Erasmus+, Tovaglieri: “E’ giusto coinvolgere gli adolescenti nelle attività delle drag queen?”.
Buone pratiche europee ma anche perplessità per il finanziamento di progetti con tasse e imposte del contribuente europeo. Questa, in estrema sintesi, potrebbe essere la migliore descrizione del disturbo bipolare che affligge da anni il cosiddetto programma Erasmus+.
Una circostanza ricordata recentemente dall’eurodeputata dei Patrioti per l’Europa, Isabella Tovaglieri, critica verso il finanziamento del seminario “DragTivism Jr” con fondi del programma europeo Erasmus+. Evento, ha ricordato l’esponente del gruppo PfE, che ha avuto un costo totale di 35.730 euro.
“Tale evento mira a coinvolgere ragazzi dai 14 ai 17 anni su tematiche LGBTQ+, dibattendo con loro di “fluidità” e genere, esplorando i loro “possibili alter ego” ed insegnando loro nozioni relative all’attività di drag queen, anche nell’ottica di una “futura occupazione”.
Un progetto, dunque, decisamente singolare sul quale è stato chiesto l’intervento della Commissione europea circa l’opportunità di tali progettualità finanziate con i soldi del/della contribuente europeo/a.
Ma, dalle parti dell’Esecutivo von der Leyen, non si rileva alcun problema o criticità come dichiarato dalla Vicepresidente esecutiva della Commissione europea, Roxana Mînzatu: “Il programma Erasmus+ intende promuovere le pari opportunità e la parità di accesso, l’inclusività, la diversità e l’equità in tutte le sue azioni. La guida al programma sottolinea che i progetti devono rispettare la dignità umana, la libertà, la democrazia, l’uguaglianza, lo Stato di diritto e i diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze, in piena conformità ai valori e ai diritti sanciti nei trattati dell’UE e nella Carta dei diritti fondamentali dell’UE”.
Guida al programma comune, andrebbe spiegato alla Mînzatu, che, singolarmente, vede le diverse Agenzie Nazionali per la Gioventù valutare le diverse proposte progettuali in modo difforme nei vari contesti nazionali, confermando tutta la discrezionalità delle singole agenzie esecutive del programma. Eterogeneità che certo non aiuta ad assicurare una crescita e condivisione comune dei valori in Europa.
“La Commissione – ha aggiunto l’esponente della Commissione Ue – non segue nello specifico le attività connesse a persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender, queer o in fase di esplorazione del proprio orientamento sessuale (LGBTQ+) nei progetti finanziati dall’UE. La guida stabilisce inoltre norme chiare per la protezione, la salute e la sicurezza dei partecipanti, compresi i minori. L’apprendimento deve avvenire in un ambiente sicuro che rispetti e protegga i diritti di tutti e le organizzazioni coinvolte devono disporre di procedure efficaci per garantire la sicurezza, la protezione e la non discriminazione dei partecipanti”.
Premesse che hanno spinto la Commissione a contattare l’agenzia nazionale dei giovani spagnola, incaricata della selezione e del monitoraggio del progetto in questione, per accertare il rispetto dei criteri di qualità previsti dal programma.