Essere giovani al tempo della pandemia. Indagine tra gli under 35.

Come stanno vivendo l’emergenza sanitaria gli under 35? Una risposta arriva dall’ultima indagine dell’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo (e condotta da Ipsos) che ha indagato su come gli under 35 vivono la crisi sanitaria, cosa pensano delle misure del Governo e del futuro.

Dopo un primo periodo di resistenza alle restrizioni e forse all’idea stessa della pandemia, ora i giovani sono non solo più consapevoli del fenomeno, ma anche largamente d’accordo con le misure di distanziamento sociale e con la chiusura delle scuole, università e luoghi di aggregazione.

In generale si rafforza (di poco) l’immagine del Governo, ma non nelle classi con profilo socioculturale più basso: tra chi si è fermato alla scuola dell’obbligo il 33% riduce la fiducia nel Governo. È la fiducia nei partiti ad avere la peggio, diminuita per 4 giovani su 10.

La maggioranza degli intervistati pensa che rischi come quello della pandemia Covid-19 siano destinati ad aumentare (concorda il 52,5%, in disaccordo solo il 12,6%, il resto in posizione intermedia). Più in generale, assieme ai timori sull’ambiente si unisce ora quello di esposizione a diffusioni di virus aggressivi.

L’epidemia è il segnale di un mondo che espone a nuovi rischi e non un fenomeno passeggero: si è creata, infatti, una rottura nei percorsi individuali abituali e nei modelli sociali e di sviluppo.

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Evidente poi l’impatto fortemente negativo sulle attuali condizioni di vita: la maggioranza sperimenta una peggiore situazione economica e ampio è il campione di coloro per i quali sono peggiorate le condizioni di lavoro.

In modo ancor più accentuato per le classi sociali più svantaggiate: nel 26,1% il peggioramento economico è stato grave per chi ha titolo basso contro il 14,2% di chi ha titolo alto.

Rilevanti anche le ricadute negative nello studio, concentrate maggiormente sugli under 25 (per il 36,5% di questi ultimi le possibilità di adeguata formazione sono peggiorate). Per il 40% degli intervistati c’è almeno un aspetto positivo: è migliorato l’uso del tempo libero. Si sono ridotte le relazioni sociali all’aperto e nei luoghi pubblici, ma ci si trova con più tempo per sé.

Più volte le ricerche dell’Osservatorio Giovani hanno messo in evidenza l’incertezza del futuro. Oggi è naturale aspettarsi insicurezze e timori ancora più gravi. Infatti, quasi la metà si aspetta un domani peggiore e ancor più se si parla di salute e di lavoro

Sul futuro tre giovani su quattro vedono tutto molto fosco: economia, reddito, disoccupazione, persino le tasse peggioreranno sensibilmente. Così come la formazione, la competitività delle aziende e i servizi per le famiglie. Prevalgono le preoccupazioni sulle condizioni del Paese in generale, con impatto negativo indicato da due giovani su tre. La preoccupazione è trasversale su tutte le età e le componenti sociali, ma risulta più accentuata nelle fasce più deboli (si va dal 61,8% dei laureati al 66,8% di chi ha titolo basso).

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Meno scontato l’effetto che l’emergenza Covid-19 lascerà sulla reputazione dell’Italia, sulla cura del bene comune e sulle relazioni sociali, voci su cui i giovani si dividono rispetto a potenziali aspetti positivi e negativi.

Nell’orizzonte grigio ci sono però squarci di azzurro. In altre parole, non mancano coloro che vedono la possibilità di trasformare la crisi in opportunità: gli italiani avranno sperimentato migliori relazioni familiari, nutriranno maggiore fiducia nella scienza, avranno più competenze digitali, ci sarà più attenzione alla salute pubblica e godranno di un più efficiente servizio sanitario.

Oltre all’impatto materiale e alla percezione di un futuro sempre più incerto, emerge però un quadro inatteso: l’esperienza di una positività da poter mettere in gioco. Il 51,5% afferma di sentire di apprezzare di più la vita. Inoltre, sono molti di più quelli che hanno scoperto di poter contare sugli altri in caso di problemi rispetto a quelli che hanno ottenuto l’impressione opposta (31,8% contro 14,8%). Quasi il 30% ha poi sperimentato, con la crisi, opportunità che non immaginava.

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In sintesi, i dati dell’indagine evidenziano una grande consapevolezza da parte dei giovani (dai 20 ai 34 anni) del momento difficile che sta attraversando l’Italia e della necessità delle misure drastiche adottate. Sulle ricadute di tali misure c’è forte preoccupazione sia per i costi che determinano sul Paese, sia sul proprio percorso formativi e professionale.

“Ma emerge” – come sottolinea Alessandro Rosina, coordinatore scientifico dell’indagine, – “anche una grande voglia di reagire positivamente, di guardare oltre la normalità e quotidianità passata (in cui molte cose si davano per scontate) di pensare in modo diverso (e positivo) a se stessi e alle proprie capacità, di riscoperta di valore delle vita e delle relazioni, ma anche un atteggiamento aperto verso il cambiamento e alle opportunità che si possono aprire (pur tra complessità e insidie).

Questa energia positiva va sostenuta, incoraggiata e valorizzata, in modo che diventi la spinta principale su cui può contare il Paese per ripartire, non solo superando l’emergenza ma mettendo le basi di un nuovo percorso di sviluppo”.

foto Sardegnagol, riproduzione riservata.

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