Erasmus+, la conferma della commissione parlamentare: “Serve semplificazione”.
Da tempo un concetto sostenuto dalle organizzaizoni giovanili e dai tantissimi giovani europei “impossibilitati” a partecipare alle opportunità offerte dal Programma Erasmus+, la commissione parlamentare CULT del Parlamento Europeo ha certificato, in una recente relazione, i principali punti di debolezza della rinomata buona pratica dell’Unione europea.
Nonostante le iniziative autoreferenziali di talune Agenzie Nazionali, il programma di finanziamento dell’UE per l’educazione di giovani e adulti, secondo lo stesso Parlamento europeo, va ritoccato se si vogliono rendere accessibili i percorsi di apprendimento, le mobilità e i progetti di cooperazione tra organizzazioni e istituzioni.
Osservazioni puntuali che si basano non tanto sul sentiment delle organizzazioni giovanili, giovani e istituti europei ma su ricerche documentali e indagini effettuate presso le stesse agenzie nazionali, responsabili della gestione del programma nei vari Paesi.
Una valutazione a senso unico quella della CULT, per ribadire che l’attuazione del programma, in termini di inclusività e impatto, richiede l’introduzione di miglioramenti (chi lo avrebbe mai detto!), a partire dalle ovvie (forse non per tutti) carenze amministrative.
I punti deboli del programma Erasmus+, secondo la commissione parlamentare, riguardano prima di tutto l’ammontare dei finanziamenti, ritenuto non sufficiente specialmente per la sezione del programma “Gioventù” e “Sport”. Su questo aspetto, per esempio, basterebbe vedere gli importi previsti per le mobilità dei giovani e la relativa discrepanza – facilmente rilevabile – con quelli fissati per le mobilità degli adulti, che godono (alla luce della limitata capacità economica dei giovani) di maggiori finanziamenti. Incongruenza, di fatto, che certifica la non sostanziale inclusività per i cosiddetti “giovani vulnerabili” tanto palesata dal programma.
Ancora, serve rafforzare il coordinamento per garantire una comprensione comune delle regole di Erasmus+. Per la CULT, nel dettaglio, un maggiore coordinamento tra le Agenzie Nazionali (quella Italiana da decreto istitutivo sembrerebbe non prevedere più l’onere di vigilanza della Commissione Ue) guidato e monitorato dalla Commissione europea porterebbe a un’interpretazione più coerente delle norme tra le Agenzie Nazionali, uniformando anche la qualità delle valutazioni tra i Paesi partecipanti.
Inoltre, prosegue l’impallinamento della CULT, è improcrastinabile una maggiore semplificazione delle misure previste dall’attuale programma, a partire dai moduli per l’invio delle proposte progettuali, fino ad arrivare all’adozione di un linguaggio più semplice delle guide e ,possibilmente, anche delle valutazioni delle varie Agenzie nazionali: esempi di alta espressione di “indecifrabilità”.
Stigmatizzata dalla commissione, anche la pessima funzionalità della piattaforma informatica del programma Erasmus+, decisamente inaffidabile per via dei ricorrenti crash e, come spesso confermato, “capace di scoraggiare i candidati dalla presentazione delle domande”, rileva la CULT. “È necessaria – spiegano i commissari – una ricerca dettagliata sull’entità del problema dei “bug” nel nuovo sistema e sulle difficoltà intrinseche nell’utilizzo dell’interfaccia della piattaforma”.
Un commento lapidario, per usare un eufemismo!
Tra i punti più spinosi rilevati dalla commissione, ancora, quello dell’inclusione, attualmente non incentivata a dovere all’interno del programma Erasmus+, ormai sempre più appannaggio di studi di progettazione strutturati, piuttosto che dei “giovani vulnerabili” specialmente per quanto attiene il segmento “Gioventù” del programma.
Ancora, bisogna affrontare la questione tempestività. Sono infatti poco note le motivazioni alla base dei continui ritardi nell’erogazione degli anticipi, dei saldi (anche dopo la redazione delle dovute relazioni finali) verso i beneficiari del programma. “È necessaria una maggiore certezza sui tempi di decisione e di pagamento – conferma la CULT -. Gli stakeholder non solo ritengono che ci voglia troppo tempo per prendere le decisioni di assegnazione, ma evidenziano anche incertezze o ritardi nei tempi di aggiudicazione e di pagamento ai beneficiari”.
Elementi, come facilmente desumibile, che non possono che generare frustazione, aumentare gli oneri amministrativi e complicare la pianificazione finanziaria, specialmente per le piccole organizzazioni e i “nuovi arrivati”, compromettendo, di fatto, le ambizioni di inclusione e diversità tanto osannate all’interno del programma.
Altresì, continua la ‘filippica’ della commissione CULT sul programma Erasmus+, si deve migliorare la trasparenza del processo di valutazione delle proposte. I candidati dovrebbero ricevere un feedback più dettagliato sui punti di forza, i punti deboli e le aree di miglioramento delle loro domande. Insomma, una puntualizzazione che vuole portare fuori dagli attuali radar delle criptiche valutazioni offerte alle organizzazioni partecipanti dalle varie Agenzie Nazionali. Fulgidi esempi di comunicazione autoreferenziale e inintelligibile.
“Scudisciata istituzionale”, infine, anche sul tema della trasparenza e della ricercabilità del portale Erasmus+ che, al momento, permette di affettuare analisi molto limitate a livello di progetto e di Paese, limitando la trasparenza dei finanziamenti assegnanti.
Nell’ambito della valutazione Erasmus+, nonostante la puntuale disamina dei punti critici da parte della commissione CULT, sembrerebbe essere sfuggito il tema della distribuzione territoriale delle risorse che, come rilevato per esempio dall’analisi dei risultati dell’ultimo round per i progetti di cooperazione Erasmus+ Gioventù da parte dell’Agenzia Italiana per la Gioventù, rappresenta un tema imprescindibile per l’equilibrata diffusione delle opportunità del programma nelle varie Regioni d’Europa, specialmente verso quelle, come la Sardegna, dove coesistono alcuni dei più alti tassi di devianza giovanile, presenza dei Neet e abbandono scolastico dell’Ue.
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