Economia, domanda mondiale in peggioramento.

L’attuale paradigma economico mondiale è contraddistinto da una evidente decelerazione dell’attività economica e una elevata e diffusa inflazione. Nonostante tali dinamiche, in Italia, nel secondo trimestre, il Pil italiano ha segnato una crescita pari al 3,4% e nel mercato del lavoro si è registrato un diffuso miglioramento con un effetto di trascinamento sull’intero secondo trimestre.

A luglio, però, sono emersi i primi segnali di raffreddamento delle pressioni sui prezzi ma l’inflazione acquisita per l’anno in corso continua ad aumentare e, nei prossimi mesi, si attendono possibili flessioni dell’attività manifatturiera accompagnati da una moderata vivacità nei servizi.

L’aumento del disavanzo della bilancia commerciale, la diffusione dell’inflazione e il marcato peggioramento della fiducia dei consumatori rappresentano, ancora, i principali rischi al ribasso per l’evoluzione congiunturale.

A pesare, tra tutti, il costo dell’energia. Nonostante una moderata flessione (112 dollari al barile da 123 di giugno), il prezzo del petrolio a luglio è rimasto su livelli elevati rispetto ai valori di inizio anno. Nello stesso mese le quotazioni del gas naturale hanno segnato una forte crescita in Europa (171 euro/mwh da 106 di giugno) a causa dei tagli alle forniture provenienti dalla Russia.

Il commercio mondiale di beni in volume è accelerato a maggio (+2,5% rispetto al mese precedente) con incrementi degli scambi sia nei Paesi emergenti sia in quelli avanzati e con l’unica eccezione degli Stati Uniti, dove le esportazioni e le importazioni sono diminuite (-1,4% e -0,6% rispettivamente). In Cina i flussi di merci verso e dagli altri mercati hanno registrato un deciso aumento (+13% e +7%).

Le prospettive per la domanda mondiale per i prossimi mesi sono in peggioramento, come indicato dal PMI globale sui nuovi ordinativi all’export di luglio che si è collocato, per il quinto mese consecutivo, sotto la soglia di espansione.

Nel secondo trimestre, il Pil cinese è diminuito del 2,6% in termini congiunturali (+1,4% tra gennaio e marzo) condizionato dalla contrazione del settore dei servizi, che continua a risentire delle misure di contenimento sociale, e dalla frenata del settore industriale.

Nello stesso periodo, anche negli Stati Uniti il Prodotto interno lordo ha segnato una contrazione in termini congiunturali (-0,2%, -0,4% nei tre mesi precedenti) con cali o rallentamenti diffusi a tutte le componenti ma con un contributo positivo della domanda estera netta.

A luglio, la fiducia dei consumatori americani rilevata dal Conference Board è peggiorata, condizionata dall’andamento dell’indice coincidente. Persiste la preoccupazione delle famiglie per gli effetti sull’economia dell’accelerazione dell’inflazione (+9,1% a giugno) e dell’intonazione restrittiva della politica monetaria. La Federal Reserve a luglio ha attuato un nuovo rialzo dei tassi di policy di 75 punti base che ha determinato un ulteriore apprezzamento del dollaro rispetto alle principali valute: in media il dollaro è stato scambiato a 0,98 euro (0,94 a giugno), rimanendo sui valori più elevati degli ultimi venti anni.

Nell’area dell’euro, in controtendenza con le maggiori economie internazionali, il Pil nel secondo trimestre è cresciuto dello 0,7% in termini congiunturali, in accelerazione dallo 0,5% dei tre mesi precedenti , spinto dall’andamento favorevole dei servizi e in particolare delle attività legate al turismo.

A livello nazionale, il Pil ha mostrato una maggiore vivacità in Spagna e in Italia (rispettivamente +1,1% e +1,0%) rispetto alla Francia (+0,5%) mentre la Germania ha segnato il passo. Al dinamismo dell’attività economica si è accompagnata l’ulteriore accelerazione dell’inflazione che a luglio ha toccato un nuovo massimo dal 1998 (+8,9% tendenziale). L’indice core, al netto di energia e alimentari freschi, è salito al 5% (4,6% a giugno).

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Per contenere le pressioni sui prezzi, come atteso, a fine luglio la Banca centrale europea, per la prima volta dopo undici anni, ha alzato i tassi d’interesse di mezzo punto. A giugno, la disoccupazione per la media dell’area si è stabilizzata al 6,6% e le vendite al dettaglio sono diminuite dell’1,2%.

Le prospettive europee appaiono in progressivo peggioramento. A luglio, l’indice composito di fiducia economica ESI rilevato dalla Commissione europea ha toccato il minimo da febbraio 2021 e si è collocato un punto sotto la media di lungo periodo. La flessione è stata diffusa a tutti i principali settori di attività economica e paesi dell’area, con l’eccezione della Francia dove l’indicatore è diminuito solo marginalmente.

Nel secondo trimestre, il Pil italiano ha segnato una decisa accelerazione rispetto ai tre mesi precedenti (+1,0%) a sintesi di un contributo positivo della domanda interna (al lordo delle scorte) e di un apporto negativo di quella estera netta. A livello settoriale, gli aumenti della produzione sono stati diffusi tra l’industria e i servizi mentre si è registrata una flessione del valore aggiunto nell’agricoltura, silvicoltura e pesca. La crescita acquisita per il 2022, che si otterrebbe in presenza di una variazione congiunturale nulla nei restanti trimestri dell’anno, è pari a 3,4%, un valore superiore alle recenti stime di crescita per l’Italia diffuse recentemente dal Fondo monetario internazionale (+3,0%).

Dal lato dell’offerta, i dati mensili sulla produzione dell’industria in senso stretto e delle costruzioni hanno mostrato rispettivamente segnali di flessione e di stabilizzazione. A giugno, l’indice della produzione industriale ha segnato una ulteriore riduzione congiunturale (-2,1%) dopo quella registrata il mese precedente (-1,1%, Figura 4). Tra aprile e giugno la produzione ha comunque mostrato un miglioramento (+1,2% rispetto al trimestre precedente) trainato dall’andamento dei beni di consumo (+2,9%) e in misura più contenuta dei beni intermedi e dell’energia (+1,3 e +1,1%). I beni strumentali hanno evidenziato, invece, una marginale riduzione sul trimestre (-0,1%) influenzata dall’ampio ridimensionamento del mese di giugno (-3,3% la variazione rispetto al mese precedente).

A maggio, l’indice di produzione delle costruzioni ha registrato una sostanziale stabilizzazione rispetto ad aprile (-0,1%) mentre tra marzo e maggio l’indice ha riportato in media un marcato aumento (+4,7%). L’andamento favorevole è evidenziato anche dai permessi di costruire che nei primi tre mesi dell’anno hanno evidenziato un incremento sia della superficie utile abitabile nei nuovi fabbricati residenziali (+3,7% la variazione congiunturale) sia di quella nella nuova edilizia non residenziale (+21,5%).

Le esportazioni di beni hanno continuato a crescere a maggio, confermando la tendenza del periodo precedente. Nei primi cinque mesi dell’anno le vendite italiane all’estero in valore sono infatti aumentate di oltre il 20% in termini tendenziali, supportate dal marcato incremento dei valori medi unitari (+19,3%) ma anche dalla crescita dei volumi esportati (+2,8%). Il miglioramento delle esportazioni è stato diffuso a tutti i principali mercati di sbocco europei ed extra europei, con l’eccezione di quelli russo e cinese.

A maggio, ancora, le importazioni hanno invece registrato un lieve calo congiunturale, riflettendo una moderazione dei prezzi delle materie prime energetiche e una diminuzione degli acquisti dai paesi extra Ue. Tuttavia, il valore dell’import, in forte aumento nel corso dell’anno, si è confermato significativamente superiore a quello osservato nel 2021, in particolare per i beni energetici e intermedi. Questi ultimi nei primi cinque mesi del 2022 sono cresciuti rispettivamente del 175% e 41,5% in termini tendenziali, trainati dal forte rialzo dei prezzi, contribuendo al deterioramento del saldo commerciale di beni. Il disavanzo energetico è infatti quasi triplicato tra gennaio e maggio rispetto al 2021, superando i 39 miliardi di euro (era -13,1 miliardi nel 2021) e quello dei beni intermedi è passato da -280 milioni a -10,3 miliardi di

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euro. Complessivamente il saldo commerciale nei primi 5 mesi dell’anno è risultato negativo per 10,7 miliardi di euro (da +23miliardi nello stesso periodo dell’anno precedente)

I dati relativi agli scambi extra Ue di giugno hanno evidenziato, dopo il calo di maggio, un nuovo incremento delle importazioni in valore, il più elevato da inizio anno (+8,8% rispetto al mese precedente). Le esportazioni hanno invece registrato un ridimensionamento congiunturale, influenzato prevalentemente dall’effetto confronto determinato da operazioni di elevato impatto della cantieristica navale registrate nel mese precedente.

Famiglie e mercato del lavoro. La crescita dell’attività economica tra aprile e giugno si è riflessa anche sul mercato del lavoro che a giugno ha registrato un diffuso miglioramento, con un effetto di trascinamento sull’intero secondo trimestre. L’aumento dell’occupazione rispetto al mese precedente (+0,4%, pari a +86mila unità), trainato dalla componente dei dipendenti permanenti (+0,8%, +116mila unità), ha portato il tasso di occupazione al valore massimo dal 1977 (60,1%) e si è accompagnato a una riduzione sia della disoccupazione (-0,2%, -4mila unità) sia degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (-0,7%, -91mila).

I dati del secondo trimestre hanno evidenziato una sostanziale stabilità congiunturale degli andamenti per genere e una più accentuata dinamicità per i dipendenti a termine (+1,5%) rispetto a quelli permanenti (+0,3%). Con riferimento alla fascia di età, il miglioramento dell’occupazione e la riduzione di disoccupazione e inattività sono stati più intensi nelle fasce più giovani, ovvero 15-24anni (rispettivamente +5,0%, -6,2% e -0,7%) e 25-34 anni (+1,0%, -7,1% e -0,4%), rispetto alla fascia sopra i 50 anni (+0,8%, -6.0% e 0,0%), mentre nella fascia 35-49 anni si è registrata una riduzione di occupazione (-0,8%) e un aumento della disoccupazione (+0,9%) accompagnato però da una riduzione dell’inattività (-0,7%). Le prospettive per l’occupazione nei prossimi mesi mostrano una sostanziale stabilizzazione con una più accentuata dinamicità in alcuni comparti dei servizi.

Nel secondo trimestre il tasso dei posti vacanti misurato sul totale delle imprese con dipendenti si è mantenuto sui livelli del trimestre precedente, a sintesi di una riduzione di 0,2 punti percentuali nell’industria e di un aumento di 0,1 p.p. nei servizi.

A luglio le attese sull’occupazione da parte delle imprese mantengono ancora un orientamento favorevole, segnando un significativo miglioramento sia nelle costruzioni sia nei servizi di mercato mentre tra le imprese manifatturiere si segnala una stabilizzazione nel confronto con la media del secondo trimestre.

Rispetto ai comportamenti di consumo, tra aprile e giugno, si è registrata una marginale riduzione congiunturale delle vendite al dettaglio in volume (-0,3%) a sintesi di una flessione delle spese in beni alimentari (-0,8%) e di un lieve aumento di quelle in beni non alimentari (+0,2%).

A luglio sono emersi i primi timidi segnali di raffreddamento delle pressioni inflazionistiche. In base alla stima preliminare, la variazione tendenziale dell’indice per l’intera collettività (NIC) è risultata pari al 7,9% (dall’8% del mese precedente). L’inflazione acquisita per il 2022 ha continuato a aumentare (6,7% a luglio da 6,4% di giugno), evidenziando la diffusione del fenomeno inflativo ai diversi comparti del consumo e in particolare a quello dei beni.

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A fronte di un rallentamento della crescita dei prezzi dei beni energetici regolamentati (+47,8% a luglio da +64,3%) dovuto all’effetto delle misure governative di contenimento sulle bollette di luce e gas, l’indice relativo ai beni alimentari lavorati ha accelerato (+9,6% a luglio da +8,1% del mese precedente) accompagnato dall’incremento dei listini dei beni durevoli e dei beni non durevoli e dei trasporti (+8,9% a luglio da +7,2% del mese precedente).

Il “carrello della spesa”, sintesi dei prezzi dei beni alimentari per la cura della casa e della persona, ha mostrato a luglio una decisa accelerazione (+9,1% da +8,2% a giugno). Anche l’indice al netto dei soli beni energetici ha mostrato un ulteriore rialzo (+4,7% a luglio da +4,2% del mese precedente).

Nello stesso mese, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo IPCA è tornato a favore dell’Italia rispetto all’area euro per 5 decimi di punto, condizionato soprattutto dalla diversa intensità degli aumenti dei prezzi degli alimentari e deli altri beni.

Le strozzature dell’offerta del gas proveniente dalla Russia e di alcuni comparti strategici che forniscono beni intermedi per l’industria italiana continuano a condizionare l’andamento dei prezzi all’import (+19,9% a maggio) che, al netto degli energetici, hanno mostrato una variazione tendenziale dell’11,3%. A giugno è proseguita la crescita dei listini del mercato interno (+41,9% la variazione tendenziale) ancora condizionati dai rialzi dei prezzi energetici (+107,5%). Nello stesso periodo, i prezzi alla produzione dei beni di consumo hanno riportano un nuovo rialzo tendenziale (+9,0%).

Incertezza e cautela continuano a caratterizzare anche a luglio le aspettative di consumatori e imprese circa l’evoluzione dell’inflazione. La media delle attese di coloro che si aspettano un incremento dei prezzi nei prossimi mesi è salita leggermente (28,6 a luglio da 27,5 di giugno). Tra gli imprenditori che producono beni destinati al consumo finale prevalgono coloro che prevedono ribassi dei propri listini di vendita.

Gli indicatori di fiducia di luglio hanno mostrato segnali discordanti sia tra gli operatori sia tra i settori economici. La fiducia delle imprese del comparto delle costruzioni ha continuato ad aumentare, sostenuta da un ulteriore miglioramento dei giudizi sugli ordini, in presenza di una quota crescente di coloro che dichiarano l’esistenza di ostacoli alla produzione.

Le imprese manifatturiere e quelle dei servizi di mercato hanno, invece, evidenziato entrambi un calo della fiducia ma con caratteristiche diverse. Nel primo caso, alla decisa caduta dei giudizi sugli ordini, tornati con valori negativi anche sul mercato interno, si associano, nel secondo trimestre, livelli ancora elevati del grado di utilizzo degli impianti e di coloro che indicano la scarsità di manodopera come un ostacolo alla produzione. Nel secondo caso, la diminuzione della fiducia delle imprese dei servizi di mercato riflette prevalentemente la correzione del dato molto positivo di giugno, maggiore tra le imprese di trasporto e magazzinaggio.

La fiducia delle famiglie ha mostrato un ulteriore peggioramento diffuso a tutte le componenti più accentuato nei giudizi sul clima economico e su quello futuro.

Dal lato dell’offerta, la decisa ripresa dei ritmi produttivi, diffusa tra le attività, potrebbe indebolirsi nei prossimi mesi. Dal lato della domanda, la caduta della produzione di beni strumentali di giugno potrebbe anticipare un rallentamento nei piani di investimento delle imprese mentre la flessione della fiducia delle famiglie spingerebbe a comportamenti di consumo più cauti.