Giovani e donne, ministro Orlando: “Futuro significa investire su queste componenti della popolazione”.

“Parlare di futuro significa investire nelle energie di donne e giovani. Valorizzare e mobilitare queste componenti della nostra popolazione, ora grandemente sottoutilizzate, è la risposta principale nello scenario post-pandemico per alimentare percorsi di crescita indicati dalla strategia europea necessari per rendere sostenibile il nostro welfare e la riduzione del debito pubblico. Lo scarso investimento nelle nuove generazioni e sulle donne è uno dei nodi che limita le possibilità del Paese”. Così Andrea Orlando, ministro del Lavoro, è intervenuto al convegno sul Pnrr, organizzato dalla Fiom a Pistoia.

Un discorso per evidenziare la cronica assenza di interventi per la risoluzione della ‘questione giovanile e femminile’ del Paese. Criticità, peraltro, che anche nel Governo Draghi non sono state affrontate con la dovuta attenzione e risorse, come confermato dall’improbabile formulazione della missione giovani contenuta nel PNRR e dalla volontà politica dell’Esecutivo di ‘risparmiare’ sui giovani. Una sensibilità emersa, giusto per citare gli esempi più recenti, con la decisione di non aumentare la dotazione del Fondo Nazionale per le Politiche giovanili (che scarso interesse ha registrato da parte degli organi consultivi nazionali per le politiche giovanili) e il tetto per la detrazione degli affitti per i giovani, senza contare, nel merito degli interventi mirati per l’inclusione dei giovani più ‘difficili’ e con meno competenze, ovvero i Neet, la proposta del ridicolo Piano per i Neet presentato recentemente dall’Esecutivo nazionale. Basta un pulmino informativo e qualche iniziativa dal facile happy ending per sostenere i giovani fuoriusciti dal circuito formativo e lavorativo per il “Governo delle competenze”.

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Mancanza di competenze tra i giovani, rimarcata nel corso dell’intervento dal 3 volte ministro Andrea Orlando: “Va preso atto che esiste un gap di esperienza lavorativa dei giovani, che dipende anche dal carattere sequenziale del nostro sistema d’istruzione e da un mercato del lavoro che ancora non aiuta i giovani a sviluppare le competenze lavorative che li rendono più facilmente occupabili da parte delle imprese. In Italia – conclude – ci sono oltre 2 milioni di Neet (giovani non impegnati nello studio, nel lavoro o nella formazione), chi, cioè, non si attiva neppure nella ricerca di un lavoro, chi ha perso ogni speranza. Anche per loro occorre costruire un ponte per il loro futuro”.

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Anche per oggi, si direbbe, il tema è stato svolto!

foto twitter.com/AndreaOrlando