Ghiacciai delle Dolomiti in rapido declino: entro pochi decenni potrebbero scomparire.
Il futuro dei ghiacciai delle Dolomiti appare segnato: entro pochi decenni potrebbero frammentarsi o scomparire del tutto. A rivelarlo è uno studio condotto dall’Istituto di Scienze Polari del Cnr e dall’Università Ca’ Foscari Venezia, pubblicato sulla rivista scientifica The Cryosphere.
La ricerca, realizzata in collaborazione con istituzioni italiane e internazionali – tra cui l’Università tecnica della Danimarca, l’Università Roma Tre, l’ARPA Veneto e l’Università del Québec a Montreal – ha analizzato l’evoluzione dei ghiacciai dolomitici negli ultimi 40 anni utilizzando tecnologie all’avanguardia, come il LiDAR e immagini acquisite da droni.
Dal 1980 al 2023, l’area totale dei ghiacciai dolomitici è passata da oltre 4 km² a meno di 2 km², registrando una riduzione del 56%, di cui il 33% solo nell’ultimo decennio. Il ghiacciaio della Fradusta è quello che ha subito la perdita maggiore, con una riduzione del 90% della sua estensione e uno spessore diminuito di 50 metri.
L’aumento delle temperature gioca un ruolo chiave: secondo i dati elaborati dall’ARPA Veneto, negli ultimi 40 anni la temperatura media nella regione è cresciuta di +2°C, con un incremento di +0,5°C per decade. Anche se le nevicate sono aumentate in alta quota, il fenomeno non è stato sufficiente a compensare la maggiore fusione estiva.
La ricerca conferma che il ghiacciaio della Marmolada, il più grande delle Dolomiti, ha subito una drastica riduzione e si è ormai frammentato in quattro corpi distinti. Complessivamente, il 66% della perdita di volume dei ghiacciai dolomitici è attribuibile proprio alla Marmolada.
“Oggi le aree di accumulo dei ghiacciai delle Dolomiti si trovano al di sotto della linea di equilibrio glaciale alpina”, spiega Renato R. Colucci, ricercatore del Cnr-Isp e coautore dello studio. “Questo significa che, anche se il clima si stabilizzasse ai livelli degli ultimi 30 anni, il destino di questi ghiacciai è ormai segnato: si frammenteranno o scompariranno del tutto”.
foto Federico Scoto, Cnr