Flussi migratori, Bartolo e Santos: “E’ legittima la norma sancita dal Dl 1/2023?”.

Lo scorso gennaio il Governo Meloni, con il Decreto legge 1/2023 legiferava in materia di operazioni di ricerca e soccorso (SAR). Un provvedimento che, all’articolo 1, comma 2 bis, lett b. sembrerebbe imporre l’obbligo per gli operatori a bordo delle navi impegnate in attività di soccorso in mare, di informare i naufraghi della possibilità di richiedere la protezione internazionale e di raccogliere dati ai fini dell’identificazione.

Sulla questione gli eurodeputati del gruppo S&D, Pietro Bartolo e Isabel Santos, hanno presentato una interrogazione parlamentare per chiedere alla Commissione se sia legittimo obbligare il personale di bordo a effettuare adempimenti di tipo amministrativo: “Le navi ONG – scrivono i due esponenti del gruppo S&D – sono solo luogo di ricevimento di natura temporanea e non possono essere considerate “porto di primo approdo”. L’art. 1, comma 2 bis, lett. d) del decreto – proseguono – impone alle navi di raggiungere il porto di sbarco assegnato senza ritardo per completare le operazioni SAR. Tale norma sembrerebbe porre in capo al comandante della nave un divieto di poter effettuare ulteriori soccorsi lungo la rotta assegnata per il porto di sbarco.

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Per la Commissione europea la commissaria Ylva Johansson ha ricordato che l’acquis dell’UE in materia di asilo si applica alle domande di protezione internazionale presentate nel territorio degli Stati membri, comprese le loro acque territoriali: “Indipendentemente dal fatto che le informazioni sulla possibilità di chiedere asilo siano fornite dai comandanti e dagli equipaggi a bordo di imbarcazioni di soccorso, gli Stati membri devono garantire che qualsiasi persona presente nelle loro acque territoriali che presenti una domanda di asilo abbia effettivamente accesso alla procedura di asilo, conformemente alla direttiva 2013/32/UE”.

Gli Stati membri quindi devono fornire a tali persone informazioni pertinenti sul luogo e sulle modalità di presentazione delle domande e procedere all’esame delle stesse.

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“La ricerca e il soccorso – prosegue la Johansson – sono disciplinati dal diritto internazionale e, nel contesto delle operazioni marittime coordinate da Frontex, dal regolamento (UE) n. 656/2014”.

Intervento, però, scontratosi con il classico limite di competenza dell’UE, come ricordato dalla commissaria: “La Commissione non ha alcuna competenza nello svolgimento di operazioni di ricerca e soccorso né nell’assegnazione di un porto sicuro. La Commissione, tuttavia, ricorda costantemente agli Stati membri, compresa l’Italia, che il diritto nazionale, comprese le disposizioni analoghe a quelle del decreto legge 2023/1, dovrebbero essere applicate nel pieno rispetto degli obblighi internazionali in materia di diritti umani e del diritto marittimo internazionale, in particolare l’obbligo di prestare assistenza in caso di pericolo in mare, nonché nel rispetto dei requisiti relativi alla tutela dei diritti fondamentali”.

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