Frontex: primi 5 mesi 2023 +12% migranti. Quale futuro per i giovani dell’Ue?
Secondo l’agenzia Frontex, nei primi cinque mesi del 2023 sono entrati nell’UE almeno 53 000 migranti (+ 12 %). Nel 2022, invece, almeno 330.000 immigrati clandestini sono entrati nell’UE e oltre un milione sono state le domande di asilo presentate nei vari Paesi Ue. Il 71% di tutti i richiedenti asilo, si legge nelle statistiche, sono risultati essere giovani e uomini.
Un flusso importante di migranti che per l’esponente di ID, Filip De Man, non può aiutare le politiche a contrasto dello spopolamento in Ue, poiché “la maggior parte dei migranti non è qualificata ed è alla ricerca di benefici sociali nell’UE”. La stessa Agenzia austriaca per l’integrazione, ricorda De Man, ha stimato nel 2022 che il 70% dei migranti era analfabeta.
Nessun problema, invece, per la Commissione europea, la cui commissaria Johansson ha dichiarato che l’Ue “a bisogno di tutti i talenti”. Sicuramente non dei giovani italiani, greci e spagnoli, guardando alle pessime politiche per i giovani nei 3 Paesi Ue. Giovani, probabilmente, non altrettanto istruiti e alfabetizzati per l’esponente della Commissione von der Leyen, per la quale, secondo dati ufficiali, “quasi un terzo dei migranti è altamente istruito” e che “gli immigrati con titoli universitari hanno maggiori probabilità di essere sovraqualificati per il loro lavoro rispetto al resto della popolazione“. Mentre nei Paesi del sud dell’Ue centinaia di migliaia di giovani devono fare le valigie verso i Paesi più ricchi d’Europa, nelle retrovie qualcuno, secondo la politica di sostituzione europea, dovrebbe colmare questo gap… che altro c’è da aggiungere!
Ancora, prosegue la Johansson, “poiché i migranti contribuiscono a colmare le carenze di manodopera, l’UE deve promuovere un migliore riconoscimento delle loro qualifiche”. Telefonato, quindi, il richiamo al Trattato dell’Ue e alla Carta dei diritti fondamentali che richiamano in principi del pluralismo, non discrimazione, uguaglianza e inclusione.
Tutti valori decisamente poco sostanziali nelle politiche Ue per i giovani e per la loro inclusione nella società. Lo stesso Erasmus+, buona pratica tra i programmi europei, infatti, risulta essere sempre più inaccessibile per i giovani e in alcuni Stati membri dell’Ue, a partire dall’Italia, si continua a fare veramente poco per sostenere lo sviluppo delle capacità dei giovani. Anche il “salvifico” PNRR, come rimarcato più volte, continua a prevedere interventi fallimentari e inaccessibili per i giovani italiani, per non parlare del non rispetto delle quote di assunzione per giovani e donne.