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Fiumi di denaro per l’Ucraina: il Consiglio approva un altro pagamento da 3,5 miliardi di euro.

L’Unione Europea continua ad aprire il portafoglio per Kiev: il Consiglio, infatti, ha dato il via libera al terzo esborso di circa 3,5 miliardi di euro all’Ucraina nell’ambito dell’Ukraine Facility. Si tratta di una combinazione di sovvenzioni e prestiti non rimborsabili che, nel giro di un anno, hanno già portato nelle casse ucraine quasi 20 miliardi di euro.

L’obiettivo dichiarato? Sostenere la stabilità macrofinanziaria, la ripresa, la ricostruzione e la modernizzazione del Paese. Ma a quale prezzo per i contribuenti europei? Non è dato saperlo, mentre i cittadini dell’UE affrontano l’inflazione e le difficoltà economiche. Qualcuno/a potrebbe obiettare difendendo tali scelte giocando la carta della solidarietà ma, guardando gli ultimi sviluppi geopolitici, l’impressione è che per troppo tempo si sia messa da parte la carta diplomatica per sostenere acriticamente lo sforzo bellico, per di più verso un Paese alle prese con endemici livelli di corruzione e con l’assenza del minimo rispetto verso lo Stato di diritto. Elemento, questo, un tempo imprescindibile per l’Ue, come ricorda il mai utilizzato strumento della “Condizionalità dello Stato di diritto” verso i Paesi Ue non coerenti con i valori dell’Unione.

Il Consiglio, però, non ha certo avuto problemi, anche in questa occasione, a stabilire che l’Ucraina ha rispettato le condizioni necessarie per ricevere questa nuova tranche, dimostrando di aver completato 13 passaggi chiave. Tra questi l’approvazione di riforme per aumentare l’uso di energie rinnovabili, una maggiore autonomia dell’autorità di regolamentazione dell’energia, la semplificazione delle procedure di frontiera e la rimozione delle mine antiuomo dalle aree agricole. Riforme fondamentali, certo, ma davvero sufficienti a giustificare questo flusso costante di miliardi dei contribuenti europei?

Il cosiddetto “Piano per l’Ucraina” definisce le intenzioni del Paese per la ripresa e la modernizzazione, con un calendario di riforme legato al processo di adesione all’UE nei prossimi quattro anni. Ma il vero interrogativo rimane lo stesso: l’Europa può permettersi di continuare a finanziare indefinitamente la ricostruzione ucraina mentre all’interno dei propri confini cresce il malcontento sociale ed economico?

Dall’entrata in vigore dell’Ukraine Facility (uno dei tanti filoni dorati europei destinati al Governo di Kiev), l’Ucraina ha già ricevuto 6 miliardi di euro in finanziamenti ponte, 1,89 miliardi in prefinanziamento e due rate da 4,2 e 4,1 miliardi di euro. E ora altri 3,5 miliardi si aggiungono alla lista.