Giovani e lavoro: una crisi annunciata. Fondazione Studi Consulenti del Lavoro: “Ridurre mismatch nel mercato del lavoro”. Azioni ridicole dal Governo Draghi per la riduzione del fenomeno dei NEET.
L’Italia è il Paese europeo con il più basso tasso di occupazione under 40 in Europa. Un dato drammatico confermato oggi anche dalla Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, autrice di un lavoro di indagine sulle cause ed effetti del mismatch tra domanda e offerta di lavoro.
Secondo i risultati di ricerca serve stabilire un rinnovato sistema di formazione dei lavoratori e, in parallelo, procedere alla definizione di un sistema nazionale di certificazione delle competenze che garantisca ai singoli la possibilità di mettere in trasparenza, anche attraverso la blockchain, le esperienze di apprendimento ottenute. E ancora, investire in formazione tecnica, a livello secondario e terziario, per avvicinare l’offerta di lavoro, soprattutto per i “pandemials”, i giovani di età compresa tra i 15 e i 24 anni, alle nuove esigenze delle aziende.
Nel focus realizzato da Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, intitolato “L’emergenzialità della questione giovanile”, sono messi in evidenza anche i numeri – spesso promossi con toni trionfalistici dall’Esecutivo Nazionale – della scarsa offerta di formazione tecnica per i giovani italiani. Sono, infatti, 116 gli ITS presenti sul territorio nazionale. Una cifra ridicola se rapportata alle criticità lamentate dalle aziende in fase di reclutamento.
Criticità che si sommano alle basse retribuzioni in ingresso dei giovani, che spesso arrivano tardi ad affacciarsi sul mercato del lavoro. Vi è un problema a monte di qualità della domanda di lavoro (richiesta di profili a bassa qualificazione, quindi retribuzioni mediamente più basse), scarsa mobilità all’interno del mercato (i passaggi tra aziende “premiano” dal punto di vista retributivo, quindi un mercato poco mobile favorisce l’appiattimento delle retribuzioni), l’elevata incidenza di contratti flessibili, soprattutto tra giovani, che penalizza il loro potere contrattuale e, infine, un costo del lavoro molto alto. Nel dettaglio, per quanto riguarda le retribuzioni dei laureati, secondo il Rapporto AlmaLaurea, la ‘paga’ mensile netta a un anno dal titolo è, in media, pari a 1.270 euro per i laureati di primo livello e a 1.364 euro per i laureati di secondo livello.
Il risultato dell’analisi realizzata dalla Fondazione è che, nel panorama europeo, l’Italia ha il minor tasso di occupazione degli under 40 (32% rispetto alla media del 41% in Europa), con una contrazione degli occupati in questa fascia d’età che ha toccato i due milioni dal 2011 a oggi. Un trend che permane negli anni e che la pandemia ha contribuito ad acuire, sebbene nel secondo trimestre 2021 siano stati 233.500 i posti vacanti nell’industria e nei servizi, con un costo annuo generato dal mancato incontro tra domanda e offerta di lavoro che il Censis ha stimato in 21 miliardi di euro, l’1,2% del PIL.
È urgente, pertanto, investire nella promozione delle competenze STEM e nell’istruzione professionale per creare profili facilmente assorbibili dal mercato: colmare il divario che tiene distante chi cerca e chi offre lavoro è necessario sia per
rendere più competitive le aziende italiane sia per invertire quella tendenza che vede crescere i Neet e il ricorso ai sussidi pubblici molto generoso che, di fatto, ha disincentivato molti giovani alla ricerca attiva di un lavoro.
Guardando ai recenti interventi promossi dal Governo, specialmente per il contrasto al fenomeno dei Neet, la sensazione è che anche con il Pnrr si assisterà all’ennesima occasione mancata.
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