Education First e abusi, Adinolfi: “Tutelare giovani e famiglie”.
E’ necessario monitorare gli stabilimenti della società internazionale EF Education First in Europa? Sembrerebbe di si secondo l’esponente del Partito popolare Europeo, Isabella Adinolfi, firmataria di una interrogazione parlamentare finalizzata a fare luce sugli affari della società svizzera specializzata nell’insegnamento delle lingue, e degli scambi culturali.
“I giornalisti d’inchiesta – scrive Adinolfi – hanno rivelato che l’azienda non sempre adempie ai propri obblighi contrattuali, mettendo in grave rischio gli studenti minorenni affidati dalle famiglie alle sue cure. Sembra che, in alcuni casi, ai giovani siano state negate anche le cure mediche e siano stati sottoposti ad abusi psicologici. Molti sono rimasti traumatizzati dalla loro esperienza o non sono tornati dalle loro famiglie, come nel caso dello studente italiano di 17 anni Claudio Mandia, che si è tolto la vita nel campus di New York, forse a causa di abusi psicologici”.
Da qui la richiesta alla Commissione europea di avviare un puntuale monitoraggio sui punti di EF Education First presenti nei Paesi UE. Azione, però, esclusa recentemente dalla stessa Commissaria per la Gioventù, Mariya Gabriel: “La Commissione non controlla le condizioni della mobilità per l’apprendimento al di fuori dei programmi dell’UE. Education First – prosegue – non fa parte del programma Erasmus+ ed è un fornitore privato di progetti di mobilità. In quanto tale, questa organizzazione non è vincolata da alcuna norma esistente in materia di qualità e sicurezza della mobilità per l’apprendimento nell’ambito del programma Erasmus+. Qualsiasi problema che abbia un impatto sulla sicurezza delle persone che svolgono attività di mobilità per l’apprendimento al di fuori dei programmi dell’UE deve essere affrontato dalle autorità competenti e dalle leggi pertinenti negli Stati membri interessati”.
Insomma, come capita spesso dalle parti della Commissione UE, gap di competenza docet!
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