Educazione finanziaria: Italia fanalino di coda tra i Paesi del G20.

Si conferma come il Paese del G20 con il più basso tasso di alfabetizzazione finanziaria. Altri non è che l’Italia, nazione con una popolazione sempre più “parca” di nozioni economiche e finanziarie. A dirlo l’ultima indagine dell’OCSE “International Survey of Adult Financial Literacy” per la quale l’innalzamento del livello di consapevolezza sui temi economico-finanziari è sempre più improcrastinabile soprattutto tra le nuove generazioni.

Per il Rapporto Edufin 2022, ancora, solo il 44,3% delle persone ha dimostrato di possedere un sufficiente grado di conoscenza finanziaria. Tra i più penalizzati, manco a dirlo, i giovani. Sintomo inequivocabile di un sistema di istruzione e formazione italiano pessimo, per usare un eufemismo.

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Come si potrà recuperare il gap di accesso a sistemi e opportunità economiche per le nuove generazioni, colmando divari e differenziali di genere, in presenza di un sistema formativo incapace di trasferire le competenze finanziarie di base?

Non è dato saperlo ma, come confermato anche dagli interventi per i giovani contenuti nel Pnrr, poco si farà per colmare questo “abisso” tutto italiano. Peccato se poi non si potranno aiutare i giovani italiani a proiettarsi verso una dimensione imprenditoriale con cognizione di causa. Probabilmente, in questo Paese sempre più mediocre, unire il riformismo innato dei giovani alla potenza trasformativa dell’imprenditorialità, rappresenta una minaccia per uno status quo capace di sostenersi grazie all’astensionismo e all’analfabetismo funzionale degli/delle elettori/trici italiani/e.

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