Giorno del ricordo. L’Emilia-Romagna rinnova la memoria della tragedia.

“Il dramma delle Foibe e dell’esodo giuliano dalmata è una tragedia che segna la nostra storia, e proprio per questo motivo è ancora più doveroso e importante celebrare il Giorno del ricordo: la memoria non ha solo il compito di preservare la verità storica del passato ma può e deve plasmare il futuro, aiutandoci a non ripetere gli errori e gli orrori che ci siamo lasciati alle spalle”.

A ricordarlo è il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, in occasione del “Giorno del Ricordo”, solennità nazionale istituita nel 2004 e che ogni anno, il 10 febbraio, rinnova la memoria della tragedia delle foibe e dell’esodo degli istriani, dei fiumani e dei dalmati italiani costretti a fuggire dalle loro terre durante la Seconda guerra mondiale e nell’immediato dopoguerra.

“Un monito che è ancora più importante in un momento storico come quello che stiamo vivendo- conclude Bonaccini-, in cui in nome dei confini si uccide e si muore ogni giorno, in Europa, basti pensare alla guerra in Ucraina seguita all’invasione russa, e nel mondo”.

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Le celebrazioni e le iniziative degli Istituti storici. L’assessore alla Cultura e Paesaggio, Mauro Felicori, che ha anche la delega alla promozione e sostegno alle attività di valorizzazione della storia del Novecento in Emilia-Romagna, parteciperà domani mattina alle ore 11 alla seduta solenne del Consiglio comunale di Bologna dedicata al Giorno del Ricordo, dove sarà presente anche la presidente del Comitato di Bologna dell’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, Chiara Sirk.

La Regione Emilia-Romagna, rappresentata dalla vicepresidente dell’Assemblea legislativa, Silvia Zamboni, parteciperà sabato 11 febbraio con il suo gonfalone ufficiale alla cerimonia del Comune di Bologna in programma al cippo nel Giardino Martiri dell’Istria, Venezia Giulia e Dalmazia (alle ore 11 in via Don Sturzo 42), dove sarà deposta una corona d’alloro alla presenza delle autorità civili, religiose e militari.

Da Rimini a Piacenza, gli Istituti storici della rete sostenuta dalla Regione Emilia-Romagna hanno organizzato per il Giorno del Ricordo una serie di appuntamenti che vanno dalla divulgazione scientifica, con la presentazione di nuovi testi di ricerca, fino agli spettacoli nelle scuole.

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Tra i diversi appuntamenti spicca la presentazione del saggio “Le due Marie. Vite sulla frontiera orientale d’Italia”, del professor Enrico Miletto, che racconta due figure agli antipodi pur vivendo lungo la stessa linea di confine: la militante fascista e repubblichina Maria Pasquinelli, che uccise un ufficiale inglese a Pola nel 1947, e la dirigente comunista Maria Bernetic, esponente di primo piano del movimento operaio triestino e della lotta partigiana. Il libro è già stato presentato questa settimana a Forlì, nella sede dell’Istituto storico e della Resistenza, e a Fiorano Modenese, e domani sarà all’Auditorium Fondazione di Piacenza su iniziativa dell’Istituto storico locale.

Per quanto riguarda gli incontri con i giovani e le scuole, si segnala a Rimini la lezione magistrale, proposta dall’Istituto storico locale, del professor Raoul Pupo dell’Università di Trieste, che sabato mattina incontrerà alcune classi degli Istituti superiori riminesi e terrà una lezione di sintesi sui temi della frontiera alto-adriatica nel corso del Novecento; nel modenese gli incontri, promossi dall’Istituto storico di Modena, degli studenti di San Felice sul Panaro, in programma oggi, e di Prignano sulla Secchia, in calendario lunedì, con Gigliola Alvisi, coautrice del libro per ragazzi “La bambina con la valigia” che raccoglie le memorie di Egea Haffner, che nel 1946, a soli 5 anni, fu costretta ad abbandonare Pola come migliaia di altri italiani.

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Per il Giorno del Ricordo, l’Istituto storico di Modena e la Fondazione Fossoli propongono una rassegna di iniziative aperte alla cittadinanza e a studenti, oltre che l’apertura straordinaria del campo di Fossoli a Carpi. Fossoli, infatti, che durante la guerra era stato utilizzato per il concentramento e la deportazione di ebrei e perseguitati politici da parte di nazisti e fascisti, a metà degli anni ’50 divenne il Villaggio San Marco, riadattato per ospitare chi fuggiva dalle persecuzioni del regime comunista titino della Jugoslavia.

foto Ministero dell’Istruzione