Europa, Vergognati!
Il Coronavirus sta distruggendo l’Europa? Sembrerebbe di sì, vista l’assenza di una risposta adeguata da parte delle istituzioni europee circa la decisione unilaterale della Slovenia e Austria, che, di fatto, ha sollevato una nuova ‘cortina di ferro’ con l’Italia, facendo “carne di porco” del diritto comunitario. Malta, Spagna e la Danimarca, invece, si sono ‘limitate’ a cancellare i collegamenti con il nostro Paese, lasciando bloccati migliaia di nostri connazionali.
Come può l’Europa giustificare questa politica estera da ‘cani sciolti’ e, nello stesso tempo, chiedere alla popolazione europea, in particolare ai giovani, di credere nella cittadinanza europea, nella solidarietà tra Stati e cittadini in Europa?
Cosa aspettarsi da un’unione di stati che all’occorrenza si dimentica di aver siglato un trattato di cooperazione internazionale? Ha forse torto l’uomo della strada a riflettere sull’utilità dell’Unione Europea? Esiste un rimedio all’egoismo nazionale? Probabilmente sì! Forse l’Europa dovrebbe incominciare a fare l‘Europa e trasformarsi in qualcosa di più grande, piuttosto che limitarsi ad operare come un bancomat sovranazionale.
Sorvolando, inoltre, sull’atteggiamento di alcuni ‘Paesi’ europei, che nei giorni scorsi hanno sbeffeggiato l’Italia e il Made in Italy per la sua esposizione al virus, l’impressione è che in Europa, eccezioni a parte, negli ultimi anni, ci si sia abituati a non affrontare i problemi con la dovuta tempestività e solidarietà.
L’Italia, al termine del secondo vertice straordinario dei ministri della salute Ue sul coronavirus dello scorso 27 febbraio, aveva chiesto aiuto, ma nessun Paese si è mostrato solidale con l’Italia. Come nel caso mascherine: la scorsa settimana l’Italia aveva chiesto aiuto ai partner europei per coprire il fabbisogno del nostro Paese, ma, anche qui, nessuna capitale Ue si è fatta avanti.
Non solo. Alcuni Paesi come la Francia e la Germania, nei giorni scorsi, hanno notificato a Bruxelles il blocco dell’export di mascherine verso altre nazioni, conservandole per un uso nazionale. Niente di problematico, essendo il blocco alla libera circolazione delle merci in casi di emergenza, consentito dai Trattati europei. Ma, normativa a parte, questo atteggiamento è sintomatico del significato di solidarietà in Europa.
Assolutamente paradossale che, nella situazione di emergenza, sia la Cina, piuttosto che l’Europa, ha tendere la mano al nostro Paese. Recentemente, la nazione asiatica ha dichiarato che invierà il proprio supporto medico in Italia e che “porterà competenze e forniture per aiutare l’Italia contro l’epidemia del coronavirus”, secondo la Cgtn, la tv in lingua inglese della statale Cctv. “Se la parte italiana lo chiede, la Cina è pronta a mandare personale medico per aiutare l’Italia – per il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi”.
In questo momento l’Europa ha la grande opportunità di contrastare i populismi agendo proattivamente e rifuggendo dai decimali delle regole. E’ il momento di guardare ai posti di lavoro, al sistema sanitario, alla liquidità delle imprese e al futuro delle nostre economie.
All’orizzonte la Commissione von der Leyen sta elaborando un piano che sarà sottoposto ai ministri delle Finanze a Bruxelles, il prossimo 16 marzo. Potrebbe trattarsi di un primo addio all’austerità, anche se la Commissione non è molto sicura se proporre subito, o aspettare, la storica applicazione della “General escape clause” grazie alla quale si potrà sfondare il tetto del 3% di deficit liberando ingenti risorse a disposizione dei governi.
Il sogno europeo è sotto esame, ma se la solidarietà nell’Ue si riduce miseramente ad una questione di numeri, forse è meglio bocciare questa ‘unione’.