Giornata dell’Europa, Ursula von der Leyen: “Settantadue anni dopo, l’Europa è più forte e unita che mai”.

Una giornata per celebrare l’unità ed evidenziare la contrapposizione con il Cremlino. Su queste linee si è articolato il discorso della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, in vista della Giornata dell’Europa di domani: “Oggi – scrive la Presidente – il nostro continente incontra le ombre di un passato che pensavamo di esserci lasciati alle spalle da tempo. Una guerra atroce, un’aggressione insensata e città distrutte. Milioni di innocenti in fuga dalle loro case. Un popolo che lotta disperatamente per determinare il proprio futuro. L’Europa è al fianco dell’Ucraina. Allo stesso tempo, l’invasione del Cremlino ci ricorda perché celebriamo la Giornata dell’Europa”.

Un discorso scarsamente innovativo e perfettamente ritagliato sull’attualità e sui principali trend del momento, ovvero indipendenza energetica, crisi geopolitica e digitale: “Settantadue anni dopo l’Europa è più forte e unita che mai. Siamo uniti nel sostenere i nostri amici ucraini. Ci stiamo riprendendo dall’emergenza Covid-19 e gli Stati membri hanno già ricevuto 100 miliardi di euro dal nostro fondo di recupero NextGenerationEU. Ingenti investimenti – prosegue – garantiscono ogni giorno milioni di posti di lavoro e creano nuove opportunità in Europa. Stiamo lavorando duramente per proteggere il clima e rendere il nostro continente indipendente dalle energie fossili importate. La nostra Unione sta creando regole che daranno forma all’era digitale oltre i nostri confini”.

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Autoreferenziale, ancora, il richiamo alla presunta partecipazione dei cittadini europei alle decisioni intraprese dai vertici UE sullo sfondo dell’attuale crisi geopolitica, primo fra tutti l’invio di armamenti – ufficialmente per la prima volta – a un Paese in guerra: “I cittadini europei stanno indicando la strada – afferma von der Leyen -. Milioni di europei si sono mobilitati per aiutare i loro vicini bisognosi. Milioni di persone hanno aperto le loro porte ai rifugiati ucraini. Altri milioni di persone hanno inviato cibo e vestiti o fatto una donazione”.

Nessun accenno da parte della Presidente von der Leyen, volendo restare nel merito dell’assistenza all’Ucraina, circa l’aumento della spesa militare da parte dei Paesi UE. Investire in armamenti, spacciandoli per aiuti umanitari, rappresenta probabilmente il focus di una nuova narrazione europacifista, capace di mettere in crisi il pensiero critico, nonché la reattività, dei comitati e movimenti pacifisti: sodalizi, va evidenziato, evaporati come neve al sole nel corso del 2022 e che in altri tempi avrebbero portato il proprio dissenso nelle piazze, come spesso rilevato anche nell’Isola di Sardegna con le stancanti marce contro le fabbriche dell’RWM o in occasione dei presunti transiti di armi nei principali porti regionali.

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Uno sforzo militare, ancora, capace di non suscitare la sensibilità dei vertici UE sul tema del patto di stabilità dei vari Stati membri: un tempo dogma “dell’Europa matrigna” per correggere squilibri interni e l’assenza di rigore dei Paesi membri, l’attenzione per le norme del Patto di stabilità sembrano essere venute meno in ragione degli interessi collegati alla crisi geopolitica in Europa. Coerenza rilevabile anche nell’ambito dell’applicazione da parte dell’UE, dello strumento della condizionalità dello Stato di Diritto verso Paesi notoriamente poco rispettosi dei diritti umani, a partire dalla Polonia, Ungheria e fino ad arrivare alla Bulgaria.

Domani, quindi, si celebrerà una festa dell’Europa per rimarcare la dipendenza dell’UE rispetto agli altri ‘Player’ internazionali, piuttosto che celebrarne reali virtù e valori. Una giornata che si snoderà tra il generale disinteresse dei cittadini europei – in linea con l’engagement rilevato in occasione della Conferenza sul Futuro dell’Europa -, la promozione di iniziative autoreferenziali incentrate sul leit motiv “l’Europa fa cose buone per i cittadini” e, cosa più discutibile, sulla presunta adesione popolare alle decisioni politiche legate agli accordi presi in seno al Patto Atlantico.

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