Foibe ed esodo istriano. Il Giorno del ricordo nella Prefettura di Cagliari

Le più alte cariche istituzionali locali e gli alunni delle scuole dell’Area Metropolitana di Cagliari, si sono riuniti nel Palazzo della Prefettura per ricordare le vittime delle foibe e le persecuzioni subite dai connazionali italiani durante l’esodo istriano, evento storico consistito nell’emigrazione forzata della maggioranza dei cittadini di nazionalità e di lingua italiana dalla Venezia Giulia, dal Quarnaro e dalla Dalmazia, nonché di un consistente numero di cittadini italiani di nazionalità mista, slovena e croata, che si verificò a partire dalla fine della seconda guerra mondiale (1945) e nel decennio successivo.

Un incontro per ricordare e sensibilizzare i giovani sulla tragedia legata ai sanguinosi avvenimenti che colpirono molti nostri connazionali residenti nella Dalmazia e nella Venezia Giulia per il Prefetto Bruno Corda: “Migliaia di persone furono eliminate nei modi più atroci al fine di diffondere il terrore nella popolazione italiana. Doveroso ricordare fatti come quelli legati alla Foiba di Basovizza, luogo di esecuzioni sommarie per prigionieri, militari, poliziotti e civili, da parte dei partigiani di Tito, dapprima destinati ai campi d’internamento allestiti in Slovenia e successivamente uccisi a Basovizza. Centinaia di migliaia di persone, ancora, furono costrette ad abbandonare le loro case, la loro vita e i loro affetti, portando via quel poco che potevano su carri improvvisati”.

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“Questi fatti – ha proseguito il Prefetto Corda – devono farci riflettere sui fenomeni di intolleranza, di odio e, con l’aiuto dei giovani, tramandare il ricordo a tutto il popolo italiano”.

Giornata del Ricordo in PrefetturaPresente anche il Sindaco di Cagliari, Paolo Truzzu: “L’incontro di oggi ci aiuta a ricordare un pezzo di storia dimenticata. Bisogna confrontarsi con la storia, specialmente verso quei fatti che hanno provocato così tanto dolore nel nostro Paese. Fatti, purtroppo, vissuti spesso con indifferenza e disinteresse storico. Ricordo di aver sentito parlare delle Foibe durante gli anni universitari, una vicissitudine che dovrebbe far pensare al processo di rimozione della storia nel nostro Paese su questi tragici fatti. Assurdo cercare di giustificare queste morti e le ricostruzioni storiche non rispettose della realtà e delle vittime. I tristi fatti di cui parliamo oggi hanno avuto una sola motivazione, ovvero la pulizia etnica del popolo italiano in quelle terre. A livello locale sono rammaricato della decisione di alcuni consiglieri dell’opposizione di non aver votato la mozione per il ricordo delle vittime delle foibe. Fatti del genere non dovrebbero creare divisioni”.

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Il rettore di Cagliari, Maria del Zompo, ha poi ricordato il vero antidoto contro l’intolleranza: “La cultura è l’unica arma a nostra disposizione per non cadere nella trappola del razzismo e dell’odio verso culture diverse”.

Alessandra Zedda, Bruno Corda, Paolo TruzzuIn rappresentanza della Regione era presente la Vice-Presidente, Alessandra Zedda: “I partigiani di Tito hanno sterminato intere generazioni. Tutti noi dobbiamo conoscere la storia della nostra nazione. Egea Haffner, la bambina con la valigia, simbolo dell’esodo istriano, rappresenta più di tante parole questi drammatici avvenimenti. Nei giorni scorsi a Fertilia è stata posata la prima pietra del museo Egea, un punto di riferimento che la Regione ha fortemente voluto per ricordare questi fatti e sensibilizzare la cittadinanza per porre fine a tutti i regimi totalitari. Oggi la Croazia e la Slovenia fanno parte con l’Italia dell’Unione Europea, un’adesione a garanzia della democrazia e della pace”. 

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Dopo gli interventi dei rappresentanti delle istituzioni sono stati proiettati i lavori delle scuole presenti e il documentario “Sardegna terra di accoglienza”. Durante la proiezione del documentario diretto da Giosi Moccia è stato possibile sentire le testimonianze degli esuli istriani, come quella di Marisa Brugna, sbarcata a Sassari nel 1959: “Sono qui per testimoniare la tragedia che colpì il nostro popolo e che continua a ripetersi, seppur in contesti e modi diversi, nel mondo. Ricordo la disperazione di mio padre per i fatti che avevano colpito la nostra famiglia. In Sardegna ritrovammo la libertà e dimenticammo i reticolati e le guardie dei campi profughi, dove fummo costretti a vivere per tanti anni. Sono tornata in Croazia dopo molto tempo, spinto da mio nipote che voleva tornare nelle terre da cui fummo mandati via. In quell’occasione fui molto commossa quando prese un pò di terra della nostra vecchia campagna e la mise dentro un barattolo di vetro per portarla via con sè”.

foto Sardegnagol, riproduzione riservata.

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