Elezioni 2022: i programmi elettorali per i giovani. Partiti italiani non ci siamo!

Si avvicina inesorabilmente l’election day del 25 settembre e nella più totale “dappocaggine” e irresponsabilità (basterebbe testare lo scarso tenore dell’attività legislativa nei vari Consigli regionali d’Italia), i partiti italiani si confermano impegnati a stracciarsi le vesti e a promuovere una improbabile “verginità”, o meglio, un’assenza di colpe per quanto ampiamente dimostrato nel corso della XVIII Legislatura della Repubblica Italiana, iniziata lo scorso 23 marzo 2018 con la prima seduta della Camera dei deputati e del Senato.

All’interno di questo quadro quarantottesco i giocatori in campo (sempre più difficile considerare gli attuali attori come politici) e sulle ali dell’estensione del diritto di voto al Senato anche ai 18enni italiani/e, i partiti (chi più chi meno) hanno dedicato un inaspettato spazio agli interventi destinati ai giovani. Segmento della popolazione – va rimarcato – da sempre escluso dall’agenda politica del Paese, nonostante ci sia un votante under 35 ogni 3 elettori/trici over 55. Questioni di lana caprina per qualcuno/a, salvo poi lamentarsi della ricorrente scarsa affluenza alle urne della “migliore gioventù” italiana.

Ma quali sono le proposte per i giovani dei partiti in gara alle elezioni del prossimo 25 settembre? Una domanda, purtroppo, alla quale bisogna rispondere evidenziando linee programmatiche raffazzonate in fretta e furia e senza una appropriata conoscenza del settore della gioventù da parte “degli statisti/e italiani/e”, decisamente poco informati sul tema delle politiche giovanili.

Per quanto riguarda il Partito Democratico, volendo andare oltre le reiterate alzate di ingengo del Segretario Enrico Letta, il programma si preannuncia decisamente anacronistico. 3, in particolare le proposte per i giovani: salario minimo, dote per i giovani (10000 euro per i 18enni…che ci sia un nesso con l’attuale estensione del diritto di voto al Senato dei 18enni?) e ius Scholae. Costi, nella narrazione del PD, che saranno prevalentemente coperti dagli introiti aggiuntivi derivanti dalla modifica dell’aliquota dell’imposta sulle successioni e donazioni superiori ai 5 milioni di euro (pari allo 0,2% del totale delle eredità e donazioni). Lo Ius Scholae, ancora, punta al riconoscimento della cittadinanza italiana per i giovani con genitori non europei, nati in Italia o arrivati prima del compimento dei 12 anni, che risiedano legalmente e che abbiano frequentato almeno 5 anni di studio nel nostro Paese. A queste proposte si aggiungono: la riduzione della dispersione scolastica (puntando a piani educativi personalizzati), il sostegno all’apprendimento trasversale e digitale, il potenziamento dell’orientamento nel percorso scuola-lavoro, il rafforzamento delle borse per studenti meritevoli e l’incentivazione di Erasmus e Servizio civile europeo.

Poco interessante e fuori misura anche il programma per i giovani dell’Alleanza Verdi-Sinistra, il nuovo “progetto programmatico estemporaneo” della sinistra italiana. Un nuovo soggetto con il quale è difficile entrare in contatto poiché sono “giorni convulsi” come ricordato dalla segreteria della giovane eurodeputata Eleonora Evi. Ma, volendo ricordare le linee programmatiche della nuova alleanza, si va dal diritto alla casa senza la quale, come ricordano i rossoverdi “non si può studiare né lavorare, riposare il corpo e la mente o godere del proprio tempo libero”. Pensieri profondi frutto di una raffinata riflessione sulla complessità sociale: “I prezzi di stanze e camere sono saliti vertiginosamente, portando a dinamiche di gentrificazione, esclusione e ghettizzazione. L’unico modo per fermare tutto ciò è riaffermare il ruolo del pubblico all’interno della questione abitativa, come agente regolatore e garante, di diritti e dignità”.

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Ancora, nelle realtà universitarie, deve essere garantito un alloggio dignitoso agli studenti/esse che siano “in sede o fuori sede” e poi bisogna pur sempre mettere le mani nelle tasche dei contribuenti e dei piccoli investitori con la previsione di una discutibile limitazione per gli affitti brevi e turistici: “Non più del 20% degli edifici agibili con destinazione d’uso residenziale potrà essere affittata per brevi periodi o a scopo turistico. Nel caso si superasse tale soglia, si partirà dalla limitazione a scapito delle grandi proprietà immobiliari”.

Scarsamente sostenibile, invece, la proposta della gratuità dei trasporti pubblici e treni regionali per i giovani under 30, proposta che non può che far venire in mente l’avvento del nuovo dittatore rivoluzionario nel grande film di Woody Allen “Il Dittatore dello Stato Libero di Bananas”.

“Bisogna favorire i trasporti pubblici e renderli più accessibili – si legge nel programma dei rossoverdi -. Soprattutto, per ridurre l’utilizzo della mobilità motorizzata privata crediamo sia importante sensibilizzare i giovani; lo Stato, attraverso i mezzi di comunicazione/informazione e usufruendo dei mezzi di informazione, può e deve rilanciare i trasporti pubblici. Il secondo passo è instradare i giovani under 30 pubblici ad un nuovo modello di sostenibilità basato sul trasporto condiviso e non privato”. Quanti giovani esponenti e rappresentanti dei principali partiti di sinistra nelle istituzioni in Sardegna utilizzano regolarmente i mezzi pubblici? Dai non scherziamo!

Che dire poi del virtuosismo e della sostenibilità delle proposte dei rossoverdi? Non molto data la previsione di 1 miliardo di euro per finanziare la proposta, finanziata mettendo mano ai cosiddetti Sussidi Ambientalmente Dannosi.

Si devono poi formare i giovani verso “la consapevolezza e la cura del proprio corpo e delle proprie emozioni e all’accettazione di ogni identità di genere… e combattere ogni tipo di discriminazione”. Perché allora tanta resistenza dimostrata a livello locale verso le migliori pratiche dell’educazione non formale? Una bella domanda che non troverà mai risposta all’interno delle “alte sfere progressiste”.

Educazione che per i rossoverdi dovrebbe passare per una educazione sessuale “continuativa, obbligatoria e omogenea in tutte le scuole del Paese con un focus sulla “salute riproduttiva, contraccezione, sessualità consapevole, responsabile, rispettosa e senza pregiudizi”. Un nuovo corso libero da “condizionamenti di qualsiasi matrice religiosa e attenta a riconoscere e riflettere criticamente sugli stereotipi sessuali e di genere”.

Ogni edificio pubblico, nella visione del “duo di sinistra”, deve essere dotato di distributori o sportelli dove ritirare gratuitamente prodotti igienici mestruali. I contraccettivi, ancora, dovrebbero essere distribuiti in maniera gratuita in ogni presidio sanitario, farmacia, consultorio, scuola o università. L’IVA su questi prodotti, inoltre, dovrebbe essere abolita e andrebbe previsto un congedo retributivo al 100% per il ciclo mestruale fino ad un massimo di 3 giorni al mese.

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Lotta poi allo sfruttamento. Anche qui merita applausi l’elementare riflessione “sociologica” dei promotori dell’Alleanza: “Ogni essere umano ha diritto ad un lavoro ben retribuito, stabile, con pieni diritti e tutele. Al contrario, il mondo del lavoro oggi è caratterizzato da sfruttamento, precarietà, compressione dei tempi di vita e disuguaglianze. C’è chi il lavoro non lo ha, chi è troppo disillusә per cercarlo, chi lo cerca ma non lo trova, chi lavora troppe ore a settimana e chi non ne lavora nemmeno una. C’è chi lavora senza ricevere una paga, con ciò che dovrebbe essere formazione ma diventa sfruttamento. E c’è chi lavora con un contratto inadeguato, senza diritti e tutele”. Detto questo c’è anche una politica che difende schemi desueti nonché lesivi per la crescita della produttività del Paese. La stessa politica che non crea sviluppo, reddito e occupazione…

Tra le proposte contro lo sfruttamento, il salario minimo di “almeno 10 euro l’ora e legato alla contrattazione collettiva”, l’abolizione “di stage e tirocini gratuiti (come faranno molte istituzioni pubbliche e politiche adesso?), l’eliminazione dei “contratti pirata e la riduzione delle tipologie contrattuali “favorendo l’impiego stabile”. Insomma, da queste parti si continua a non comprendere la complessità del mondo dell’impresa e delle logiche legate allo sviluppo e al benessere. Aspetto ricordato con la proposta ‘statalista’ di un “piano straordinario di assunzioni nel settore pubblico”. Che sia collegata alla successiva proposta per una “riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario”?

Dubbi, ancora sugli incentivi all’imprenditoria giovanile attraverso la “formazione di consorzi cooperativi sul territorio italiano” e “la formazione di nuove imprese e start-up”. Interventi che non citano in alcun modo l’accessibilità al mondo dell’impresa per i giovani senza risorse proprie, ovvero privi di garanti e capitali. Perché una tale dimenticanza da parte della “sinistra dei diritti?”. Non è dato saperlo sempre per via dei famosi “giorni convulsi”…

Meno idee e più slogan, invece, si leggono dalle parti del centrodestra. Notoriamente apatico, per quanto riscontrato negli ultimi 30 anni, verso la questione giovanile italiana. Non dovrebbe sorprendere, infatti, l’ultimo posto per i giovani (precisamente il 15esimo) nel programma del centrodestra. Ritorna, in particolare, la proposta per il “rafforzamento del sistema del prestito d’onore per studenti universitari” (mai entrato in voga nel sistema italiano) e il “potenziamento dell’impiantistica sportiva, anche scolastica e universitaria” in aggiunta all’introduzione di “borse di studio universitarie per meriti sportivi”. Un altro obiettivo è la promozione e rilancio dell’artigianato e dell’impresa come prospettiva lavorativa per le nuove generazioni e supporto all’imprenditoria giovanile. Anche qui senza la previsione di alcun intervento a sostegno dei giovani talentuosi senza risorse proprie. Alla politica italiana devono proprio stare sulle scatole i poveri aspiranti giovani imprenditori/trici.

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I centristi di Azione e Italia Viva, invece, propongono di portare a zero la tassazione per i giovani fino a 25 anni e di optare un taglio del 50% per la fascia d’età 26-30. I centristi puntano poi a incentivare l’imprenditorialità giovanile attraverso “forme di accompagnamento all’imprenditorialità, mediante servizi di incubazione, consulenza, mentoring e coaching per i giovani”.

Per finanziare questo progetto il duo Calenda-Renzi propone di usare parte dei 200 milioni di euro di fondi del PNRR dedicati al rilancio dei Centri per l’Impiego (CPI) non ancora allocati, cosi da introdurre nei CPI un servizio di “assistenza all’autoimpiego e all’imprenditoria giovanile” per giovani under 35 che desiderano avviare un’impresa.

Uno schema, però, rivelatosi fallimentare e dipendente da risorse pubbliche. Milioni di euro capaci di generare costi senza alcun ritorno per la collettività con risultati e impatti decisamente miseri, difesi, però, dalla solita (quanto ingiustificabile) autoreferenzialità di assessori e dirigenti pubblici, senza contare la pochezza di contenuti degli operatori dell’informazione: decisamente acritici sul tema dell’imprenditoria giovanile.

Ancora il terzo polo propone per i mutui prima casa per gli under 35 che lo Stato si faccia garante del 20% del valore di un immobile per il quale una banca abbia già accettato di erogare con un mutuo il restante 80 per cento.

Per il contrasto all’abbandono scolastico il nuovo duo centrista propone, inoltre, l’estensione dell’obbligo di istruzione fino a 18 anni e la riforma del sistema dei tirocini curricolari “per assicurare che siano esperienze realmente formative e non soltanto atti dovuti all’interno del percorso di istruzione”, si legge nel programma.

Più schematico il programma per i giovani del Movimento 5 Stelle. Sì, quelli del reddito di cittadinanza…

Per i grillini sono 5 le misure per i ragazzi/e italiani/e: la pensione Garanzia Giovani; il riscatto gratuito della laurea; gli incentivi all’imprenditoria giovanile e sburocratizzazione delle start-up; la stabilizzazione degli sgravi per l’acquisto della prima casa da parte degli under 36 e la proroga dello sgravio per l’assunzione di giovani Under 36 in tutta Italia. Su questo punto la Commissione europea dovrebbe dare il proprio parere sulla proroga al 31 dicembre 2029… perché non citarlo nel programma elettorale?

Una disamina deprimente, quindi, dove il principale assente, tolta la scarsa conoscenza del settore della gioventù da parte dei leader politici (e rispettivi epigoni) citata precedentemente, risulta essere l’integrazione delle politiche nazionali con gli interventi europei per i giovani (solo l’Erasmus+ per il settennato 21-27 è pari a 28,4 miliardi di euro) e, infine, l’introduzione del principio della programmazione partecipata degli interventi destinati ai giovani.

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