Forum della difesa, l’Ue spinge per finanziare la produzione di missili e munizioni.
Se è vero che la gestione delle controversie internazionali richiede competenze e capacità di governare dinamiche complesse, allora l’attuale classe dirigente europea non può che confermarsi inadeguata. Una considerazione che segue le ultime dichiarazioni dell’Alto rappresentante dell’Ue, Josep Borrell, condivise nel corso dell’apertura del Forum delle industrie della Difesa europee e ucraine. Evento dal nome ampolloso, al quale partecipano 140 aziende provenienti da 25 stati diversi, che indica, con particolare dovizia di dati, l’obiettivo del “simposio internazionale”: istituzionalizzare il marketplace degli armamenti tra Ue e Ucraina, con buona pace verso qualsiasi tentativo di de-escalation con la Federazione Russa.
“Città come Kharkiv e Odessa – ha dichiarato Borrell – sono costantemente bombardate da missili balistici e droni. Putin vuole bombardare gli abitanti per scacciarli. E, come sapete, ogni giorno in Ucraina muoiono o rimangono feriti dei civili”. Forse l’Alto rappresentante dovrebbe sapere che la stessa dinamica viene agita, con altrettante violenza, anche dalla controparte ucraina. La guerra, forse non tutti lo sanno dalle parti della Commissione Ue, si fa almeno in due.
Ma che si agisca sulla base di altre “linee di pensiero” è ormai cosa nota al vertice dell’Ue: “L’Ucraina non dispone di difesa aerea e munizioni di artiglieria. Dobbiamo aumentare le nostre capacità per fornire gli aiuti militari. La nostra capacità di fornire in quantità maggiore e più rapidamente missili, munizioni di artiglieria e sistemi anti-aerei in modo più massiccio e rapido all’Ucraina è una questione di vita o di morte”, ha aggiunto Borrell.
Insomma, la diplomazia continua a confermarsi come la grande assente all’interno dell’azione dei vertici della nostra “democratica” Ue.
Unione europea, espressasi nel corso del Forum, a favore dei recenti aiuti militari approvati dal Congresso degli Stati Uniti d’America, ritenuti “assolutamente necessari” da Borrell che commentando l’importante esborso americano in armi e missili, ha chiesto di fare di più: “Dobbiamo fare la nostra parte. Sono stato in Ucraina lo scorso febbraio e ho visitato uno degli oltre 200 produttori di droni ucraini. Ho visto come “la necessità alimenta l’innovazione”. I droni e la guerra elettronica “Made in Ukraine” potrebbero diventare leader mondiali”.
Chiaro quindi lo scopo ultimo del Forum: “La cooperazione che vogliamo ispirare oggi – prosegue Borrell – deve andare in entrambe le direzioni. L’ecosistema di difesa europeo ha molto da offrire, ma ha anche molto da imparare dall’Ucraina. Dobbiamo rafforzare strutturalmente le nostre capacità di difesa industriale. Questo è il motivo per cui, presentando recentemente la prima strategia industriale europea della difesa , abbiamo proposto di iniziare immediatamente a lavorare sull’integrazione delle aziende ucraine della difesa nell’ecosistema industriale della difesa dell’Unione europea. Dobbiamo integrare la capacità di difesa ucraina, dal punto di vista industriale, con la nostra. Non partiamo da zero. C’è già molta cooperazione. Diverse società europee hanno recentemente avviato joint venture in Ucraina. Spesso per spostare le riparazioni e la manutenzione più vicino al fronte, ma anche per produrre munizioni di artiglieria”.
In altre parole, oltre ad aumentare la “democratica mobilità delle armi”, bisognerà promuovere gli appalti congiunti tra l’industria della difesa europea e quella ucraina. Paese, secondo Borrell “dove c’è molta capacità ma anche molta necessità di finanziamenti”. Che poi il Paese sia uno dei più corrotti al mondo poco importa ai censori dello Stato di diritto. Questioni di lana caprina per qualcuno/a!
Grandi manovre all’orizzonte, quindi, come conferma anche l’apertura di un ufficio per l’innovazione dell’Ue a Kiev e, soprattutto, l’istituzione di un nuovo Fondo di assistenza per l’Ucraina, con una dotazione di 5 miliardi di euro all’interno del Fondo europeo per la pace.
Nomi di fondi che non possono che far riflettere circa la doppiezza della politica internazionale europea che, ora, vuole incanalare tali risorse verso l’Ucraina “per soddisfare le urgenti esigenze militari”.
“Questo denaro – prosegue Borrell – deve essere incanalato verso l’Ucraina per consentire agli ucraini di produrre da soli, nel loro territorio, vicino ai loro bisogni, risparmiando sui costi di trasporto ed evitando ritardi. Dobbiamo essere più creativi nell’esplorare nuove modalità per fornire assistenza militare all’Ucraina”. Se l’equipaggiamento militare di cui l’Ucraina ha bisogno può essere prodotto rapidamente dall’industria della difesa ucraina, dico: compriamo da loro. Aiutiamoli a produrre in casa. E forniamo la capacità finanziaria per acquistare questa produzione. Non perdiamo tempo e usciamo di qui con proposte concrete, incontri concreti tra una parte e l’altra, la grande alleanza tra europei e ucraini”.
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