Elezioni georgiane, per Borrell quando il voto non è pro-euro è tarocco.
Continuano a non mancare le dichiarazioni “diversamente responsabili” dell’Alto rappresentante dell’Ue Josep Borrell, intervenuto sull’esito delle elezioni parlamentari in Georgia svoltesi lo scorso 26 ottobre.
Consultazioni democratiche, vinte da “Sogno Georgiano”, che, non avendo registrato la vittora del blocco europeista, sono state indicate (in estrema sintesi) come tarocche dall’Alto rappresentante dell’Ue. Una dichiarazione di diverso segno, quindi, rispetto a quella rilevata la scorsa settimana con le elezioni in Moldova, dove lo stesso Borrell ha, invece, elogiato “la scelta dei cittadini moldavi di volere l’Ue”. Oggi, però, con un risultato a sfavore per gli europeisti, si urla al broglio elettorale. Insomma, l’ennesima dimostrazione di “alta democrazia” e dei doppi standard dell’Ue.
Eppure, secondo i risultati e le conclusioni preliminari della Missione di osservazione elettorale internazionale guidata dall’Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani dell’OSCE (ODIHR), il giorno delle elezioni è stato generalmente “ben organizzato dal punto di vista procedurale e amministrato”.
Nonostante ciò, per Borrell, le elezioni sono state “caratterizzate da un ambiente teso, con frequenti compromessi nella segretezza del voto e diverse incongruenze procedurali, nonché segnalazioni di intimidazioni e pressioni sugli elettori che hanno avuto un impatto negativo sulla fiducia del pubblico nel processo. Segnalazioni di pressioni sugli elettori, in particolare sui dipendenti del settore pubblico, sono state diffuse nella campagna. Ciò, unito all’ampio monitoraggio degli elettori il giorno delle elezioni, ha sollevato preoccupazioni sulla capacità di alcuni elettori di esprimere il proprio voto senza timore di ritorsioni”.
Giustamente, non potendo accettare l’esito sfavorevole verso il blocco europeista, che ha raccolto un magro 38%, Borrell ha quindi chiesto alla Commissione elettorale centrale della Georgia di svolgere “indagini” e “giudicare le irregolarità elettorali”, quale passo necessario “per ricostruire la fiducia nel processo elettorale”.
Strano ma vero, detto da un rappresentante dell’Ue che continua a sostenere da 5 mesi lo sforzo bellico di un Paese guidato da un presidente illegittimo (dal 24 maggio 2024) come Volodymyr Zelenskyy. Lì, per l’Ue, la correttezza e la fiducia nel processo elettorale possono andare a farsi benedire. Immaginate i miliardi di euro che potrebbero andare persi per “gli alleati e partners dell’Ucraina” se dovesse vincere una coalizione nemica del presidente-attore.
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