G20 Catania, ministro Orlando: “Giovani tra i più colpiti dalla pandemia”.
“Tra le categorie più colpite dagli effetti della pandemia ci sono i nostri giovani. I dati dell’Ilo ci forniscono un quadro chiaro e preoccupante: l’occupazione giovanile nel mondo è scesa di 8,7 punti percentuali mentre quella degli adulti si è ridotta di 3,7 punti percentuali”. Così il ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Andrea Orlando, alla sessione plenaria del G20 tra i ministri dell’Educazione e del Lavoro, svoltasi a Catania.
“Il G20 – prosegue – ha già evidenziato in passato come fosse necessario incrementare le opportunità di lavoro per i giovani, fissando un ambizioso obiettivo di ridurre del 15% la percentuale dei Neet nelle nostre società. In Italia il problema dei ragazzi che non studiano e non lavorano è purtroppo particolarmente accentuato”.
Un problema che per il ministro Orlando è stato prontamente contenuto dalle misure messe in campo negli ultimi anni attraverso i Fondi dell’UE: “Penso in particolare al programma Garanzia Giovani che ha il pregio di aver messo in evidenza la necessità di un approccio tempestivo e sinergico al tema delle transizioni”. Un programma, però, reputato inconsistente dallo stesso Senato della Repubblica attraverso lo studio realizzato dall’Ufficio Valutazione Impatto del Senato della Repubblica. Un lavoro di ricerca che ha analizzato la difficoltà di accesso al mercato del lavoro per le giovani generazioni, partendo dall’esperienza di Piemonte e Sardegna nei primi 18 mesi di attuazione del programma “Garanzia Giovani”. Proprio per Gloria Abagnale, Consigliere Parlamentare dell’Ufficio Valutazione impatto del Senato, “Il dossier ha fatto luce sul tema della disoccupazione giovanile e sull’impatto in Italia della misura del programma Garanzia Giovani. I risultati emersi sulla resa del programma in Italia mettono in evidenza un effetto limitato della misura sull’aumento dell’occupabilità di un giovane e quindi sull’effettivo avviamento al lavoro, un incremento del ricorso al tirocinio e una diminuzione dei contratti a tempo determinato di breve durata”. Alla luce del lavoro di ricerca il programma non ha raggiunto gli obiettivi previsti anche per via di una erronea strategia, poco efficace in termini di coinvolgimento del mercato del lavoro e poco flessibile verso le ampie problematiche connesse al fenomeno della disoccupazione giovanile.
“Bazzecole” da tenere in scarsa considerazione anche dal ministro del Lavoro italiano che, successivamente, ha ricordato l’istituto dell’apprendistato, altro grande fallimento nel nostro sistema Paese: “Voglio anche citare – conclude – la lunga e positiva tradizione del sistema duale italiano. L’apprendistato in Italia è stato per la prima volta regolamentato nel 1955 e continua ad essere uno dei migliori strumenti per garantire ai giovani un ingresso nel mercato del lavoro sostenibile e duraturo. I percorsi di apprendimento duale richiedono un continuo adattamento alle esigenze del mercato del lavoro”. In questo contesto, ha concluso il ministro, “il coinvolgimento delle parti sociali è necessario e importante per migliorare il disegno e l’implementazione dei nostri interventi di policy. Infine, per rendere le nostre società inclusive e per evitare che nessuno venga lasciato indietro, è necessario affiancare alle politiche educative e a quelle del lavoro un robusto sistema di interventi sociali, capaci di mettere in grado i giovani più vulnerabili di sviluppare le loro competenze e le loro aspirazioni”.
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