Elezioni, giovani e cambi di casacca nella XVIII Legislatura.

Dopo decenni di fenomeni “scilipotiani”, ovvero dei cambi di gruppo in Parlamento (e nei vari enti territoriali italiani), avrà ancora senso andare a votare potenziali coalizioni di Governo che, guardando alle numerose dichiarazioni dell’ultim’ora, con molta probabilità evaporeranno come neve al sole dopo alcuni mesi dal proprio insediamento?

Se da una parte continua a regnare l’eterna (nonché stancante) soap opera per la leadership tra sovranisti e populisti – ovvero Lega e Fratelli d’Italia – e dall’altra non accenna a interrompersi la risibile lotta di wrestling all’interno della galassia del centrosinistra, alla luce della crescente povertà e analfabetismo funzionale nel Paese, quale risultato si spera di ottenere alle prossime elezioni del 25 settembre?

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Potrebbe avere senso andare a votare per una nuova Legislatura (che dovrebbe traghettare il Paese fuori dall’attuale palude) riflettendo anche sui cambi di casacca – ben 415, per una media di 8,3 al mese – registrati nel corso dei Governi Conte I, II e Draghi? Trasformismo che nel solo mese di giugno 2022 – come ricordato dal quotidiano il Tempo – ha rilevato ben 83 movimenti con la scissione del gruppo di Luigi Di Maio dal Movimento 5 Stellle?

Quanti/e elettori/trici, ancora, cadranno, il prossimo mese di settembre, nella trappola della prossimità ideologica di questo o quel partito, salvo poi doversene lamentare per i prossimi anni a venire? Quanti/e – per colpe direttamente ascrivibili – si faranno abbindolare da slogan e programmi privi di dati e numeri sugli interventi proposti per la “rinascita del Paese?”. Vinceranno ancora una volta i/le ciarlatani/e della politica italiana? Guardando agli attuali sondaggi la risposta non può che essere affermativa, purtroppo!

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Per i/le più giovani chiamati/e a votare per la prima volta o per gli/le under35 italiani/e, già di per sé poco inclini ad esprimere il proprio esercizio di voto stando alle statistiche degli ultimi 20 anni, avrà senso andare alle urne il prossimo 25 settembre alla luce della scomparsa della questione giovanile dall’agenda politica e dalle linee programmatiche dei partiti italiani?

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