnico, qualificato nei servizi, operaio specializzato, operaio semi specializzato, lavoratore non qualificato): circa 130mila giovani.