Elezioni parlamentari in Kosovo. Sfida a 4 per il potere.
Il Kosovo si prepara per le sue none elezioni parlamentari. Appuntamento che vedrà in gioco ben 28 entità politiche, tra cui 19 partiti politici, cinque coalizioni, due iniziative cittadine e un candidato indipendente. Tra questi, sei rappresentano la comunità serba. Ma, a fare clamore, sono i nomi dei candidati più vista, a partire da Albin Kurti del Movimento per l’autodeterminazione, Lumir Abdixhiku della Lega democratica, Memli Krasniqi del Partito democratico del Kosovo e del controverso Ramush Haradinaj, in passato indagato dalla Corte Penale internazionale per l’uccisione di 58 persone, principalmente di etnia serba e spesso associato a sodalizi criminali internazionali.
Non dovrebbe sorprendere, come evidenziato anche dall’Ifimes, l’Istituto Internazionale per gli Studi sul Medio Oriente e sui Balcani, che le strutture politico-criminali abbiano investito enormi quantità di denaro e risorse, persino assumendo mercenari stranieri, per inquinare il quadro politico del Paese, come ricorda il tentativo di rovesciare Albin Kurti, le cui politiche sono state aspramente combattute dai sodalizi criminali locali e dalle “solite” influenze straniere.
Attualmente, l’Assemblea del Kosovo ha 120 seggi parlamentari, di cui 20 riservati alle comunità minoritarie. Di questi, 10 sono assegnati alla comunità serba, tre alla comunità bosniaca, due alla comunità turca, quattro ai Rom (comunità RAE) e uno alla comunità gorani. La soglia elettorale è fissata al 5%.
Elezione, il cui esito, dirà molto sulla futura integrità del Paese. “E’ ben noto – spiegano i ricercatori di Ifimes – che l’ex presidente del Kosovo Hashim Thaçi (PDK) era un forte sostenitore della divisione del Kosovo”, tentativo bloccato negli anni dal Movimento per l’autodeterminazione di Albin Kurti, contrariamente alla Lega democratica del Kosovo (LDK).Il Partito democratico del Kosovo (PDK), in lizza alle prossime elezioni, non ha mai rinunciato all’eredità politica di Hashim Thaçi o al suo ruolo nella divisione del Kosovo.
“A tutt’oggi – aggiungono dall’Ifiimes – il partito rimane sotto l’influenza di strutture politico-criminali che muovono i fili da dietro le quinte. Il PDK non si è mai veramente evoluto in un vero partito politico nel pieno senso della parola. Il piano di divisione del Kosovo è direttamente collegato alla Bosnia ed Erzegovina, il che ha suscitato ulteriore allarme in quel Paese”.
Gli analisti, poi, hanno descritto alcuni leader dell’opposizione come figure il cui programma politico è modellato più dai desiderata dei lobbysti che da programmi politici o da una visione di sviluppo del Kosovo.
L’agenda di giustizia sociale e uguaglianza di Kurti sfida direttamente queste strutture, con la sua posizione riformista che lo pone in una posizione – non potrebbe essere altrimenti – sempre più precaria. A ciò si aggiunge una fazione canaglia all’interno della magistratura, che lavora in coordinamento con attori stranieri per creare e diffondere sistematicamente scandali e accuse inventate contro Kurti e i suoi più stretti alleati. “Questo – secondo l’Ifimes – spiega la natura della campagna elettorale. Ciò che si sta svolgendo non è uno scontro politico di routine, ma una campagna attentamente orchestrata, ideata all’interno di centri di potere criminale e giudiziario, volta a erodere la fiducia del pubblico e indebolire sia Kurti che il Movimento per l’autodeterminazione”.
Sullo sfondo, poi, c’è il tema delle comunità minoritarie e della loro rappresentanza. Particolare attenzione è rivolta alle elezioni all’interno della comunità serba, che detiene 10 seggi in Parlamento. La Lista serba, il partito più grande che rappresenta i serbi del Kosovo, dovrebbe assicurarsi tutti i dieci seggi nell’Assemblea del Kosovo.
Data la presenza radicata di strutture politico-criminali e mafiose in Kosovo – ricordiamolo, Paese nato grazie ai desiderata degli USA, interessati a estendere la propria influenza nell’Europa centro-orientale – sarà necessario, secondo l’Ifimes – uno sforzo per indagare i collegamenti con alcuni organi di informazione, in particolare sulle loro fonti di finanziamento: “È interessante notare che il PDK sta cercando di espandere l’influenza russa in Kosovo come forma di ritorsione contro gli Stati Uniti per il processo di Hashim Thaçi davanti alla Corte speciale (KSC-SPO) dell’Aia, per il quale incolpano gli USA. Inoltre, alcuni leader dell’opposizione in Kosovo hanno da tempo mantenuto forti legami con Mosca”.
Ad oggi, i cosiddetti media indipendenti del Kosovo sono ben lungi dall’incarnare professionalità o elevati standard giornalistici; al contrario, funzionano come meri avamposti di strutture politico-criminali: “Invece di elevare il dibattito pubblico – si legge nell’indagine di Ifimes – la loro copertura mediatica, fatta di distorsioni fattuali e di resoconti non professionali – ha offuscato l’attenzione sulle legittime carenze del governo. Tale comportamento ha influenzato il dibattito pubblico, intorbidendolo”.
Una situazione politica pesante per usare un eufemismo, confermata anche dal complotto per assassinare Albin Kurti nel 2021 da parte dall’élite politico-criminale e mafiosa sostenuta da un’oligarchia di magnati che tiene il Paese nelle sue grinfie.
Le prossime elezioni parlamentari, quindi, segneranno, di fatto, l’ultimo disperato tentativo delle strutture politico-mafiose e dell’oligarchia di rimuovere Kurti e riprendersi il potere.
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