Eurodeputati e Politiche Giovanili: intervista all’On. Caterina Chinnici.
Caterina Chinnici, una lunga carriera nella magistratura ed ex capo del Dipartimento per la giustizia minorile. Classe 1954, è stata rieletta lo scorso mese di maggio nel Parlamento europeo, con 113.248 preferenze. Attualmente è membro del gruppo parlamentare europeo S&D e componente delle commissioni Libe (Libertà civili, Giustizia e Affari interni) e Cont (Controllo dei bilanci).
1) On. Chinnici, cosa rappresentano per lei le politiche giovanili?
“Credo rappresentino il più importante tra i generatori di sviluppo, da più punti di vista. Mi riferisco, sì, alla dimensione economica, quella che chiama la politica e le istituzioni a saper creare condizioni adeguate affinché i giovani possano acquisire competenze, esprimere le loro energie nel mondo del lavoro, produrre reddito, costruirsi un futuro. E, come dice sempre, nessuno dei nostri giovani dovrebbe mai lasciare la propria terra d’origine per mancanza di opportunità ma soltanto, eventualmente, per scelta. Mi riferisco però anche alla dimensione delle politiche educative e socio-culturali, altrettanto fondamentali per contrastare e, quando possibile, anche prevenire quei fenomeni di disagio, di bisogno, di marginalità o di devianza che possono condurre i giovani a entrare in conflitto con la legge e a volte anche a ritrovarsi invischiati nelle reti della criminalità organizzata”.
2) Alle ultime elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo nel Collegio Italia Insulare sono stati eletti esclusivamente rappresentanti della Sicilia e nessuno in Sardegna. Mancando una rappresentanza sarda nell’europarlamento come sarà garantita la rappresentanza dei bisogni e delle istanze dei giovani sardi?
“In nessuna delle liste è stato eletto un candidato sardo, è vero, ma tecnicamente la circoscrizione elettorale è unica per Sicilia e Sardegna e questo dato formale ha un chiaro significato sostanziale: chi è stato eletto è comunque chiamato a svolgere una funzione di riferimento per entrambe le regioni. Peraltro, ci sono alcune grandi questioni che Sicilia e Sardegna devono a mio avviso affrontare congiuntamente, e su tutte cito la condizione di insularità con le sue ricadute in materia di mobilità esterna delle persone, di circolazione delle merci, di costi da sostenere e di assetto economico in senso generale. Una battaglia già avviata nella scorsa legislatura con l’approvazione di una risoluzione parlamentare che riconosce tale condizione di svantaggio geografico e che ora va declinata in azioni conseguenti, specifiche e mirate”.
3) Come può un under35 comunicare una proposta, problematica ad un eurodeputato?
“Ci sono più canali di comunicazione attraverso i quali è possibile farlo. Innanzitutto la posta elettronica: abbiamo tutti un indirizzo assegnato dal Parlamento Europeo ed è possibile trovarlo facilmente nella pagina che il sito internet del Parlamento stesso dedica a ciascun eurodeputato. Poi ci sono i canali social: per esempio, io ricevo tanti messaggi sulla posta privata associata alla mia pagina Facebook, ma c’è anche la messaggeria privata di Twitter, anche se quest’ultima si presta molto meno ed è, di conseguenza, meno utilizzata. Il dialogo con i giovani è un argomento che mi sta molto a cuore e la domanda mi offre anche l’occasione di ricordare che, a proposito dei giovanissimi, nella scorsa legislatura abbiamo avviato un progetto pilota intitolato “Europe kids want“, una grande consultazione online su scala europea per consentire ai ragazzi di esprimere esigenze e proposte, insomma di dire cosa si aspettano dall’Unione Europea”.
4) Pensando a programmi quali l’Erasmus+, l’Erasmus per giovani imprenditori, ecc. secondo lei perchè i giovani in Europa sono poco informati circa le iniziative europee a supporto dei giovani?
“Non saprei dire fino a che punto c’è una questione di poca informazione. Nel 2018 l’Italia si è confermata, come avviene da anni, prima in Europa per numero di soggetti beneficiari di fondi UE diretti, cioè quelli erogati direttamente dalla Commissione Europea e tra i quali rientra anche Erasmus, e siamo nella top four europea per entità dei finanziamenti ottenuti. Probabilmente l’Unione può fare di più per diffondere la conoscenza di questi programmi, magari potenziando le campagne e gli incontri mirati nei territori e forse anche la promozione attraverso i social media. È pur vero però che le informazioni sui programmi di finanziamento e anche i singoli bandi emanati di volta in volta per l’assegnazione dei finanziamenti sono pubblicati su più portali online di facile consultazione: per esempio ted.europa.eu, che è la versione online del supplemento alla Gazzetta ufficiale dell’UE, e poi il portale Sedia, acronimo di Single Electronic Data Interchange Area . Una riflessione forse andrebbe fatta su un altro aspetto: al primato europeo dell’Italia per numero di beneficiari dei fondi diretti fa da contraltare una bassa percentuale di successo dei progetti, nel senso che quelli vincenti sono pochi in rapporto a quelli presentati. Per gli esperti ciò indica che forse in Italia troppi enti, imprese e associazioni si cimentano nell’euro-progettazione senza la dovuta preparazione, e allora su questo fronte sarebbe forse opportuna un’informazione più equilibrata per evidenziare, accanto ai benefici che possono scaturire da una buona idea progettuale, quali sono le strategie migliori e quanto sia stretto il rapporto tra la qualità della progettazione e le effettive possibilità di accesso ai finanziamenti”.
5) Per quanto riguarda l’imprenditoria giovanile e la formazione, come è possibile secondo lei passare dalla formazione (dove non vi sono vincoli stringenti di spesa da parte delle amministrazioni pubbliche) alla fase performante dell’apertura di un’azienda se il sostegno economico anche nella modalità del contributo a fondo perduto (offerto a seconda delle percentuali regionali,nazionali ed europee) richiede ai giovani l’anticipo delle spese? Come può un giovane senza risorse proprie, con una idea innovativa e la capacità di realizzarla, creare un’impresa e occupazione se il passaggio dalla formazione alla produttività vera e propria è cosi critico?
“La domanda tocca una questione che è piuttosto complessa, tuttavia non sono mancati interventi in questo senso. Potremmo citare la legislazione sul prestito d’onore in Italia ma anche il piano dell’UE Garanzia Giovani attivato nel nostro paese nel 2014, con all’interno il fondo SelfieEmployment per l’accesso facilitato al microcredito e ai piccoli prestiti. Agevolazioni per l’accesso ai finanziamenti sono previste anche nell’ambito di altri programmi europei. Sono soluzioni valide. Probabilmente però occorrerebbe estenderne la portata, anche nel senso di ricondurle a una strategia complessiva e di sistema che sia trasversale rispetto ai singoli programmi di finanziamento e ai singoli settori economici”.
Foto Caterina Chinnici