Fuga dei giovani: servono nuove politiche a sostegno delle imprese.
In Italia continuano a mancare i “famosi interventi strutturali” (di cui si parla da ormai troppi lustri) per bloccare la crescente fuga dei giovani italiani all’estero. Un Paese, l’Italia, da anni diventato un luogo poco attrattivo per gli under35 italiani e stranieri. Ma non solo. A non passarla bene sono le piccole e medie imprese italiane, strozzate da una politica fiscale imbarazzante, nonché mirata a demolire la residua produttività italiana.
Non dovrebbe sorprendere, in assenza di alcuna tutela o politica disruptive per la crescita, la progressiva desertificazione di giovani e imprese in Italia. Nel frattempo, contro ogni logica, continuano a mancare interventi accessibili a sostegno delle imprese e contro il mismatch nel mercato del lavoro.
“Una preoccupazione che emerge – ha dichiarato sul tema Roberto Capobianco, presidente di Conflavoro – chiaramente dai dati della Fondazione Nord Est: tra il 2022 e il 2023, almeno 100mila giovani hanno lasciato l’Italia, quasi tre volte quelli che sono tornati, circa 37mila, mentre in tredici anni, dal 2011 al 2023, a lasciare il nostro Paese sono stati 377mila giovani. Il valore economico del capitale umano perso con i 18-34enni emigrati è stato di 134 miliardi di euro”.
Opportunità perse, quindi, che stanno portando da diversi lustri le imprese italiane a non avere più neanche la capacità di reperire personale specializzato: “Bisogna invertire la rotta e per farlo bisogna intervenire anche sul fronte imprenditoriale, riducendo, ad esempio, una pressione fiscale ormai insostenibile, che limita la capacità di investimento – ha aggiunto Capobianco -. Per favorire e migliorare la competitività, inoltre, è necessario attuare un reale taglio del costo del lavoro a carico delle imprese, in questo modo è possibile affrontare con buone prospettive di successo la sfida della transizione ecologica e digitale”.
Purtroppo, però, si vive in una nazione dove le “grandi riforme statali” passano per la diminuzione di un punto percentuale di IRPEF.
Dove può andare l’Italia con riforme di così piccolo cabotaggio?
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