Fondazione The Bridge: “La fragilità mentale arriva nelle scuole”.
Esprimere la fragilità mentale, con un focus sulla schizofrenia, ponendo l’accento sul benessere mentale come fattore determinante di salute e sulla necessità di prendersene cura sia nei confronti di sé stessi sia verso gli altri. È il progetto “Ma sei fuori? Raccontamelo”, ideato dalla Fondazione The Bridge per l’anno 2022, che ha coinvolto, attraverso la piattaforma CivicaMente, gli studenti degli Istituti scolastici secondari di secondo grado.
I ragazzi, ricordano i promotori, hanno realizzato racconti brevi, tavole illustrate, fumetti e fotografie sul tema dello stigma associato alla fragilità mentale.
I lavori degli studenti sono stati premiati nel corso di una cerimonia online e un voucher di 2mila euro per l’acquisto di materiale didattico è stato assegnato alla classe V C LSSA dell’Istituto “Tito Sarrocchi” di Siena.
“È con piacere che porto il mio plauso a questa iniziativa, che ritengo essere di grande valore per il messaggio che veicola” ha detto Marco Osnato, Presidente della VI Commissione Finanze della Camera dei Deputati, aggiungendo che “parlare di benessere mentale e della necessità di prendersene cura è fondamentale soprattutto dopo la pandemia. Sensibilizzare il mondo della scuola e porre l’attenzione sui ragazzi significa non solo riconoscere l’importanza del tema, ma anche investire su quelli che saranno gli adulti di domani. I lavori realizzati hanno rivelato una grande creatività e il bisogno che i giovani hanno di parlare di salute mentale, per questo sarà importante non perdere di vista questa necessità, e incoraggiarla e sostenerla”.
Secondo la Presidente di Fondazione The Bridge, Rosaria Iardino, “il punto di partenza è come i disturbi mentali facciano spesso precipitare gli individui e le loro famiglie in una condizione di solitudine e isolamentoe non vengano considerati dai più al pari di altre patologie, ma letti come stranezze, spesso pericolose. A causa della stigmatizzazione e della discriminazione, capita talvolta che le persone con disturbo mentale perdano, anche se non definitivamente, i propri diritti umani in termini economici, sociali e culturali”.
“Lo stigma, in particolare, si basa su pregiudizi senza alcun fondamento scientifico – ha sottolineato Iardino – ma rischia ugualmente di danneggiare l’autostima, di creare un etichettamento che può rappresentare un ostacolo insormontabile all’accesso ai servizi e che causa, nel tempo, un fattore di aggravamento della patologia e un forte ostacolo ai possibili percorsi di riabilitazione, non solo per il paziente, ma anche per la famiglia di appartenenza. Per questo, riconoscere che le patologie mentali impattino sul mondo giovanile, soprattutto in termini di esordio e cura, significa contestualmente aumentare la sensibilizzazione nei loro confronti contribuire ad abbattere lo stigma a favore della dignità delle persone”.
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