Giovani e politiche giovanili: il punto dei candidati sardi alle Politiche 2022.

In vista del prossimo election day del 25 settembre, volendo andare oltre le dichiarazioni “generalistiche” dei partiti in corsa per il rinnovo del Parlamento italiano, è sempre più pressante l’esigenza di testare la conoscenza dell’attuale quadro delle politiche giovanili in Sardegna da parte dei/delle candidati/e sardi/e al Senato e alla Camera dei Deputati, nella speranza di allontanarsi dalle paludi del noiosissimo “politichese” e spostare il focus della discussione politica sulle future (quanto concrete) iniziative legislative nel settore della gioventù nell’Isola.

Il ‘viaggio’ di Sardegnagol tra i candidati al Parlamento italiano prosegue con Francesca Ghirra, candidata progressista dell’Alleanza Verdi-Sinistra al collegio proporzionale per l’elezione alla Camera dei Deputati.

Francesca, secondo le ultime stime del Servizio Ricerca del Parlamento europeo in Europa le regioni con la quota più bassa di bambini e giovani si trovano nella Germania orientale, Spagna e Italia. Nel nostro Paese la Sardegna risulta essere in cima alla classifica con un pallido 25,2% di presenza giovanile. Fatta questa premessa quali interventi vorrebbe proporre in Parlamento per contrastare il declino demografico nell’isola?

Per favorire la natalità occorre garantire alle famiglie, e alle donne in particolar modo, adeguati servizi di supporto che consentano la conciliazione dei tempi casa-lavoro. Sarebbe opportuno riconoscere il lavoro di cura garantito dalle donne, per i figli e per i genitori, e garantire adeguati servizi per l’infanzia (nidi, asili, scuole materne, ma anche servizi estivi che promuovano attività ludico ricreative e sportive nella pausa scolastica).

Per quanto riguarda i giovani, occorre creare e garantire opportunità lavorative sull’isola, dove disoccupazione e precariato la fanno da padrona. Bisogna assicurare stipendi adeguati al costo della vita: noi proponiamo il salario minimo di almeno 10 euro all’ora e la riduzione dell’orario di lavoro, ma pretendiamo anche che sia garantita la sicurezza nei luoghi di lavoro. È giusto puntare sul turismo, lavorando per la destagionalizzazione degli arrivi, ma è ancora più importante puntare sull’attrazione di diverse realtà produttive, oltre che investire sulle start-up territoriali nei settori del riciclo, dell’agricoltura, delle bonifiche e delle industrie digitali, solo per fare alcuni esempi.

Francesca Ghirra, foto https://www.facebook.com/francescaghirra.it/
Francesco Agus, Massimo Zedda, Francesca Ghirra, foto https://www.facebook.com/francescaghirra.it/

Dispersione e abbandono scolastico. In Sardegna oltre 1 ragazzo/a su 10 lascia gli studi prima della fine del percorso scolastico e più di un/una giovane su 4, (circa il 26,1%), vive nella condizione di Neet, ovvero non studia, non lavora e non partecipa ad alcuna attività di formazione. Anche qui su quali proposte di legge punterebbe in caso di elezione in Parlamento?

L’abbandono scolastico è una piaga per la nostra Regione che neanche il virtuoso progetto “Tutti a iscol@” è riuscito a sanare. Occorre ripensare un’offerta formativa adeguata ai nostri tempi, dare supporto a ragazze e ragazzi e alle loro famiglie garantendo una continuità formativa dall’infanzia all’università e costruire una vera e propria comunità educante. Occorrono seri investimenti sulla scuola, per garantire stipendi adeguati agli insegnanti, perché gli edifici scolastici siano riqualificati e accoglienti, perché tutte e tutti possano permettersi di studiare, senza dover scegliere se mettere insieme pranzo e cena o acquistare i libri di testo. Noi vogliamo promuovere un nuovo modello di scuola di qualità,  pubblica e gratuita.

Il tema dei Neet è strettamente connesso al tema della formazione continua: una scuola di qualità,  pubblica e gratuita, riuscirebbe a contenere la dispersione scolastica e, affiancata ad adeguate politiche attive per il lavoro, potrebbe garantire ai nostri giovani di costruire il proprio futuro nella nostra isola, senza dover andare a cercare fortuna altrove.

Gli interventi ministeriali, regionali e locali per i giovani, oltre ad essere sostenuti con budget eufemisticamente parlando irrisori sono uniti dal minimo comune denominatore dell’assenza del più elementare principio di programmazione partecipata con i giovani. Nel caso fosse eletto/a porterebbe in Parlamento una proposta di legge con l’obiettivo di introdurre l’obbligo di  coinvolgimento di giovani e organizzazioni giovanili nella pianificazione degli interventi pubblici nel settore della gioventù?

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Il coinvolgimento strutturato delle organizzazioni giovanili è fondamentale e d’obbligo per pianificare interventi adeguati e per lo sviluppo territoriale della nostra isola. La creazione di una consulta permanente delle associazioni giovanili faceva parte anche del mio programma da candidata sindaca di Cagliari, certamente promuoverei la creazione di consulte a livello territoriale, perché sia garantita un’interlocuzione continua tra le amministrazioni locali e i destinatari dei servizi.

Si parla spesso di sostegno all’imprenditoria giovanile salvo poi rilevare la difficoltà di superare la scarsa accessibilità dei cosiddetti contributi “a fondo perduto” per i giovani talenti privi di risorse proprie. Una realtà, come confermato dalle poche domande finanziate dalle amministrazioni locali, che di fatto tarpa le ali alla creatività e allargamento della base imprenditoriale giovanile. Quale intervento legislativo si sentirebbe di proporre per sostenere l’avviamento di impresa per i/le giovani sardi/e privi di garanti o capitali?

Spesso la burocrazia è complicata, per i giovani come per gli adulti. Un modo per supportare e incentivare la cultura imprenditoriale giovanile potrebbe essere da un lato la creazione di percorsi di formazione sulla capacità d’impresa e dall’altro l’apertura di sportelli dedicati a supportare i giovani e le loro attività imprenditoriali nella progettazione delle proposte per la partecipazione ai bandi, ma anche nel momento dell’avvio dell’attività. Peraltro, questa modalità operativa, costituirebbe una doppia opportunità, con la creazione di posti di lavoro per i consulenti e la buona riuscita del progetto imprenditoriale.

Lo sviluppo delle politiche giovanili di un Paese passa anche per l’innovazione e il dialogo con le organizzazioni giovanili del territorio. In Sardegna, come ricordato dall’ultima legge quadro sulle politiche giovanili, la n.11 del 15 aprile 1999, si è creato di fatto un gap importante sia in termini di innovatività delle azioni che di confronto con le buone pratiche del settore. Quale intervento legislativo, fatte salve le prerogative regionali, si sentirebbe di proporre in Parlamento per sostenere l’innovazione e il dialogo nel settore?

È doveroso e d’obbligo stimolare le amministrazioni locali affinché creino un dialogo costante con le consulte giovanili, ove presenti, e la creazione di nuove e ulteriori laddove risultino insufficienti e/o assenti. Oltre al dialogo occorre stanziare risorse e valorizzare le competenze, indirizzandole proficuamente nei settori oggi più innovativi: dall’IT al settore delle rinnovabili.

Una piccola domanda per testare il suo grado di conoscenza sulle proposte di legge per i/le giovani sardi/e promosse nel corso dell’ultima legislatura regionale. Cosa è stato o non è stato fatto?

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Sull’ultima legislatura regionale, purtroppo, c’è poco da dire, visto che per i giovani, come del resto per innumerevoli settori (come la sanità o i trasporti), non ha fatto niente di niente. Al di là dei fallimenti di Solinas, però, che ha rischiato di paralizzare anche l’attività degli Ersu di Cagliari e Sassari, devo dire che anche Garanzia Giovani, a esempio, è stato un progetto nato con le migliori intenzioni, ma che di fatto non ha prodotto i risultati sperati per quanto riguarda soprattutto la riduzioni dei Neet. Purtroppo, a parte qualche rara eccezione regionale, il progetto a livello nazionale non ha raggiunto il suo scopo, anzi: il più delle volte ha creato lavoro precario che non si è poi trasformato in lavoro stabile. Azzarderei e introdurrei l’obbligo di assunzione alle aziende che accedono a questi progetti in misura non inferiore all’80%, altrimenti il rischio è che importanti opportunità lavorative si trasformino in tirocini sottopagati.

Francesca Ghirra, foto https://www.facebook.com/francescaghirra.it/
Francesca Ghirra, foto https://www.facebook.com/francescaghirra.it/

La mobilità internazionale dei giovani, come dimostrato dai programmi europei più fortunati (in primis l’Erasmus+), rappresenta una opportunità decisamente sostenibile per giovani e famiglie, essendo i costi totalmente a carico delle organizzazioni beneficiarie dei contributi UE. In Sardegna il grosso delle risorse per la mobilità internazionale ogni anno viene distribuito alle Università di Cagliari e Sassari, precludendo, di fatto, qualsiasi opportunità di mobilità per i giovani esclusi dal circuito universitario. Anche qui, fermo restando la competenza regionale, quale intervento di legge vorrebbe proporre per sostenere la mobilità internazionale dei giovani sardi/e, laddove risulti eletto/a in Parlamento?

Io sono convinta che l’investimento nella formazione sia fondamentale e che sia lo strumento migliore per rendere i nostri ragazzi competitivi nel mondo del lavoro. È del tutto evidente che, come ho già evidenziato, occorre anche creare le condizioni lavorative perché, una volta formati, possano rimanere a lavorare in Sardegna. Personalmente lavorerei per rafforzare e rifinanziare il master&back, concentrandomi di più sulla fase del rientro, che raramente avviene. Ma proverei anche a mutare una forma di intervento analoga per chi sceglie di non proseguire gli studi, con borse di lavoro per acquisire capacità professionali all’estero nei settori più innovativi e far sì che una volta rientrati in Sardegna possano attivarsi e utilizzare l’esperienza maturata fuori dall’isola per far crescere il nostro territorio.

Nel settore della formazione regionale capita di assistere a interventi di scarso impatto per i/le giovani sardi/e nonostante i copiosi finanziamenti garantiti da Regione, Stato e Unione. Secondo lei sarebbe auspicabile un intervento di legge capace di introdurre un sistema di monitoraggio della spesa e dei risultati formativi maggiormente efficace?

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Il monitoraggio della spesa e dei risultati formativi è indispensabile per verificare che le politiche previste siano efficaci e valutare un eventuale cambio di strategia. Occorre però sottolineare ancora una volta che dopo la formazione e la qualificazione professionale occorre garantire un impiego coerente con il campo di studio e formazione. Gli investimenti dovrebbero, quindi, essere rivolti non solo alla formazione delle persone ma anche allo sviluppo delle aziende territoriali. Altrimenti non si farebbe altro che aumentare la cosiddetta “fuga dei cervelli”, una delle criticità maggiori della nostra terra.

Sugli interventi a contrasto della devianza giovanile i partiti, recentemente, hanno proposto diverse soluzioni. Conoscendo il contesto sardo da quale elemento deve partire una proposta di legge applicabile e di impatto?

Innanzitutto occorre chiarire cosa si intenda per “devianze”. A me pare che troppo spesso gli adulti, e i politici in particolar modo, attribuiscano etichette ed esprimano giudizi sulla situazione giovanile con troppa superficialità, senza provare a capire a fondo le cause del malessere. Dopo questi due anni terribili di pandemia si sarebbero dovute mettere in campo, anche grazie ai fondi del PNRR, azioni interamente dedicate a giovani e adolescenti, che saranno poi coloro che saranno chiamati a saldare il nostro debito. Confido che nella prossima legislatura ci sia lo spazio per intervenire in questo senso, con progetti e programmi dedicati da elaborare con la partecipazione attiva delle associazioni che operano nei vari ambiti giovanili.

Per 3 elettori over55 vi è un votante under35. Nonostante questi numeri nell’agenda politica degli ultimi Governi l’attenzione verso i giovani è stata incontrovertibilmente assente. Perché un/una giovane dovrebbe andare a votare e, nella fattispecie, esprimere la propria preferenza per lei?

Perché credo che la nostra lista, alleanza verdi e sinistra, sia quella più vicina ai reali bisogni della popolazione giovanile. I temi come il lavoro, l’ambientalismo, i diritti civili e quelli sociali sono nostri da sempre e penso sia arrivato il momento di riuscire invertire la rotta nel nostro paese.

Montecitorio
Montecitorio

Mancano 17 giorni all’election day e il sentiment attuale dice che un giovane su 4 nell’Isola non andrà a votare. In questa occasione cosa si sente di dire al 75% dei potenziali astenuti under35 in Sardegna per esortarli a recarsi alle urne?

Il diritto di voto è un diritto fondamentale delle democrazie ed è sempre importante esercitarlo. Spero che coloro che non vogliono andare a votare cambino idea, alzino la voce e si facciano sentire, perché senza i giovani qualsiasi istituzione, dalla più piccola alla più grande, è condannata a non avere futuro. Spero ovviamente che la nostra proposta politica, che mette al centro la questione giovanile, la volontà di strutturare nuove opportunità lavorative, la tutela dei diritti, coniugando la transizione ecologica con la giustizia sociale e ambientale possano essere convincenti.

foto https://www.facebook.com/francescaghirra.it/