Europa, Spitzenkandidat e democrazia a porte chiuse

È sotto i riflettori, in questi giorni, la nomina della nuova Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, che riceve il testimone dal suo predecessore, Jean-Claude Junker. La nomina è stata tuttavia al oggetto di discussione, originata da un processo di scelta della candidata ritenuto poco trasparente, in quanto ha scavalcato le candidature degli “Spitzenkandidat”.

Per comprendere la questione, quindi, si rende necessario comprendere appieno quale fosse il precedente sistema di selezione delle candidature al ruolo di presidente della Commissione Europea.

Storicamente, infatti, la selezione della suddetta nomina è stata al centro di critiche e polemiche, originanti dal fatto che non fosse ritenuta soddisfacentemente democratica, in quanto teneva poco in considerazione l’espressione popolare dei cittadini europei, declinata attraverso il voto dei loro rappresentanti al Parlamento Europeo.

Per poter affrontare questa criticità si è deciso, che prima delle elezioni per i membri del Parlamento Europeo, ognuno dei gruppi parlamentari avrebbe scelto un rappresentante, il cosiddetto Spitzenkandidat, e, in sede di elezioni, il partito maggioritario avrebbe presentato il suo candidato “di punta” come candidato alla carica, al quale il Parlamento Europeo avrebbe o meno votato la fiducia.

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È proprio questo il processo che ha portato alla nomina del precedente Presidente della Commissione, Jean-Claude Junker.

La domanda quindi sorge spontanea: cosa è cambiato?

Durante le ultime elezioni, la scelta del candidato di punta del Partito Popolare Europeo, ovvero il partito di maggioranza, è ricaduta su Manfred Weber, politico conservatore tedesco appoggiato dal Cancelliere tedesco Angela Merkel.

La sua nomina non è andata liscia come si sperava però trovando la irremovibile resistenza del Presidente francese Emmanuel Macron, appoggiato in questa sua battaglia da svariati capi di Stato e membri del Parlamento Europeo. Determinante è stato il supporto dei capi di stato del gruppo Visegrád, e particolarmente dal leader Viktor Orbán, il quale ha deciso di opporsi alla scelta del candidato in seguito alle posizioni tedesche contrarie alla permanenza del suo gruppo politico all’interno del gruppo parlamentare di centro-destra, il PPE.

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Dopo diversi giorni di discussione tra i membri e le cariche europee uscenti, tra cui lo stesso Junker insieme al Presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk, si è giunti ad un compromesso con la nomina alla candidatura del ministro alla difesa tedesco, Ursula von der Leyer.

Una nomina controversa, quindi, e che non ha realmente soddisfatto le parti interessate, né da un versante né dall’altro, e che ha mandato un messaggio molto preoccupante ai cittadini europei, che hanno visto la scelta dello Spitzenkandidat completamente scavalcata a favore della nomina di una estranea alla meccanica del voto alla presidenza.

Il diffuso malcontento ha avuto riscontro nel voto della fiducia del Parlamento, che ha avuto luogo lo scorso 16 Luglio, in cui la mozione è passata con una vittoria molto risicata di 383 voti a favore e 327 contrari, ricevendo, tra l’altro, il supporto degli europarlamentari grillini, in netto contrasto con i loro alleati della Lega, fortemente contrari.

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Non si prospetta quindi una carriera politica facile, durante la quale la neo eletta dovrà lavorare duro per dimostrare di essere all’altezza della sua carica, cercando di mettere d’accordo entrambe le parti per garantire un ambiente idoneo al lavoro delle istituzioni europee.

Davide Rossi

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