Fipe Confcommercio: “Come possiamo affrontare l’estate 2022?”.
L’estate si avvicina e la pandemia non è ancora un brutto ricordo per gli esercenti sardi, come ricordato alla politica regionale nel corso del primo congresso regionale della Fipe Confcommercio.
Oggi l’Isola, spiegano dall’associazione di categoria, l’economia dei pubblici esercizi sfiora i 2 miliardi di euro e crea circa 22mila posti di lavoro: “Sono oltre 11mila i ristoranti, bar, mense, catering, sale da ballo, stabilimenti balneari e mezzi per la ristorazione mobile che, malgrado l’emergenza sanitaria, resistono. La Sardegna è la seconda regione d’Italia per numero di pubblici esercizi in base alla densità della popolazione (7,03 ogni 1000 abitanti), prima c’è solo la Liguria. Il 50,5 per cento delle imprese è a carattere individuale e il 25,3 per cento società di persone”.
“Sono stati due anni difficili – ha dichiarato il coordinatore regionale della Fipe Emanuele Frongia -. Non abbiamo avuto tregua e ancora oggi dopo una stagione estiva 2021 che sembrava allontanare l’incubo e le paure di un anno e mezzo di rinunce e sacrifici e per molti di noi anche di gravi perdite non solo economiche, ci troviamo ad affrontare un inizio 2022 con alle spalle un novembre e dicembre disastrosi. Spesso – prosegue – tra colleghi abbiamo la sensazione di essere ancora in lockdown. A queste difficoltà si aggiungono i costi delle materie prime, che aumentano almeno del 10 per cento e quelli delle utenze, che toccano incrementi del 60 per cento”.
“Il 90 per cento di noi si è indebitato”, aggiunge Frongia, “ciò che ci ha dato lo Stato copre il 10 per cento delle nostre perdite e molte aziende non hanno ancora visto accreditarsi quanto previsto nel fondo Resisto e Destinazione Lavoro. Il nostro comparto ha bisogno di essere finanziato perché se vogliamo che il nostro ruolo sia fondamentale allora dobbiamo essere pronti. Le nostre aziende devono avere la capacità di fare investimenti. Per farlo serve necessariamente l’apertura di una nuova linea di credito. Non possiamo affrontare una stagione estiva in queste condizioni”.
Da qui la necessità di sostenere investimenti nella formazione professionale. “Se c’è una cosa che più ci ha spaventato nel 2021, oltre la pandemia, è il disastro che abbiamo vissuto riguardo le risorse umane. Come non mai – conferma Frongia – è stato praticamente impossibile trovare figure professionali da inserire in azienda, tanto meno quelle meno esperte”.
Un settore strategico soprattutto per giovani e donne, tra i segmenti della popolazione pià colpiti dalla pandemia e da decenni di assenza di interventi strutturali nell’Isola: “Ben il 64 per cento dei nostri collaboratori ha meno di 40 anni e siamo anche tra i più rosa perché ben il 50 per cento sono figure femminili. Primati tutti invidiabili per un’Isola che spesso vede i più giovani e le donne tra le interminabili file dei disoccupati”, conclude Frongia.