Elezioni regionali, dalla passerella dei ministri alla narrazione del semplice “dato locale”.

Dopo la “sbruncata” (non per le liste del centrodestra) collezionata dal (forse non più leader della coalizione) Paolo Truzzu, i big player nazionali sono corsi ai ripari, ingaggiando una lotta contro il tempo per minimizzare l’insuccesso delle ultime elezioni regionali in Sardegna. Dai fasti delle passerelle ministeriali, dove addirittura si sono sentiti piani importanti per la Sardegna, assurta al tempo della campagna elettorale quale punto nevralgico della Nazione, si è repentinamente passati alla narrazione della sconfitta da vedere come mero “dato locale”.

Ciascuno, riprendendo la stessa premier Giorgia Meloni, “interpreta i numeri a modo suo” ma l’imbarazzo è palpabile per una immposizione di candidatura che, di fatto, ha condannato il centrodestra alla sconfitta e a 5 lunghi anni di minoranza. Il ‘capitano’ Matteo Salvini è però andato oltre, dichiarando che la Lega ha migliorato la sua performance sull’Isola. Se passare dall11,3% del 2019 al 3,6% del 2024 è un miglioramento qualcuno dovrebbe ricordare al leader del Carroccio che nel Consiglio regionale della XVII Legislatura ci sarà un solo consigliere regionale leghista, Alessandro Sorgia, entrato anche grazie al sostegno della non di certo leghista Alessandra Zedda.

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Sempore restando nel perimetro dell’Esecutivo Meloni anche il ministro per la Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, ha voluto minimizzare il dato elettorale in Sarrdegna, ricordando che “non bisogna farne un dramma”.

Adesso, dopo l’entusiasmo e l’effort del Governo nazionale registrato nell’Isola nelle ultime 8 settimane, la Sardegna può tranquillamente tornare al posto che più le si confà nello scenario nazionale dati i numeri di rappresentanza, ovvero quello di mera cayenna italiana.

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