Fondi Pnrr, il punto di Openpolis sulla spesa dei fondi.

Dopo mesi di appelli alla trasparenza, il Governo italiano ha pubblicato alcuni aggiornamenti sul livello di spesa per gli interventi previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, colmando in parte le gravi carenze informative sullo stato di avanzamento dei progetti.

Un quadro, secondo Fondazione Openpolis, che risulta, però, ancora incompleto. Allo stato attuale infatti sono disponibili dati sul livello di spesa aggiornati al 31 dicembre 2023. Informazioni che peraltro nella maggior parte dei casi non tengono conto della revisione del Pnrr. Inoltre, proseguono, il Governo nel documento ha sottolineato come i dati presentati possano risultare falsati dalla scarsa puntualità con cui i soggetti coinvolti nella realizzazione dei vari interventi rendicontano le uscite sostenute. “Questo rende complesso, se non impossibile, fare delle valutazioni accurate sul reale stato di avanzamento del piano”, si legge nella nota odierna della fondazione.

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Allo stato dell’arte, circa 78% delle risorse del piano devono essere ancora spese, ovvero 151,4 miliardi di euro, mentre ad oggi solo 43 miliardi sono già stati utilizzati. Numeri che danno la cifra sulle difficoltà che si incontreranno nei prossimi anni, dove andranno spesi più del triplo delle risorse a disposizione.

Tra i ministeri che, in valori assoluti, hanno già erogato più fondi troviamo quello dell’ambiente e della sicurezza energetica con 14 miliardi di euro. Seguono il ministero delle imprese (13,8 miliardi), quello delle infrastrutture (6,1 miliardi) e quello dell’istruzione (circa 3 miliardi di fondi già erogati).

Logicamente, non è stato ancora speso nessun ammontare dalla struttura commissariale per la ricostruzione post alluvione che ha colpito il centro Italia nel maggio 2023. Ciò perché i fondi Pnrr sono stati attribuiti a questo soggetto solo in seguito alla revisione del piano, ricordano da Openpolis.

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Alla luce della revisione del Pnrr, a livello percentuale, secondo il lavoro di indagine sarebbero ben 12 le strutture che devono ancora erogare più del 90% delle risorse. Oltre al già citato organo commissariale, si tratta dei ministeri del lavoro, degli affari regionali, delle pari opportunità e famiglia, del turismo, dell’agricoltura, della cultura, della salute, dello sport, delle politiche di coesione, della pubblica amministrazione e dell’interno.

In valori assoluti invece è il ministero delle infrastrutture, quella che fa capo a Matteo Salvini, il soggetto più indietro con oltre 33,8 miliardi di euro ancora da spendere.

Tra i ministeri con le uscite ancora da effettuare più consistenti troviamo poi quelli dell’ambiente (19,7 miliardi), delle imprese (15,1 miliardi), della salute (15 miliardi) e dell’istruzione (14 miliardi).

Per 7 misure, invece, è già stato utilizzato tutto il budget disponibile. “Si tratta sostanzialmente degli interventi realizzati tramite i crediti di imposta e gli incentivi a favore delle imprese – spiegano da Openpolis -. I dati sulla spesa risultano inoltre sostenuti anche dalla quota di risorse Pnrr con cui si è deciso di finanziare il superbonus. Tali indicazioni non devono sorprendere dato che questo tipo di finanziamenti risulta certamente di più immediata e semplice applicazione rispetto, ad esempio, alla realizzazione di grandi opere pubbliche che richiedono il ricorso a gare d’appalto. Ci sono poi altre 4 misure per cui il livello di spesa in percentuale ha già superato la quota del 50%: per il sostegno alla nascita e al consolidamento delle Pmi in ambito turistico, per le procedure per l’assunzione di profili tecnici, la creazione di una piattaforma unica di reclutamento per la Pa e per la Digitalizzazione di Inps e Inail“.

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foto Governo.it