Fabiana Dadone la ministra boomer: “Per coinvolgere i giovani occorre parlare sui social”…sí, ma di cosa?
La politica prova a rifarsi il trucco e a cavalcare il tormentone sui giovani offerto dalla nuova programmazione europea 21-27, dal NextGeneration EU e dalle ridondanti aperture del Primo ministro Mario Draghi sulle politiche per i giovani. Nulla di nuovo! E’ nel DNA della politica cercare di coprire i temi correnti, salvo poi crogiolarsi nel vizio delle pianificazioni calate dall’alto e nella progettazione di iniziative spot e dispendiose in materia giovanile.
Tra le ultime conversazioni semiserie e autoreferenziali in materia di Politiche giovanili quella andata in scena ieri sulla piattaforma Facebook tra la sindaca di Torino Chiara Appendino, la ministra per le Politiche giovanili Fabiana Dadone e due studenti Edoardo e Sofia.
Una conversazione che, provando a fare il punto sul gap della partecipazione giovanile, con grande rammarico si cita per l’ennesima occasione per ‘parlarsi addosso’ sulla questione giovanile. Triste constatazione che arriva già dopo la visione dei primi minuti, dai quali emergerebbe che il grande problema della mancata partecipazione dei giovani alla vita politica sarebbe in gran parte da additare all’assenza dell’insegnamento dell’educazione civica nelle scuole. Insomma, l’ennesima chiacchierata ‘giusto per dire’ e per ribadire concetti poco originali e per niente impattanti per la crescita personale e professionale dei giovani. D’altronde basta vedere le fantastiche performance rilevate negli altri insegnamenti come la storia, la matematica, l’educazione artistica – giusto per citarne alcuni – per capire quale sia il reale problema della formazione dei giovani nelle scuole. Se non fosse così l’Italia sarebbe popolata da giovani eccellenti in tutte le materie scolastiche…
Non sorprende, quindi, un approccio ‘scolasticocentrico’ quale soluzione per rimediare al gap di partecipazione e di formazione politica dei giovani nel nostro Paese. Proposte desuete e poco innovative, quasi a non voler accettare o discutere nel merito delle grandi opportunità offerte dai tantissimi programmi europei destinati ai giovani, già finanziati da oltre 30 anni, e che permetterebbero a tutti i giovani di parteciparvi senza dover spendere un euro, così da migliorare le proprie competenze linguistiche, la conoscenza del mondo, migliorare e prendere consapevolezza dei propri punti di forza senza alcuna mediazione calata dall’alto. Ma, ovviamente, di queste opportunità nel corso del webinar, che ha visto la partecipazione della stessa ministra Fabiana – ricordiamolo con delega alle Politiche Giovanili – nessun accenno.
Mancherebbe, quindi, la volontà e la competenza di garantire una sostanziale opera di informazione ed educazione su tale ambito, nonché una seria programmazione delle politiche giovanili nel nostro Paese, che non si esaurisca nelle innumerevoli iniziative spot dei ministeri dell’Istruzione, del Lavoro – per ricordarne alcuni – ma vada oltre, destinando risorse facilmente accessibili per garantire la partecipazione attiva dei giovani, in parallelo alle opportunità già offerte dall’Unione Europea.
Posticipare alcuna considerazione in merito e vivere nell’attesa di una risposta dall’Europea per il Piano Recovery, scaricando il carico di responsabilità all’UE rappresenta, infatti, una false flag, dal momento che le politiche giovanili e la loro sostanziale progettazione sono di competenza degli Stati Membri, come confermato anche dalla risposta data dalla Commissione per le Petizioni del Parlamento europeo alla nostra testata giornalistica, circa un anno fa.
Ma, indubbiamente, lo sguardo della politica, forse per negligenza o per interesse, è ancora lontano dall’avviare una seria e riformatrice pianificazione per i giovani in Italia. Nel frattempo, meglio continuare con la solita ‘tiritera’ della politica che deve ascoltare i giovani e che i giovani sono il futuro della nazione.
Da qui la grande alzata d’ingegno della ministra Dadone: andare sui social a parlare con i giovani: “Se vogliamo coinvolgere i giovani dobbiamo parlare in piattaforme in cui si ritrovano e dove la politica non è ancora arrivata”. Idea anche condivisibile se non mancassero alcuni elementi fondamentali, ovvero cosa comunicare ai giovani italiani e quale impegno confermare ai giovani per una nuova programmazione territoriale per le politiche giovanili?
Perché non mettere al centro dell’agenda politica una seria pianificazione delle politiche giovanili? Perché non agevolare i/le giovani del nostro Paese a vivere esperienze fondamentali e aiutarli ad aumentare la consapevolezza sui propri punti di forza? Cosa osta?
Riflessioni che appaiono lontane alla luce del successivo passaggio della Dadone: “Al giorno d’oggi siamo circondati da tanta informazione che la scuola può aiutare a gestire, come il
sovraccarico di informazioni che arrivano dai media e social media soprattutto per capire quali siano le informazioni autorevoli dalle fake news”. Uno statement dal quale emergerebbe una visione tutta politica dei giovani come soggetti passivi di politiche e servizi pubblici.
Che dire, ancora, del mantra delle leggi di iniziativa popolare e della raccolta delle firme, quali strumenti di partecipazione ricordati nel corso del webinar dalla ministra Dadone? Ministra Dadone, ha forse contezza sui poco consolatori numeri registrati dall’inizio della Storia della Repubblica Italiana in materia? Ha forse idea della volontà espressa dai suoi attuali alleati di Governo di Italia Viva che, con la Riforma costituzionale Renzi-Boschi, volevano introdurre una modifica all’istituto del disegno di legge popolare aumentando il numero di firme necessarie da 50.000 a 150.000 e delegare a una legge ordinaria la definizione di un termine massimo entro cui il Parlamento doveva discutere obbligatoriamente il disegno di legge proposto? Giudica coerente garantire la partecipazione dei giovani in tal senso vista l’attuale ‘alleanza’ nel Governo Draghi con Italia Viva?
Serve, ancora, competenza da parte dei rappresentanti delle istituzioni – dall’alto del ruolo istituzionale – per avviare un moto virtuoso per il coinvolgimento dei giovani, non come taluni esponenti di spicco della politica italiana che poca contezza dimostrano di avere in materia di politiche per i giovani.
Nel finale, non manca poi la chiusura autoreferenziale e l’happy ending della Dadone: “Il cambiamento lo si fa ogni giorno e non bisogna smettere di lottare. Se non ti occupi dello Stato lo Stato poi si occupa di te. Dell’Italia non vengono mai valorizzate le eccellenze ma si continua solo a guardare il lato negativo, ai ragazzi che vanno via. Se si parla solo dei lati negativi è difficile che i ragazzi vivano con entusiasmo differente la realtà”.
Certo è, ministra Dadone, che se non si fa luce su quello che non va per i giovani nel nostro Paese sarà molto difficile rimuovere le barriere della partecipazione. Meglio, allora, continuare a posticipare le soluzioni e perdere opportunità. Così facendo e con questa sensibilità continueremo a essere uno dei Paesi con il minor tasso di partecipazione dei giovani in Europa.