Economia regionale: Nuove imprenditorialità per far ripartire la Sardegna
È ancora lento il processo di crescita della Sardegna. Nel 2018 si è registrato un incremento dello 0,2% per ciò che riguarda il Pil regionale, in controtendenza con lo 0,8% dell’anno precedente. Un trend altalenante, quello degli ultimi anni, che testimonia come la ripresa della Sardegna sia stata la più lenta rispetto a quella nazionale dal 2014 (0,9% sul valore aggiunto a fronte del 4,6%), e che colloca l’isola tra le regioni più povere d’Europa. È questa in sintesi la fotografia dello stato di salute della nostra economia che emerge dal 26° Rapporto CRENoS sull’Economia della Sardegna, che, sempre stando all’ultimo studio del giugno 2019, registra comunque una timida ripresa e una tendenza di crescita continua, seppur leggera, legata ai consumi delle famiglie e all’interscambio con l’estero. Se queste sono le premesse le prospettive per il 2020 non sembrano essere così rosee per un sistema produttivo, costituito prevalentemente da microimprese, che fatica a innescare un sentiero virtuoso di investimenti e accumulazione di capitali. Anche se alcuni comparti sembrerebbero immuni rispetto a questo trend.
NUOVI BUSINESS 2.0 Ne è convinto Marco Cogoni, consulente aziendale e formatore da oltre trent’anni, e attento osservatore della situazione economica isolana. <<Nel settore agro-alimentare, le filiere del vino e dei formaggi ovini stanno ottenendo eccellenti risultati in termini di qualità e di valore. Nel settore turistico si stanno ottenendo dei buoni risultati in termini di allargamento della stagione, ma vi è ancora tanta strada da fare, posto che soltanto meno di un terzo degli arrivi sceglie la vacanza in hotel. I più importanti imprenditori sardi hanno diversificato la loro produzione, investendo anche nei servizi>>. Proprio il terziario potrebbe essere il trampolino di lancio per consentire all’economia regionale di decollare definitivamente. <<La nostra economia – continua Cogoni – ha originato, attraverso l’opera di alcuni geniali imprenditori, due fra i maggiori internet providers italiani come Telecom Italia Net (TIN), che ha assunto l’eredità di Video On Line, e Tiscali. Queste esperienze hanno reso possibile, nell’economia regionale e nel settore dell’alta tecnologia informatica e telematica, ciò che si è sempre auspicato, ma che non si è mai verificato in comparti diversi da quello agroalimentare, ovvero la verticalizzazione dei processi produttivi, con la presenza di leaders nella fornitura di servizi finali e la presenza di diversi competitors nelle fasi intermedie dei processi>>. Questi sono solo alcuni esempi che hanno dato certamente impulso alla nascita di nuove idee imprenditoriali: la ricerca di soluzioni professionali come auto-impiego e le start-up possono essere a buon diritto considerate una nuova frontiera del business 2.0, come sostiene lo stesso Cogoni, che confida in questo nuovo settore imprenditoriale, forte della sua esperienza diretta come co-fondatore della “Business Plans Academy”, un progetto di consulenza aziendale che, attraverso servizi di coaching imprenditoriale e business planning, si pone come nuovo canale di comunicazione con le aziende e con i giovani che vogliono fare impresa.
STRUMENTI DI AGEVOLAZIONE <<In Sardegna si è generato un humus che le consente di essere fra le regioni protagoniste nel mondo delle start-up innovative in ambito digitale. Alcune di queste sono delle vere e proprie eccellenze dell’alta tecnologia>>. C’è da dire che anche le istituzioni hanno intuito le potenzialità di queste nuove forme di impresa, incoraggiandole con una serie di interventi, inizialmente attraverso l’esperienza del “Prestito d’onore” e poi con il più attuale piano formativo “Blue & Green Economy”, istituito dalla Regione Sardegna. <<Il “Prestito d’onore” è stato un trampolino di lancio per tantissime microimprese, così come i finanziamenti diretti da parte dei comuni alle nuove iniziative locali. Tali forme di agevolazione e stimolo, dotate di procedure semplici e di buon senso che non prefiguravano condanne a morte per chi non fosse riuscito nel trasformare in successo gli investimenti, sono state sostituite dal microcredito. Ma questa procedura, gestita dalla società finanziaria regionale, da considerarsi tutt’altro che friendly, ha sostituito la formazione, il piano degli investimenti e le valutazioni degli esperti con documenti di garanzia burocratica e tempi d’attesa inaccettabili. Nella versione proposta da alcune banche con garanzia dello Stato e senza contributi, a fronte di tempi rapidi, vengono proposte forme di tutoraggio che appaiono piuttosto interessate per l’approccio bancario che le caratterizza. Quanto alla “Blue & Green Economy” – sostiene Cogoni – ha avuto il merito di promuovere, con alcune linee d’azione, i processi di sviluppo imprenditoriale anche attraverso la via del business planning. Per esperienza diretta posso dire che tanti sono quelli che decidono di beneficiare del microcredito. Ma allo stesso tempo molti altri hanno rinunciato a cambiare status sociale per la percezione di eccessiva natura debitoria dello strumento agevolativo. In uno Stato che elargisce fondi a fondo perduto per far fronte al disagio sociale, tali percezioni di eccessiva debitorietà dovrebbero forse essere considerate tutt’altro che discutibili anche in relazione alle alternative occupazionali. Non dimentichiamo che a differenza di molti strumenti assistenziali i contributi all’imprenditorialità generano posti di lavoro superiori al numero dei richiedenti iniziali, anche quando il 50% di essi non raggiunge l’equilibrio di sopravvivenza aziendale. Intendo dire che dopo tre o quattro anni cento contributi di 30mila euro concessi a cento aspiranti imprenditori con i loro cento business plan, lasciano una eredità di circa cinquanta imprese operative e circa centoventi posti di lavoro. Con un investimento per addetto di 25-30mila euro>>. Cogoni poi chiude con una chiosa, che potrebbe rivelarsi profetica. <<La crescita demografica e le nuove tecnologie di comunicazione sono i terreni in cui si esprimeranno probabilmente le future grandi innovazioni ed in questi ambiti potremmo assistere ad una forte natalità imprenditoriale nei prossimi anni>>.
Alessandro Zucca
foto businessplansacademy.com