Giornata internazionale della donna 2021: la pandemia di Covid-19, una sfida per la parità di genere.

In vista della Giornata internazionale della donna, la Commissione ha pubblicato la sua relazione 2021 sulla parità di genere nell’UE, dalla quale emerge l’impatto negativo che la pandemia di Covid-19 ha avuto sulle donne. La pandemia ha esacerbato le disparità esistenti tra donne e uomini in quasi tutti gli ambiti della vita, sia in Europa che nel resto del mondo, segnando un arretramento rispetto alle faticose conquiste del passato.

Tendenza che deve essere contrastata per Helena Dalli, Commissaria europea per l’Uguaglianza: “Nonostante l’impatto sproporzionato della crisi Covid-19 sulla vita delle donne, dobbiamo trasformare questa situazione in un’opportunità. Siamo determinati a intensificare il nostro impegno, a continuare a progredire e a non consentire alcun arretramento rispetto a tutti i progressi compiuti in materia di parità di genere”.

Allo stesso tempo la parità di genere non è mai stata così importante nell’agenda politica dell’UE e la Commissione ha profuso un grande impegno per attuare la strategia per la parità di genere adottata un anno fa. Per meglio monitorare e fare il punto dei progressi compiuti in ciascuno dei 27 Stati membri, la Commissione inaugura oggi un portale per il monitoraggio della strategia per la parità di genere, un progetto congiunto sviluppato dal Centro comune di ricerca della Commissione e dall’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere (EIGE) che consentirà di monitorare i risultati dei singoli Stati membri dell’UE e di confrontarli tra loro.

La relazione della Commissione evidenzia un aumento dei casi di violenza domestica negli Stati membri: ad esempio il numero di segnalazioni di violenza domestica in Francia è aumentato del 32% durante la prima settimana di chiusure, mentre in Lituania è aumentato del 20% nelle prime tre settimane. L’Irlanda ha visto quintuplicare i provvedimenti per violenza domestica e le autorità spagnole hanno riferito un aumento del 18% delle richieste di intervento durante le prime due settimane di confinamento.

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Nonostante la rilevazione dell’aumento della violenza di genere nell’UE, le donne sono state in prima linea nella lotta contro la pandemia: il 76% del personale dei servizi sanitari e sociali e l’86% del personale che presta assistenza alle persone è, infatti, costituito da donne. Con la pandemia le lavoratrici di questi settori hanno subito un aumento senza precedenti del carico di lavoro, dei rischi per la salute e dei problemi relativi alla conciliazione della vita professionale con quella privata.

Purtroppo, la pandemia ha penalizzato duramente le donne nel mercato del lavoro: i tassi di occupazione sono infatti aumentati dell’1,4 % per gli uomini, ma solo dello 0,8 % per le donne tra il secondo e il terzo trimestre del 2020.

Clamorosa, ancora, l’assenza delle donne nelle sedi decisionali in materia di Covid-19: uno studio del 2020 ha rilevato che la rappresentanza maschile è più numerosa di quella femminile all’interno degli organismi creati per rispondere alla pandemia. Delle 115 task force nazionali dedicate al Covid-19 in 87 paesi, tra cui 17 Stati membri dell’UE, l’85,2% era costituito principalmente da uomini, l’11,4% principalmente da donne e solo il 3,5% era caratterizzato da una parità di genere. A livello politico, è donna solo il 30% dei ministri della Sanità dell’UE.

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Come ricordato dalla Vicepresidente per i Valori e la trasparenza, Vera Jourová: “Le donne sono in prima linea nella pandemia e ne sono maggiormente colpite. Non possiamo permettere un arretramento, dobbiamo continuare a promuovere l’equità e l’uguaglianza. Per questo motivo l’UE ha posto le donne al centro della ripresa e ha obbligato gli Stati membri a includere la dimensione della parità di genere negli investimenti finanziati dal dispositivo per la ripresa e la resilienza”. Un intervento che rilancia la  strategia per la parità di genere 2020-2025, adottata un anno fa, è fondata sulla visione di un’Europa in cui donne e uomini, ragazze e ragazzi, con tutte le loro diversità, siano liberi da violenze e stereotipi e abbiano l’opportunità di realizzarsi e avere ruoli di responsabilità.

Nell’ultimo anno la Commissione ha intensificato la lotta contro la violenza di genere con la primissima strategia dell’UE in materia di diritti delle vittime e ha annunciato una proposta per combattere la violenza di genere (la consultazione pubblica è aperta).

La Commissione, inoltre, ha avviato numerose iniziative per incoraggiare la partecipazione delle donne al mercato del lavoro a partire dal piano d’azione per l’attuazione del pilastro europeo dei diritti sociali che pone al centro la parità di genere e stabilisce, tra l’altro, obiettivi ambiziosi per la partecipazione femminile al mercato del lavoro e la fornitura di servizi di assistenza alla prima infanzia. Proprio recentemente, lo scorso 4 marzo, la Commissione ha proposto misure in materia di trasparenza retributiva per garantire pari retribuzione a donne e uomini che svolgono lo stesso lavoro.

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Nel piano d’azione per l’istruzione digitale e nell’aggiornamento dell’agenda per le competenze , ancora, la Commissione ha annunciato una serie di azioni volte a garantire che le ragazze e le giovani donne siano presenti quanto gli uomini negli studi in ambito TIC e nello sviluppo delle competenze digitali.

Nell’ultimo anno, inoltre, la Commissione ha continuato a sostenere iniziative volte a combattere gli stereotipi di genere attraverso i suoi programmi di finanziamento, in particolare il programma “Diritti, uguaglianza e cittadinanza”. La Commissione ha inoltre rafforzato la parità di genere al di fuori dell’UE presentando, nel novembre 2020, il nuovo piano d’azione sulla parità di genere (GAP III) per il periodo 2021-2025, un programma ambizioso per la parità di genere e l’emancipazione femminile nell’azione esterna dell’UE.

Il nuovo dispositivo per la ripresa e la resilienza nell’ambito di Next Generation EU impone, altresì, agli Stati membri di spiegare in che modo i piani nazionali per la ripresa contribuiranno a promuovere la parità di genere, per garantire una ripresa europea che tenga conto di questa dimensione.

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