Giovani e ricerca, Paola Binetti: “In Italia i giovani non trovano opportunità”.

E’ ormai assodata la difficoltà per i giovani di integrarsi nel nostro Paese, sotto tutti i principali aspetti. Una ‘legge di Stato’ che con scarse probabilità cambierà alla luce delle ingenti risorse previste dal Pnrr e in assenza del rispetto delle leggi – già esistenti – e della promulgazione di nuovi provvedimenti legislativi per l’inclusione dei giovani italiani.

Temi sempre meno discussi nel merito delle soluzioni e sempre più dibattute a livello politico senza la necessaria competenza da parte dei vari interlocutori istituzionali, incagliati su facili argomentazioni pro governative e alle prese con improbabili slogan e iniziative spot, come appunto l’ultima alzata d’ingegno per i giovani del Governo Draghi, fortemente voluta dall’attuale ministra Fabiana Dadone, Giovani2030.it .

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Un problema strutturale, l’inclusione dei giovani, sul quale è intervenuta la senatrice Paola Binetti evidenziando che spesso i giovani italiani non trovano una collocazione adeguata alle loro ambizioni e alla loro creatività scientifica: “Il prezzo altissimo che il mondo intero ha pagato a questa drammatica pandemia, in cui sono morte oltre 2 milioni di persone, di cui circa 200.000 solo in Italia ci ha lasciato una convinzione pressoché assoluta sul valore della ricerca e sulla necessità di formare ricercatori di alta qualità. Ma l’Italia – osserva la parlamentare – proprio sotto questo profilo rivela una fragilità difficile da accettare, tanto più dopo questa amara lezione. Sembra che in Italia i giovani ricercatori non trovino affatto quelle opportunità professionali che per merito e talento dovrebbero rappresentare un investimento per l’intero Paese.

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Le Università italiane, infatti, dopo essersi caricate l’onere della formazione facilità – attraverso la propria autoreferenzialità e impermeabilità all’innovazione e al rapporto con il mondo delle imprese – la partenza dei giovani talenti, proprio quando questi sarebbero ormai in grado di mettere a frutto quanto faticosamente appreso durante gli anni universitari. Università capace, inoltre, di creare le condizioni per una forte disoccupazione tra i giovani.

“Da sempre – ricorda la Binetti – l’Università è stata la fucina dei giovani talenti”, mentre oggi è diventata un luogo di demansionamento rispetto ai sogni e alle capacità dei giovani italiani. Per fortuna, però, grazie a bandi di concorso internazionali ed europei i giovani ricercatori italiani trovano spesso una svolta, rappresentando una delle quote nazionali con il più alto tasso di successo alle selezioni. Ma poi si scopre che sono tutti ricercatori italiani che lavorano all’estero.

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