Elezioni europee, Lidia Tilotta: “3500 giovani sardi lasciano l’Isola ogni anno”.

“Se negli ultimi 8 anni non avessi girato le scuole d’Italia e non fossi entrata in contatto con l’intelligenza, la tenacia, la passione e la purezza di tanti ragazzi e ragazze delle scuole forse non avrei deciso di candidarmi. Mi è stato chiesto di farlo dal Partito Democratico come candidata indipendente, ed io, giornalista, ci ho riflettuto tanto prima di accettare. Sono partita dall’analisi di questi anni e mi sono resa conto che il mio è stato un impegno professionale ma anche “politico” nel senso puro della parola”. Così oggi è intervenuta la candidata alle elezioni europee nella circoscrizione Italia Insulare, Lidia Tilotta.

“Ho scritto due libri sui diritti umani: “Lacrime di sale” insieme a Pietro Bartolo, e “Karibu” con Cristina Fazzi, una donna coraggiosa che ha deciso di spendere la sua vita a favore delle comunità africane più in difficoltà. Di queste storie ho parlato soprattutto con i giovani delle scuole e con tantissime associazioni in giro per tutta Italia. Questa esperienza mi ha convinta che candidarmi potesse essere una bella scelta da portare avanti, perché la fase che stiamo vivendo non consente di restare nella propria “comfort zone”.

Un impegno nato fin dai primi passi nella Federazione Giovanile Comunista Italiana “spinta dagli ideali che quella organizzazione portava avanti con Enrico Berlinguer e con Pio La Torre”. “Sono ancora convinta, come diceva Pio, che le nostre Isole non possono essere portaerei nel Mediterraneo ma devono essere raggiere di pace, sviluppo e cooperazione. Le nostre battaglie di allora sono quelle di oggi che i giovani, soprattutto, stanno portando avanti contro la militarizzazione e lo sfruttamento del territorio”.

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Parlamento, secondo la candidata, che deve saper affrontare i grandi temi ma mantenere il collegamento con le tante regioni d’Europa: “Chi sta in Europa, i parlamentari europei, devono dialogare con gli altri livelli istituzionali, con chi siede al Parlamento nazionale, in quello regionale e giù fino ai presidenti di circoscrizione delle città e deve connettere le reti produttive, lavorative e associative che già esistono e fanno tanto ma spesso nella assoluta solitudine. Solo così costruiremo partecipazione e progettualità dal basso, questa è la vera riforma della politica. L’8 e il 9 giugno in Europa bisogna riuscire a portare una precisa visione sull’insularità. Sardegna e Sicilia hanno risorse straordinarie ma anche grandi criticità: collegamenti inadeguati, spopolamento, emigrazione giovanile, sanità, cambiamento climatico e assenza di lavoro”.

“Tra le parole che ho scelto di evidenziare in questa campagna elettorale c’è “Diritti”. Dobbiamo pretendere un’Europa con un modello di welfare unico che riconosca uguali diritti per tutte e tutti, che non dipendano dalle coordinate geografiche del luogo in cui nasciamo. Un’Europa che tuteli i diritti e che sblocchi il cosiddetto ascensore sociale. Questo sito parla ai giovani. Ebbene, per loro l’ascensore sociale oggi è fermo e il lavoro sempre meno dignitoso. Bisogna pensare a un piano per il lavoro che intervenga a livello europeo sui salari, sul rafforzamento della contrattazione collettiva, che intervenga sulle questioni della sicurezza e che dia nuovi diritti per i nuovi lavori”.

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Unione europea, nonostante le narrazioni dei cosiddetti “sovranisti”, sempre più importante per il benessere dei cittadini e delle imprese europee: “A tante persone che ho incontrato – prosegue Tilotta – dico che senza i fondi comunitari non andremmo da nessuna parte. Bisogna fare in modo che si intervenga sulle politiche, a partire dalla politica giovanile che determina non solo il presente ma soprattutto il futuro. La Sardegna, dove c’è un’emorragia di abitanti, soprattutto nei paesi dell’interno, tra mancanza di servizi e di lavoro, anno dopo anno si spopola sempre di più. I giovani emigrano in cerca di condizioni migliori: sono 3.500 quelli che ogni anno lasciano l’Isola, il 90 per cento di loro proviene dai territori dell’interno. Nei comuni più piccoli una casa su tre è vuota, mancano servizi come farmacie, uffici postali, negozi di alimentari. Secondo i dati della CNA-Sardegna, si assiste soprattutto a una preoccupante migrazione studentesca. Se nell’anno accademico 2010-2011 gli universitari erano 47.464 in quello 2021- 2022 il dato è sceso a 35.642 (più di 11mila in meno). Senza contare il dimensionamento scolastico attuato dall’ex giunta regionale, che per l’anno 2024-2025 ha deciso di chiudere 36 delle 270 autonomie scolastiche presenti sul territorio regionale per far fronte a quello che viene chiamato “inverno demografico”. Cosa vogliamo fare per invertire il trend? Ma soprattutto: che posto può avere la Sardegna in Europa e per tutti i giovani europei ed europeisti dalla nascita? Le iniziative europee – aggiunge -ci sono e vanno sostenute e incoraggiate (migliorate dove serve) per fronteggiare le difficoltà di inserimento lavorativo e la disoccupazione giovanile. Penso ad esempio al programma Garanzia per i giovani di cui l’Italia, che ha una disoccupazione giovanile superiore al 25 per cento, è già beneficiaria. Ma anche a iniziative che possano finanziare politiche attive di orientamento, istruzione, formazione e inserimento al lavoro a sostegno dei giovani che non sono impegnati in un’attività lavorativa, né inseriti in un percorso scolastico o formativo. Per l’Università, infine, occorre sostenere politiche europee che tendano a uniformare i diritti di dottorandi e giovani ricercatori e che cancelli gli stage non retribuiti e di scarsa qualità come il PD ha chiesto iniziando una battaglia nella passata legislatura. Anche qui bisogna fare rete, con le Università e i centri di ricerca del Mediterraneo e dell’Europa. Del resto, se parliamo di “generazione Erasmus” è per l’intuizione che l’Europa ha avuto come con il Next Generation EU”, conclude.

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