Giovani e Politiche 2022. La narrazione poco credibile di “una certa sinistra”.

Imbonitori e piazzisti della peggior specie. Questa, in sintesi, la migliore descrizione dei leader dei principali partiti italiani che, a meno di un mese dalle elezioni politiche 2022, si riscoprono attenti ai giovani italiani dopo decenni di agende politiche escludenti.

Gli stessi partiti che hanno detto supinamente sì agli interventi contenuti nel Pnrr per i giovani (d’altronde stavano comodamente al Governo) e alla riduzione della detrazione per gli affitti per i giovani previsto dalla Manovra 2022, senza mai mettere l’accento sull’introduzione del principio della programmazione partecipata di giovani e organizzazioni giovanili nell’ambito degli interventi nel settore della gioventù, come confermato anche dall’ultimo decreto di riparto delle risorse del Fondo Nazionale per le politiche giovanili.

Atmosfere da ansia da prestazione (bisogna tentare il tutto per tutto per qualche manciata di voti), ribadite ieri dal Partito Democratico, autodichiaratosi – per effetto della pubblicazione del sondaggio elaborato da Quorum/Youtrend per Sky TG24 (realizzato su un campione di 1005 intervistati) – come “il partito dei giovani”. Una qualifica prontamente sostenuta anche dalla claque dei “piccoli del PD”, anch’essa affetta da profonda amnesia selettiva. Meno successo, invece, è stato offerto dalla rete che, fin dalle prime ore di ieri, ha letteralmente bombardato la pagina Facebook del Partito Democratico. “Manca la batteria di pentole” scrive Mirko Castignani. “Io sono giovane, non vi voto e non mi rappresentate” commenta invece Francesco Condello. “Guardiamo in faccia la realtà – prosegue Cinzia Geninatti-Crocco – l’altro giorno al Meeting di C.L. i giovani hanno fischiato Letta sul discorso scuola”. Più caustico il messaggio di Lina Rio sul PD: “Li rappresenta talmente bene che vanno tutti all’estero in cerca di fortuna”.

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Ma veramente il PD può essere considerato il partito dei giovani, sempre che ne esista uno in Italia? In Sardegna il PD, giusto per ricordare qualche antefatto sull’azione dei dem a livello regionale, durante l’esperienza della Giunta Pigliaru (dove rappresentava il partito trainante della maggioranza) non ha proprio brillato per la promulgazione di leggi a sostegno del quadro delle politiche giovanili, ad oggi fermo alla legge regionale n. 11 del 15 aprile 1999. Una distrazione di fatto per i giovani sardi facilmente riscontrabile anche nelle minime azioni dell’allora maggioranza, a partire dal mancato aggiornamento del portale regionale dei giovani, mai aggiornato dal 2012.

Ma è tempo di elezioni e di espedienti per attirare l’attenzione degli elettori/trici vittime della sindrome della “memoria dei pesci rossi”, come ricordato dai post di taluni esponenti della ancora più stucchevole sinistra cagliaritana che, recentemente, hanno proposto la gratuità dei trasporti pubblici locali e dei treni per gli under30 “così da promuovere nuovi modelli di mobilità fra le giovani generazioni”. Alta politica che, però, cozza totalmente con la disattenzione degli stessi partiti verso “l’allegra” gestione delle politiche giovanili nel proprio territorio.

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foto The Jacques Delors Institute