Giovani e Politiche 2022: si va verso l’astensionismo a doppia cifra.

I/le giovani italiani/e potrebbero disertare le urne alle prossime elezioni del 25 settembre 2022. A gravare sul rischio dell’astensionismo a doppia cifra tra i giovani italiani la mancanza di una discussione nel merito della questione giovanile. Negli ultimi tempi, tralasciando qualche proposta di facciata (e decisamente di scarso impatto) condivisa sull’onda del nervosismo delle varie sigle partitiche, poco si è discusso, giusto per citare alcuni temi di rilevanza giovanile, di mobilità internazionale, sviluppo delle competenze trasversali, lavoro, università, autoimpiego per i giovani senza risorse proprie e programmazione partecipata degli interventi pubblici in materia di gioventù.

Per quale motivo un/una giovane dovrebbe andare a votare per partiti che da sempre esprimono disinteresse per l’inclusione dei giovani italiani e che risultano essere agli antipodi rispetto al concetto di servizio pubblico? Come incentivare la partecipazione dei/delle giovani in un contesto così deprimente?

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Qualcuno potrebbe difendere l’attuale mainstream politico ascrivendo il potenziale astensionismo al disinteresse giovanile ma, allora, come giustificare tale impostazione alla luce dell’impegno civico dei giovani espresso nel terzo settore e nel volontariato italiano in generale?

Certamente la partecipazione politica dei giovani non registra numeri da capogiro nel nostro Paese (solo l’1% dei giovani è iscritto a un partito) ma può essere entusiasmante la vita da portatore di acqua o “attacchino” di manifesti elettorali all’interno di una qualsiasi sezione di partito?

La realtà è che la politica non riesce a parlare ai giovani e a inserire la questione giovanile tra le priorità dell’agenda politica del Paese e a poco servono i vari comitati giovanili dei partiti: luoghi acritici e di azioni telecomandate dai senior… non sorprende, quindi, la difficoltà dei giovani di rapportarsi alla politica con maggiore incisività e presenza dato il gap di rappresentatività dei loro interessi.

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Lo stesso “amore ritrovato” della politica verso i giovani, andato in scena nelle ultime settimane, non può che essere giustificato se non alla luce dell’estensione del diritto di voto al Senato dei 18enni. In un nuovo Parlamento con meno parlamentari l’allargamento della base elettorale è un’operazione ricercata dai “disgraziati” partiti italiani.

A ostacolare la matura partecipazione dei giovani alla politica italiana anche il diffuso analfabetismo funzionale, sempre più dilagante e osservabile nella vita di tutti i giorni. Aspetto sul quale le principali agenzie di socializzazione (famiglia, scuola, media e gruppo dei pari) stanno esprimendo crescenti record negativi.