Forum Terzo settore: “Dopo 5 anni la riforma è ancora incompleta”.
“Se la riforma del Terzo settore non sarà completata, con l’approvazione di una norma fiscale chiara e non punitiva, si rischia la scomparsa di molte esperienze di impegno civico, in specie le più piccole e quelle che operano nelle aree più difficili del Paese”. È l’allarme lanciato al Governo Draghi dal Forum del Terzo Settore, a nome delle oltre 360mila organizzazioni non profit italiane.
“Sono cinque anni – si legge nella nota del Forum – che attendiamo il completamento della riforma del Terzo settore con la definizione del quadro fiscale e quindi il vaglio della Commissione Europea. La norma è stata all’ordine del giorno dell’attuale Parlamento per ben due volte, senza però essere discussa”.
Gli enti di Terzo settore sono chiamati ai nuovi adempimenti previsti dal registro unico nazionale che prevede, tra l’altro, forme di controllo e requisiti di trasparenza ancora più stringenti. E tuttavia si trovano in una situazione paradossale perché non sanno ancora a quali norme fiscali saranno assoggettati. Questo è particolarmente grave per le associazioni di promozione sociale e di volontariato che rappresentano la parte più cospicua del Terzo settore italiano.
“Le nostre organizzazioni – dichiara la Portavoce del Forum Vanessa Pallucchi – da anni stanno dimostrando il loro impegno per rispondere alle tante emergenze sociali che toccano le nostre comunità territoriali. Anche ora, con lo scoppio della guerra in Ucraina e seppure duramente provati dalla crisi della pandemia, ci siamo attivati immediatamente mobilitando tutte le nostre risorse per portare aiuti e sostegno e per offrire accoglienza alla popolazione in fuga da territori martoriati dal conflitto. Interventi possibili grazie alle competenze acquisite in molti anni di esperienza anche in sinergia con le istituzioni”.
“Dobbiamo però constatare che ai riconoscimenti che sempre più spesso ci vengono tributati, non seguono iniziative concrete per aiutare queste esperienze di impegno civico – prosegue la Portavoce -. L’ultima vicenda ha del paradossale: nella legge di bilancio, nonostante le proteste, è stata introdotta l’Iva anche per le associazioni che svolgono attività sociali. Ora la si vorrebbe eliminare per chi produce e commercia armi!”.
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