Generazione post-Covid: stop alla Dad. Crolla la fiducia nella politica.
Hanno meno fiducia nell’Unione Europea, informazione, magistratura e politica e detestano la Dad. Questo il ritratto della ‘generazione post-Covid’ tracciato dal 9° Rapporto di ricerca dell’Osservatorio ‘Generazione Proteo’ della Link Campus University, presentato ieri alla presenza del ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi.
“Dalla ricerca – spiega Carlo Alberto Giusti della Link Campus University – emerge una generazione di ragazzi profondamente lucidi, che hanno imparato a gestirsi adeguatamente anche con la didattica a distanza, ma che non vedono l’ora di riappropriarsi di una piena socialità e di quello scambio costante di visioni e di idee che solo la partecipazione fisica puo’ garantire”.
“La Dad – ha precisato nel corso della presentazione il ministro Bianchi – non è stata un’alternativa alla presenza, ma una risposta all’assenza, a un abbandono che sarebbe stato ancora più drammatico per tutti coloro che già vivevano una situazione di difficoltà. Ci sono molti casi in cui partendo dalla Dad si sono sviluppati percorsi didattici fortemente innovativi. Gli studenti di oggi sono nati con un telefono e un computer. Compito della scuola oggi è anche insegnare loro la capacità critica per usare gli strumenti a disposizione”.
Dad che continua a non convincere i giovani italiani, secondo la ricerca: solo 1 su tre (30,5%) giudica positivamente questa esperienza. Tra le motivazioni addotte dagli intervistati, spicca la convinzione che online sia molto più facile distrarsi (67,4%), seguita dalla percezione di non sentirsi sufficientemente coinvolti (18,9%). Di qui dunque una serie di ‘consigli’ per migliorare la Dad, in cima alla cui vetta svetta la necessità di adattare i programmi e le modalità didattiche all’online (33,6%) e di facilitare l’interazione tra studenti e professori (23,9%).
Infrastrutture, spazi e tecnologie. Un aspetto che, a detta degli studenti, ha infatti reso problematica la Dad risiede nella disponibilità di una connessione adeguata così come di device e spazi ‘personali’ per seguire le lezioni. Da questo punto di vista, un intervistato su tre circa (33,1%) dichiara di non aver avuto, nel corso dell’ultimo anno, una connessione adeguata per la Dad. Il complessivo 30,1% dichiara invece di aver dovuto condividere i device per la Dad con fratelli/sorelle o con i genitori. Infine, 1 intervistato su 4 (25%) dichiara di non aver avuto a disposizione uno spazio tutto suo per poter svolgere la Dad.
Emerge, inoltre, la volontà di tornare presto alla didattica tradizionale. A mancare di più della didattica tradizionale è il rapporto diretto con i compagni di classe (45,1%) e con gli insegnanti (18,5%) e lo stare fisicamente a scuola (12,4%).
La pandemia, inoltre, è stata anche un’occasione per ripensare le relazioni tra i giovani, in particolare con i genitori. Rapporti migliorati per il 38,3% dei casi, complice la maggiore quantità di tempo passata insieme.
Nella rosa delle attività quotidiane che più sono mancate ai giovani nel corso dell’ultimo anno, lo sport svetta in cima alla lista. E se nel complesso 3 intervistati su 4 dichiarano di aver trovato delle alternative (il 34,3% organizzandosi in casa con il supporto di app/tutorial, il 27% rimodellando l’attivita’ sportiva all’aria aperta), spicca il 27,7% che dichiara di non aver più praticato alcuno sport.
Sul tema della vaccinazione i giovani si dichiarano assolutamente favorevoli (84,6%), di cui auspicano di poterne beneficiare essi stessi al più presto (79,4%), e questo principalmente per uno slancio altruistico verso la sfera dei propri affetti (per il 46,4% il vaccino rappresenta infatti una forma di tutela nei confronti dei propri familiari).
Una fiducia che si estende anche ai dati scientifici (56,7%), ma non agli scienziati, di cui i giovani lamentano in particolare il loro essere troppo ‘presenzialisti’ in tv (13,9%). All’incremento della fiducia nei confronti della scienza fa infatti da contraltare un sensibile peggioramento della fiducia dei giovani nei confronti della magistratura (59,6%) e dell’Unione europea (47,1%), ma soprattutto della politica (74,6%). Una politica nei confronti della quale i giovani si dichiarano per nulla (21,5%) e poco interessanti (42,4%) – a fronte di un complessivo 33,6% di interessati, in sensibile calo rispetto al complessivo 42,1% di un anno fa – e questo anche perché vi è la convinzione di una politica per nulla (41,1%) o poco (47,2%) disposta ad ascoltare le giovani generazioni.
I giovani, ancora, ritengono tuttavia che vi sia stato un eccesso di informazione sulla pandemia (per il 32,5%) nonchè un inutile allarmismo (41,2%).