Filiere italiane a prova di futuro: 1 impresa su 3 investe in innovazione.

Sono stati presentati oggi Cernobbio i risultati della ricerca “Obiettivo SPARKLING: PMI e filiere italiane a prova di futuro. realizzata da SACE in collaborazione con TEHA. Un lavoro di ricerca, in sintesi, per fare il punto sulla diffusione dell’innovazione nelle PMI italiane.

Aziende, circa 200mila, che producono un giro di affari di 1.400 miliardi di euro e contribuiscono a circa la metà dell’export nazionale (45%, rispetto al 20% delle tedesche e delle francesi e al 32% delle spagnole). Tra esse, però, solo 1 su 3 sta investendo in innovazione 4.0 e formazione.

Fondamentale, perciò, l’integrazione deelle filiere per la competitività internazionale delle PMI, puntando all’interconnessione dei processi produttivi e alle economie di scala. Un potenziale ad oggi largamente inespresso, considerando che la maggior parte delle imprese italiane (in media 4 su 5) dichiara di partecipare a una sola filiera.

“Le oltre 200 mila piccole e medie imprese giocano un ruolo fondamentale nell’economia italiana, producendo un giro di affari di oltre 1.400 miliardi di euro, che genera quasi il 40% del valore aggiunto nazionale” – ha dichiarato il Chief Economist di SACE, Alessandro Terzulli. “Secondo le nostre stime le esportazioni delle PMI italiane cresceranno dell’1,5%
circa nel 2024 e del 3,5% nel 2025, raggiungendo i 260 miliardi di euro grazie in particolare al traino delle medie imprese. Una export capability che può crescere, puntando su due leve strategiche: la trasformazione tecnologica, anche in chiave sostenibile, e l’integrazione in più filiere produttive.”

Lo Studio ha identificato, in particolare, le 8 principali filiere a rilevanza sistemica: macchine industriali, edilizia, agro-alimentare, abbigliamento, mezzi di trasporto su gomma, energia, sanità, farmaceutica e cure, che, da sole, rappresentano il 56,4% del Valore Aggiunto, il 52,3% dell’occupazione e il 67,3% dell’export delle unità con almeno 3 addetti. Ed evidenzia, tra le altre, le “filiere del futuro” relative a edilizia intelligente (smart building), agro-alimentare (agritech) ed energie rinnovabili e alternative (come l’eolico offshore e l’idrogeno).

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“Il modello distrettuale si conferma un pilastro fondamentale per il sistema produttivo nazionale. È in corso un’evoluzione verso una crescente integrazione lungo le catene del valore che consentirà alle imprese italiane di affrontare le sfide di un mercato sempre più globale e competitivo e di superare alcuni limiti dei distretti tradizionali. Stimiamo che nei prossimi anni la trasformazione del patrimonio edilizio in Italia nella direzione dello “smart building” possa generare oltre 200.000 posti di lavoro qualificati e specializzati, così come importanti prospettive possono provenire dalla filiera agritech e delle tecnologie rinnovabili e alternative su cui l’Italia è già oggi ai primi posti in Europa (2° Paese europeo per Valore Aggiunto nei settori attivati dall’eolico offshore galleggiante e 2° produttore europeo di tecnologie meccaniche potenzialmente utilizzabili nella filiera dell’idrogeno)”, ha spiegato Lorenzo Tavazzi, Senior Partner e Responsabile dell’Area Scenari e Intelligence e dello Sviluppo Internazionale di TEHA Group.

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